martedì 9 agosto 2011

Rigoletto di Verdi - Sferisterio Opera Festival 2011


Foto: Alfredo Tabocchini - Sferisterio Opera Festival 2011, Macerata

Arena Sferisterio di Macerata

Rigoletto di Verdi

(23 luglio 2011, prima)

ARMONIA e COLORE nell’allestimento di Massimo Gasparon

Le roi s’amuse…et le public aussi…

nonostante l’interruzione per pioggia all’ingresso di Sparafucile.

(La recita è stata ripresa alle ore 23 con la frase di Rigoletto “Quel vecchio maledivami”.)


La semplicità può essere originale? Per me sì, perché l’idea conta più della quantità del materiale usato. Massimo Gasparon, responsabile di scene, costumi e regia per l’opera Rigoletto, ha ideato un modulo architettonico a forma di prisma a base triangolare, che, girando su se stesso, mostrava sulle sue facce laterali i tre ambienti: il Palazzo Ducale affrescato con dipinti del Tiepolo, la facciata della casa di Rigoletto con un grande portale in pietra bianca e l’interno ligneo della casa dove si trovava Gilda.


Ambientata durante il c
arnevale di Venezia, nell’opera domina il colore che tinge le forme morbide ed elaborate dei bellissimi costumi in un intreccio cromatico non discordante ma armoniosamente avvolgente. La visione d’insieme è completata dall’attenta direzione registica di Gasparon, che ha escogitato soluzioni suggestive nel disporre le masse corali, e dallo splendido disegno luci di Sergio Rossi.

La rivelazione della serata è stata il giovane direttore d’orchestra Andrea Battistoni, che a soli 24 anni ha già un nutrito curriculum e soprattutto una spiccata abilità di entrare nel cuore della partitura e di restituire, alla guida dell’Orchestra Regionale delle Marche, la leggerezza delle goliardate del Duca, l’intensità nell’enunciazione delle frasi melodiche, il tormentoso flusso sonoro della vendetta e il ricamo di note delle scene d’amore. Ma ci ha piacevolmente convinto anche il tenore Ismael Jordi, un bel giovanotto sensuale e appassionato nel ruolo del Duca di Mantova, ma anche un artista che sa cantare. Il tenore porge bene una voce chiara, inizialmente un po’ freddina (“Questa o quella”), ma poi elargita con generosità, grazie alla facilità d’emissione, alla padronanza del registro acuto e sovracuto, alla morbidezza della linea di canto, alla buona la gestione del fiato e delle mezze voci, all’estensione e al bel timbro alla Florez (aria del II atto “Ella mi fu rapita” e cabaletta “Possente amor mi chiama”).

Il baritono Giovanni Meoni (Rigoletto) ha subito esibito una vocalità solida, di bel colore e di bella pasta (“Sì, vendetta”), è stato in grado di tenere lunghi fiati ("Voi maledetti") e di piegare la voce alla morbidezza del canto ("Deh, non parlare al misero"), la linea di canto è risultata ampia e l’interpretazione intensa, tuttavia alla fine non è uscito il dramma, il baritono canta bene, ma il canto è un po’ monocorde, perché manca lo scavo psicologico. Alla pastosità del canto di Rigoletto (“Veglia, o donna, questo fiore”) risponde la freschezza di Gilda (“Quanto affetto, quali cure”), un dialogo di rara suggestione, cantato perfettamente da Meoni e dalla Rancatore.

Una scintillante e melodiosa Désirée Rancatore ha interpretato Gilda, applaudita per il brillio dei trilli e dei gorgheggi, per i suoni rotondi, la messa di voce e i fiati lunghissimi del “Caro nome”, per la capacità di filare mantenendo il suono sonoro, come nell’aria più drammatica del II atto “Tutte le feste al tempio”, per la duttilità e l’estensione acuta della voce. Il basso Alberto Rota, nel duplice ruolo di Monterone e di Sparafucile, ha esibito voce ampia e di bel colore, gravi consistenti e tenuti a lungo. Annunziata Vestri (Giovanna) ha usato bene una buona voce di mezzosoprano. Gli altri: Tiziana Carraro (Maddalena), Lucio Mauti (Marullo), Enrico Cossuta (Matteo Borsa), William Corró (Il Conte di Ceprano), Antonio Barbagallo (un usciere di corte), Silvia Giannetti (un paggio della Duchessa). Presente e attivo in tutti gli atti il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”, ottimo per la scioltezza scenica e la duttilità vocale, preparato e diretto da David Crescenzi.

Giosetta Guerra

Storia e curiosità

Rigoletto debuttò al Teatro La Fenice di Venezia l’11 marzo 1851 con Teresa Brambilla (Gilda), Felice Varesi (Rigoletto) e Raffaele Mirate (Duca di Mantova).
Il Duca di Mantova fu un ruolo caro anche al tenore marchigiano Mario Tiberini che lo interpretò tra il 1855 e il 1857 nelle Antille e negli Stati Uniti e lo cantò poi a Barcellona (1859) con Angiolina Ortolani che sposò nello stesso anno, a Napoli (1861-62), a Firenze (1862), a Madrid (1868-69) “Il tenore, accattivante nei pezzi di grazia e di sentimento, nei pezzi di forza ha trovato il modo di farsi applaudire senza far spreco inutile di voce”.
(Da: Giosetta Guerra - Mario Tiberini, tenore).

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