giovedì 26 settembre 2013

Teatro Tiberini San Lorenzo in Campo (PU) Concerto lirico

mercoledì 25 settembre 2013

Rimini concerto per violino e pianoforte



Rimini, Nuovo Palacongressi Auditorium Sala della Piazza

Concerto per violino e orchestra  

dedicato a Cajkovskij 

e a Rachmaninov

Protagonisti la  Cajkovskij Symphony Orchestra
diretta da Vladimir Fedoseyev 
e Julian Rachlin violinista solista  

(02 Settembre 2013)

 Di Giosetta Guerra


Il secondo concerto della rassegna malatestiana al Palacongressi di Rimini era dedicato ai compositori russi Cajkovskij e a Rachmaninov.
La serata si apre con l’Introduzione e Valzer da Evgenij Onegin di Pëtr Il’ič Čajkovskij, una musica trascinante che mette in luce la compattezza del tessuto sonoro dell’orchestra e la voce dei singoli strumenti in un’alternanza di tinte, colori, volumi, intensità del suono.
Segue il Concerto il re maggiore per violino e orchestra op. 35 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, in tre movimenti: Allegro moderato, Canzonetta – Andante, Finale – Allegro vivacissimo, aperto dal suono pieno dell’orchestra. Il violino di Julian Rachlin attacca in pianissimo un tema che ci ricorda la Carmen di Bizet, un violino che si destreggia tra suoni delicatissimi, trilli, diminuendo e mezze voci da brivido. I suoni acuti hanno vibrazioni particolari, i suoni gravi sono densi e corposi. La velocità delle dita sulle corde e l’elasticità dell’archetto fanno capire che stiamo ascoltando un virtuoso del violino.  
Julian Rachlin è infatti uno degli artisti più carismatici del momento, la sua interpretazione è intensa e comunicativa, suona lo Stradivari “ex Liebig” del 1704 ed è il solista più giovane che ha suonato con i Wiener Philarmoniker diretti da Muti.
Il tema viene ripreso dall’orchestra e il violino fa le variazioni con saltellati, suoni acutissimi, scale cromatiche discendenti, arcate graffianti, velocissime e poi carezzevoli in un funambolico gioco di piani e forti, di vibrazioni, di linee melodiche e di ornamentazioni virtuosistiche, quasi in competizione con l’orchestra, per poi placarsi nella dolcissima melodia del tema musicale.
Il virtuosismo sfrenato, fitto e insistente, del violinista, che, da grande concertista, suona tutto a memoria, si ripercuote nell’orchestra, diretta con gesto morbido e sicuro da Vladimir Fedoseyev
Le Danze sinfoniche op. 45 di Sergej Vasil'evič Rachmaninov sono una suite orchestrale in tre movimenti: Non allegro, Andante con moto Tempo di valse, Lento assai - Allegro vivace. Il lavoro, completato nel 1940, è l'ultima composizione di Rachmaninov, dà rilievo più alla sinfonia che alla danza, è di forma gradevole ed elegante, di tinta romantica e pone attenzione ai singoli timbri strumentali.
Un ritmo cadenzato e ripetitivo con arcate cupe e dense e strappi di tromba apre il primo movimento Non allegro. Il dinamismo ritmico della partitura si esprime nell’alternanza di sonorità violente e sonorità sommesse in orchestra, nel grande contrasto tra fortissimi e pianissimi; la morbidezza delle voci solistiche degli strumenti a fiato e i lunghi dialoghi tra oboe, clarino, fagotto, pianoforte e archi esternano una melodia ampia e sommessa, che poi esplode in sonorità crescenti e deflagranti scandite dalle percussioni. Tutti gli strumenti, anche i più inusuali come i martelletti, i tamburelli, il triangolo, i piatti e le campane, fanno sentire la loro voce nitida e scandita.
L’amalgama è compatto e si espande nei crescendo, è un fluire costante della massa sonora arricchita dalle fiorettature dei singoli strumenti, dagli strappi degli ottoni e dai colpi della grancassa, fino ai sinistri ed inquietanti squilli di tromba del Dies Irae nel violento, incalzante movimento finale.
Come bis da Sonate e Partite di Bach, Partita n. 2 per violino solo, una romanticissima pagina con la delicatezza dei pianissimo del violino sopra i suoni fluttuanti dell’arpa e poi una pagina dal ritmo vivace e vigoroso, festante come le tipiche danze popolari russe (Sarrabanda).





domenica 22 settembre 2013

Rimini Palacongressi



LXIII Sagra Musicale Malatestiana

Rimini Palacongressi

 
Rotterdam Philarmonic Orchestra in concert, 
diretta da Yannick Nézet-Séguin.

Cantante ospite Anna Caterina Antonacci

Cifra stilistica: la qualità

(27 agosto 2013)

Di Giosetta Guerra

Il bellissimo  Palacongressi di Rimini dalle linee moderne ed aerodinamiche ha ospitato la LXIII edizione della Sagra Musicale Malatestiana che propone concerti d’altissimo livello con orchestre e direttori prestigiosi.

Il Festival si è aperto il 27 agosto 2013 con un concerto veramente d’eccezione: la bravissima Rotterdam Philarmonic Orchestra, guidata dal suo direttore stabile Yannick Nézet-Séguin, ha eseguito due grandi pagine di Pëtr Il’ič Čajkovskij, l’Ouverture-fantasia in Si minore dal poema sinfonico Romeo e Giulietta nella sua versione del 1870 e la Sinfonia n. 6 in Si minore op. 74Patetica” ; la special singer Anna Caterina Antonacci ha cantato i Wesendonck Lieder di Wagner, in omaggio all’anno wagneriano.

Nell’Ouverture di Romeo e Giulietta, lenta e cupa all’inizio, si instaura un dialogo dilatato tra la voce chiara di violini e viole e quelle scure di violoncelli e contrabbassi col sostegno morbido delle percussioni e dei fiati; momenti esplosivi del tutto orchestrale con le arcate robuste degli archi e i ghigni dell’ottavino, con l’agitazione dei violini e la violenza delle percussioni si alternano a momenti di quiete con suoni in dissolvenza dei violini e a sprazzi di luce coi fiati, è un percorso violento che approda alla tregua, dove le voci degli ottoni e dei legni escono dal mare sonoro pieno e trascinante degli archi e si conclude in un clima di serenità con flusso sonoro sospeso e tenuto fino al finale esplosivo. Bravissimi.

L’Antonacci, soprano e mezzosoprano al tempo stesso per l’unicità del timbro vocale, si è cimentata in un repertorio inusuale con eleganza,  
temperamento drammatico,  
forza espressiva, solida tecnica ed eccellente arte interpretativa.

Bellissima, con un magnifico abito verde smeraldo, apre la serie con un lied nostalgico, cantato con emissione morbida, messa di voce,   progressione sostenuta verso l’acuto (Der     Engel=L’angelo); è più aggressiva nella protesta   di Stehe still=Fermati, con slanci acuti, suoni tesi   tipici della vocalità wagneriana, emissione sul fiato, ma poi il canto si ammorbidisce con mezze voci,    pienezza e rotondità del suono in tutti i registri per   esprimere l’estasi che si dilata nel breve delicatissimo finale strumentale riservato ai fiati. Nel lied Im Treibaus=Nella   serra, che accomuna la sorte delle piante a quella umana, l’introduzione delicata col fil di voce degli archi è seguita da arcate dense e sommesse, la   musica è penetrante e tiene scoperto il bellissimo colore vocale  dell’Antonacci che produce suoni densi e rotondi e un bellissimo filato luminoso e tenuto. Schmerzen=Dolori paragona il percorso giornaliero del  sole al ciclo della vita, la musica molto presente è quasi in competizione con le sonorità piene del canto enfatico ed incisivo.L’introduzione strumentale dilatata apre la via alla luminosità del canto in Träume=Sogni.Le pagine non sono orecchiabili, ma molto intense, la voce dell’Antonacci è splendida, la tecnica vocale d’alta classe, l’interpretazione mirabile.

La seconda parte del concerto si apre con la voce sommessa del fagotto seguita dalle arcate cupe e lente delle viole e dei contrabbassi, un gioco d’archi e di legni con “pertichini” di tromba porta alla vivacità del tutto orchestrale, poi la dolcezza del suono a mezza voce dei violini che attaccano in pianissimo il noto tema sognante della Patetica e lo dilatano in crescendo (magnifico vedere tutti gli archetti che si muovono all’unissono), tema ripreso dal clarino con suono morbido in dissolvenza verso il registro grave, infine l’esplosione e l’agitazione di tutti gli strumenti, la velocità rapidissima degli archi e il ronzio dei calabroni, lo strappo lacerante degli ottoni e delle percussioni sul lamento dei violini e la dolcezza dei flauti. All’Andante mosso – Allegro non troppo segue l’Allegro con grazia. E con vera grazia il ritmo danzante è tenuto dalla leggerezza dell’orchestra, che produce uno scintillio di colori nell’Allegro molto vivace e sonorità più morbide e intime nel Finale in pianissimo dell’Adagio lamentoso.

Molto partecipe il giovane direttore Yannick Nézet-Séguin, che con l’autorevolezza del gesto e l’energia dello sguardo, ha condotto l’orchestra senza partitura nel variegato e tormentato mondo di Čajkovskij. Ề un’orchestra che colpisce per la bellezza dell’impasto e dell’amalgama sonoro e la precisione dei singoli strumenti,  colpisce anche l’occhio la sincronia di movimento degli archetti. 

Un concerto di qualità. Pubblico soddisfatto.


giovedì 12 settembre 2013

ROF 2013 Concerto Rebeka




Rossini Opera Festival, XXXIV Edizione

Pesaro,Teatro Rossini

Concerto del soprano 

Marina Rebeka

e dell’Orchestra 

Sinfonica Rossini

Omaggio a Verdi   

D’amor sull’ali rosee

(19 agosto 2013)

Di Giosetta Guerra

Il soprano Marina Rebeka ha tenuto un concerto con orchestra al Teatro Rossini di Pesaro cantando alcune delle arie più famose delle eroine verdiane, senza differenziarne i caratteri. La cantante dovrebbe affinare la tecnica di canto e lavorare sul fiato e sulla parola per fare un uso ottimale della voce.
Nella romanza di Gilda “Gualtier Maldè … Caro nome che al mio cor” da Rigoletto stacca troppo le sillabe, non riesce ad addolcire, fa le mezze voci e i trilli, ma grida gli acuti, la voce c’è, è di bel colore, ma la linea di canto è disomogenea e fredda.
Nell’aria di Amalia  Tu del mio Carlo al seno” da I Masnadieri la voce, accompagnata dall’arpa morbida e vellutata, è estesa, fredda e tagliente, ma ben usata sia nel legato che nei virtuosismi e le scale discendenti della cabaletta.
Predilige i filati e la messa di voce per la bellissima aria di Medora (con arpa e flauto) “Egli non riede ancora … Non so le tetre immagini” da Il Corsaro, ma qualche acuto tagliente esce e anche qualche grave gonfiato, comunque il canto è più morbido e controllato e quindi più melodioso.
Suoni gridati caratterizzano l’aria di Violetta “È strano! è strano! … Sempre libera degg’io” da La Traviata, il soprano sfoggia una voce estesissima in acuto ma non trasmette nulla, arriva ovunque ma commette delle imprecisioni, è più pregnante quando porge in modo morbido cantando a mezza voce e facendo uso della messa di voce, (fuori campo la bella voce del tenore Giorgio Misseri per gli interventi di Alfredo).
Come bis canta correttamente la brillante aria di Elena “Mercè, dilette amiche” da I Vespri siciliani.
L’Orchestra Sinfonica “G. Rossini”, diretta da Daniele Agiman, si destreggia molto bene tra le Sinfonie dell’Oberto, conte di San Bonifacio con  incipit cupo e denso e direttore molto mosso, della Giovanna d’Arco con le voci soliste di oboe, clarino, flauto, ottavino e il tremulo degli archi che sfociano in un tutto orchestrale trionfale e i Preludi de I Masnadieri con un intenso violoncello e de Il Corsaro.

domenica 8 settembre 2013

ROF 2013 Recital del tenore Celso Albelo



Rossini Opera Festival, XXXIV Edizione

Pesaro -  Auditorium Pedrotti

Recital del tenore Celso Albelo

(20 agosto 2013)
Giosetta Guerra

La linea spinta e l’emissione di forza non giovano alla sua bella voce.

Il tenore di Tenerife inizia il recital con un omaggio alla sua terra spagnola con due serie di Lieder di Joaquín Turina (1882-1949) e di  Carlos Guastavino (1912-2000).
Poema en forma de canciones” di Turina si apre con una lunga pagina melanconica con doppio tema ripetitivo e ampia melodia eseguita da Giulio Zappa al pianoforte, intitolata Dedicatoria. La musica è varia e molto bella con la tipica atmosfera spagnola. Le canzoni per voce e pianoforte (Nunca olvida, Cantares, Los dos miedos, Las locas por amor) si sviluppano nel registro centrale e il tenore le affronta con vocalità robusta, di buona grana, ammorbidendo e squillando con generosità.
“El sampedrino”, una dolce canzone di Carlos Guastavino, permette ad Albelo di usare la pienezza e la morbidezza del suo registro medio e di esprimere sentimento; “Milonga de dos hermanos” evidenzia la sua ampiezza vocale; “Pueblito mi Pueblo”, un po’ triste, è cantata con voce ben modulata; Ya me voy a retirar”, improntata su un’atmosfera nostalgica, ha un’intensa interpretazione;  in “Pampamapa”,  più mossa nella musica e con una tessitura più alta, la voce tocca tutti i registri e si esprime con dolcezza.
Vista l’atmosfera sombre di questi lieder, sarebbe sufficiente una sola serie.
Finalmente arriva Rossini con la “Canzonetta spagnuola”, ma il clima non si vivacizza molto, perché il tenore predilige i suoni gravi, ha poca fluidità nel canto di coloratura e nelle progressioni acute.
Interpreta con generosità vocale la scena e aria di Leicester “Della cieca fortuna… Saziati, o sorte ingrata” da Elisabetta, regina d’Inghilterra di Rossini, la voce è tanta e la può lanciare o dosare a suo piacimento, purtroppo canta più di forza che di cesello e gli acuti robusti e ampi sono nasaleggianti e non in maschera.
Attacchi vigorosi, suoni nasali, modo di porgere poco sciolto nel Recitativo e aria di Gennaro Partir degg’io … T’amo qual s’ama un angelo” da Lucrezia Borgia di Gaetano Donizetti, ma, quando ammorbidisce, il suono è gradevole, una voce enorme che andrebbe gestita sul fiato e non col fiato. Introduzione sentimentale del pianoforte col tocco delicato del pianista.
Dopo un inizio morbido, canta il Recitativo e aria di Edgardo Tombe degli avi miei … Fra poco a me ricovero” da Lucia di Lammermoor con fiati lunghi, buona messa di voce, acuti spinti, emissione di forza che diminuisce il valore di questa grande voce.
Nei tre bis ritroviamo il Celso Albelo noto, perché è il repertorio da lui più frequentato.
Canta molto bene “Una furtiva lacrima” da LElisir d’amore di Donizetti,  con inizio delicato, espansioni acute naturali, uso della messa di voce, emissione guardinga sul fiato, linea di canto morbida.
Attacca a mezza voce il lamento di Federico “È la solita storia” da L’Arlesiana di Cilea, tiene una linea di canto intimistica e trova la giusta espansione in acuto, ma forza comunque sempre i suoni.
Baldanzoso e sicuro nell’emissione anche nel passaggio all’acuto, si cala nei panni del Duca di Mantova con “La donna è mobile” da Rigoletto di Verdi, l’irruenza c’è ma i suoni sono più liberi, lo squillo è robusto e luminoso.
Maestro accompagnatore al pianoforte il bravo Giulio Zappa.

lunedì 2 settembre 2013

ROF 2013 Recital di Spyres



R.O.F. 2013
Pesaro - AUDITORIUM PEDROTTI

Recital del baritenore americano Michael Spyres 

Pomeriggio di ferragosto al calore della musica 

(15 agosto 2013)

Di Giosetta Guerra



Un viso solare aperto al sorriso è una buona carta di presentazione, se si aggiunge una vocalità particolare, bella e interessante, e uno stile di canto accuratissimo si crea subito un’empatia tra pubblico e cantante.
Il baritenore statunitense Michael Spyres ha tenuto un bel recital all’Auditorium Pedrotti nel pomeriggio di ferragosto, accompagnato al pianoforte dal M° Gianni Fabbrini.


Eccolo nel dettaglio.

Alessandro Stradella "Se i miei sospiri", bellissima pagina accorata con delicata introduzione strumentale; il canto legato, ora sospeso ora a mezza voce, mette in luce l’estensione vocale dell’artista che passa dalla pienezza dei suoni gravi alla luminosità dei suoni acuti, peculiarità evidenziata anche nell’aria a tempo di danza di Alessandro Scarlatti “Già il sole dal Gange”, più mossa e solare.

Di stile rossiniano l’aria di Antigono "Tu m'involasti un regno" da Antigone di Antonio Maria Mazzoni e con introduzione più estesa e sbalzata, evidenzia l’abilità di Spyres di passare dai gravi al di sotto del registro tenorile alla tessitura acuta e ai sovracuta e viceversa (petto testa, testa petto, sbalzando di tre ottave).

Fiati lunghi per l’aria di Ferrando "Un'aura amorosa" da Così fan Tutte  di Wolfgang Amadeus Mozart, che si chiude col tocco argentino del pianoforte; la voce non è dolce ma è usata con dolcezza, il timbro è robusto seppur chiaro, il canto è aperto e proteso verso il pubblico.

Preciso dosaggio del suono, messa di voce, sovracuti appena sfiorati, virtuosismo nel canto e nella musica per l’aria di Dorvil "Vedrò qual sommo incanto" da La Scala di Seta di Gioachino Rossini, di cui Spyres ha cantato anche la cavatina di Otello "Ah! Sì per voi già sento" da Otello con voce robusta di baritenore che va dai gravi fondi e lunghi agli acuti chiari e luminosi; l’artista esegue bene il canto di sbalzo, pone attenzione nel canto di coloratura, perché pur essendo esuberante non è un cantante funambolico.

Il canto è più morbido e legato con brevi leggerissimi filati, nell’aria di Georges "Viens, gentille dame" da La dame blanche di François-Adrien Boïeldieu, il suono è gradevole e carezzevole sopra i ricami del pianoforte, l’accento è incisivo, il modo di porgere è perfetto anche nel canto più deciso e la pronuncia francese è ottima. (Ah, la musique française, quelle merveille!)

Canta molto bene la scena e aria del Duca di Mantova "Ella mi fu rapita" da Rigoletto di Giuseppe Verdi, predilige il canto spiegato, perché la voce è robusta, ma rispetta le dinamiche del forte e del piano e l’emissione è precisa, piccola défaillance nel sovracuto finale.

Come bis una canzone napoletana, la Serenata di Bracco su testo di Caruso, la canta con voce robusta e ampissima, con centri pieni e acuti luminosi ma a volte penalizzati dall’irruenza del canto.

Spyres non è un tenore di grazia, anche se la duttilità vocale glielo permette, ma un baritenore belcantista estesissimo e di peso, che esegue le agilità con oculata spavalderia e non con spericolatezza, ha una vocalità che dovrebbe esplorare anche altri stili oltre al canto di coloratura. It’s my opinion.

Nato a Mansfield negli Stati Uniti, la sua è una famiglia di musicisti: la moglie e il fratello sono cantanti lirici, la sorella è cantante/attrice di Broadway e il di lei marito compositore e violoncellista. Ha esordito nel 2006 e l’anno scorso ha debuttato a Pesaro il ruolo di Baldassarre in Ciro in Babilonia, ma io l’avevo notato in Candide all’Opera di Roma qualche mese prima. Curiosità: l’anno passato ha accompagnato Jessica Pratt al Teatro Tiberini di San Lorenzo in Campo alla serata del Premio Tiberini e ha cantato insieme al soprano nonostante fosse solo un ospite. simpatico, generoso e bravo.

Rigoletto: http://youtu.be/0ZAgjWql7Wg
La dame blanche: http://youtu.be/hRJlYFPei1I
Così fan tutte: http://youtu.be/XOtVmTuzzWQ