domenica 17 novembre 2013

Fano Teatro della Fortuna, A piedi nudi nel parco



Fano, Teatro della Fortuna
A piedi nudi nel parco
(10 novembre 2013)

Servizio di Giosetta Guerra

La commedia A piedi nudi nel parco di Neil Simon, commediografo americano del 1927, fu rappresentata a teatro per la prima volta nel 1963, poi nel 1967 venne realizzata la versione cinematografica con Robert Redford e Jane Fonda come protagonisti.
Esternando una vena un po’ maschilista Simon mette in evidenza la superficialità della donna che, chiusa in un mondo di bambole, non riesce a calarsi nel tran tran quotidiano e nell’incapacità di adeguarsi alla realtà rompe proprio ciò che era l’oggetto dei suoi sogni, il rapporto coniugale. Dopo sei fantastici giorni di luna di miele in una camera dell'hotel Plaza, Paul e Corie si trasferiscono in un piccolo disordinato e fatiscente appartamento al quinto piano di un vecchio palazzo senza ascensore, dove manca quasi tutto e quel che c’è non funziona (telefono, termosifone), persino il lucernario è rotto e lascia entrare la neve. Corie cerca di riordinare e far aggiustare le cose per rendere l’ambiente vivibile, s’illude di prolungare l’atmosfera romantica dei giorni passati, ma Paul, un avvocato agli inizi di carriera, pensa più al lavoro dell’indomani. Da subito quindi cominciano i dissapori, causati dalla differente visione della vita e dalla mancanza di obiettivi comuni, ma soprattutto per l’incapacità di ognuno di entrare nel mondo dell’altro, dissapori che in breve tempo portano i due sposi alla separazione. 
Lei caccia lui di casa e lui finisce su una panchina di Washington Square Park a ubriacarsi e camminare a piedi nudi nel parco. Questa squallida visione sconvolge Cori che alla fine capisce di amare quest’uomo stabile e fidato. Interagiscono con loro due stravaganti personaggi, che invece sanno come prendere la vita: Ethel la madre di Corie prima castigatissima poi scatenata e Victor Velasco il misterioso inquilino del sottotetto; due personaggi di contorno sdrammatizzano la situazione con la loro ironia, il tecnico del telefono e l'uomo delle consegne.
La commedia messa in scena al Teatro della Fortuna di Fano da Synergie teatrali in collaborazione il 46° Festival di Borgio Verezzi, aveva una compagnia di bravissimi attori che, sotto la guida del regista Stefano Artissunch, hanno fatto un percorso interiore per giungere al personaggio attraverso l’emotività, fino a diventare i personaggi stessi, per cui nel loro agire e nel loro parlare si nota la spontaneità e non la costruzione teatrale; la delusione, la ribellione, l’ironia, il sarcasmo, il pentimento non hanno nulla di finto, ma sono esternazione di ciò che gli attori sentono in quel momento e questi esuberanti artisti riescono ad intrecciare dramma, farsa e commedia con forza vitale ed esilarante vis comica, senza risparmiarsi neanche fisicamente. 
 
Vanessa Gravina, nelle vesti ora casual ora sexy della giovane sposa ipercinetica e iperloquace, esprime benissimo l’affanno e l’insoddisfazione di Corie e tutte le manie del suo piccolo mondo. Stefano Artissunch, nel ruolo dello sposo Paul, passa con magistrale padronanza del palcoscenico dalla compostezza dell’avvocato serio e concreto alla sregolatezza dell’uomo deluso e ubriaco. Ludovica Modugno, una caratterista espressiva e vivace, carica d’enfasi e di ridicolo le effusioni della signora Ethel, Stefano De Bernardin è un Velasco tenebroso, imponente e sicuro di sé  
e Federico Fioresi è un versatile e simpatico  
tecnico del telefono e anche l’uomo delle consegne.
L’agitazione regna sovrana fra queste squallide mura e si esprime con la concitazione della parola e del gesto e con un’energia ipercinetica incontrollabile e continua, nonostante le sei rampe di scale che fanno arrivare tutti trafelati, col fiatone e col corpo contorto e gli occhi strabuzzati dalla fatica. Le situazioni sono esilaranti e gli atteggiamenti sono caricati per creare comicità.
Una resistenza al di là del normale per questi bravissimi attori, oltre ad una naturalezza di recitazione e d’interpretazione, a cui si arriva solo dopo lungo studio e lunghe prove.
Funzionali le trasparenze delle pareti e del lucernario che lasciano vedere ciò che accade fuori scena.
Scena di Francesco Cappelli, costumi di Marco Nateri, luci di Giorgio Morgese.
Uno spettacolo da vedere, ma anche da accorciare un po’ specialmente nella prima parte.

foto M. Coccia



lunedì 4 novembre 2013

Pesaro Teatro Rossini - Falstaff






Pesaro Teatro Rossini

Falstaff:  tutti soddisfatti

(24 ottobre 2013)
 
Di Giosetta Guerra

La commedia lirica in tre atti scritta da Arrigo Boito e musicata da Giuseppe Verdi è tratta dalla commedia shakespeariana The merry Wives of Windsor. In occasione del bicentenario della nascita di Verdi, tre Conservatori di Musica, il Maderna di Cesena, il Frescobaldi di Ferrara e il Rossini di Pesaro, hanno unito le loro forze per un progetto di tutto rispetto, l’allestimento di Falstaff, da rappresentare al Teatro Bonci di Cesena, al Teatro Rossini di Pesaro, al Teatro Comunale di Ferrara.
Il cast era formato in gran parte da giovani cantanti usciti dal concorso internazionale “Primo palcoscenico”, col supporto di un artista in carriera, il tenore Enrico Giovagnoli nel ruolo amoroso di Fenton, e di una star della lirica, il baritono Paolo Coni nel ruolo di Falstaff, che ha anche tenuto un master specifico per la preparazione dei cantanti scelti (Paolo Coni è docente di canto al Conservatorio di Ferrara).
Scelta migliore per il title rôle non poteva essere fatta. La più bella voce di baritono verdiano, ampia, estesissima e timbrata, si è librata su una linea di canto morbida sempre sul fiato in ogni registro, compreso il falsetto, su fiati lunghissimi, formidabili messe di voce, sonorità piene e ben proiettate, Paolo Coni con eccellente modo di porgere ha curato il fraseggio, come caratterista, ironico e non triviale (Quand’ero paggio), ha intriso la parola scenica d’eleganza e di humour inglese, perché questo Falstaff non è un vecchio babbione con smanie di sesso, ma un uomo che sa il fatto suo, che bada ai suoi interessi (legge e usa la macchina da scrivere tra una trincata e l’altra) e che ogni tanto ama sbizzarrirsi con qualche comare accondiscendente. Anche fisicamente questo Falstaff non è da buttare, ha la sua bella pancia, è vero, che muove a comando, ma è leggero nei movimenti, ha l’occhietto furbo e mobile sotto una capigliatura bianca da genio schizzato (tipo Einstein) e la piega ironica della bocca tra due baffoni bianchi e una bella barba bianca curata. Quasi seducente. Bravissimo cantante, dunque, e magnifico attore per un’autorevolezza innata e per padronanza del palcoscenico. Ero in prima fila.
Enrico Giovagnoli, Fenton con giubbotto di pelle e occhiali da motociclista, ha le physique de l’amoureux e una vocalità tenorile di bel timbro che s’illumina nel registro acuto.

Andrea Tabili (Fontana, alias Ford) ha una bella voce di baritono robusta ed estesa, canta bene ed ha una gestualità caricata ma con garbo.

 

Viktor Mickovski, bravo tenore acuto dal timbro deciso, presenta un isterico Cajus che saltella ad ogni acuto.

Pistola è Massimo Rotundo, un baritono con bella voce, Luca Narcisi è un bravo tenore nelle vesti di un paffuto e rubicondo Bardolfo.


 






 Tra i personaggi femminili, che
cantano quasi sempre insieme, emergono la freschezza di Nannetta (Yao Bo Hui, soprano melodioso, che usa con buona tecnica una voce di bel timbro dal suono sicuro e lunghi filati sostenuti) e la scaltrezza di Alice (Maria Giovanna Michelini, soprano con bella pasta vocale, dal suono pulito e sonoro, corretto modo di porgere e di cantare con brio).
Meg non ha una gran parte e il mezzosoprano Serena Dominici si barcamena, Quickly richiederebbe maggior peso vocale rispetto a quello del mezzosoprano Gloria Petrini, che comunque ha un bel timbro e un suono rotondo, talvolta chiuso fino a compromettere la dizione.
Questo progetto interregionale ha coinvolto la scuola di scenografia per il melodramma dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, sede di Cesena, e il corso tecnico dell’abbigliamento e della moda dell’IPSIA “U. Comandini” di Cesena, quindi un vero stage di formazione artistica. Ne è uscito uno spettacolo fresco, vivace, con quelle pruderies compresse, come succedeva negli anni cinquanta, periodo testimoniato dai costumi, dalle pettinature delle donne, dalla carta da parati sulle pareti degli interni, dalla presenza costante di un vecchio televisore acceso, che manda in onda film d’epoca in bianco e nero (davanti ad una scena d’amore di Clark Gable e Vivien Leigh Nannetta si scioglie in lacrime). Presenza di trovarobato in casa di Falstaff, poetica e suggestiva la scena del bosco con proiezioni. Splendida la regia di Gabriella Medetti e Simone Toni, c’è anche un getto d’acqua che schizza dietro quando il cesto dei panni sporchi cade nel fiume e alla fine tutti seduti sull’orlo del palcoscenico.
Mario Benzi ha diretto l’orchestra e il coro (68 strumentisti, 40 coristi) dei tre conservatori con grande competenza. Maestri del coro: Gianfranco Placci, Aldo Cicconofri, Paola Urbinati.
Uno spettacolo da far girare anche per le scuole.


(foto Perilli e Guadagnini)