giovedì 30 agosto 2012

             R.O.F 2012

 

 

 

 

 

 

 

 

 


M a t i l d e   di   S h a b r a n

(Pesaro – Adriatic Arena - 11 agosto 2012 – prima)

Servizio di Giosetta Guerra

S'impone la statura vocale e scenica 
di Juan Diego Florez.

Stesso protagonista maschile, stessa scenografia (costumi e regia compresi) del 2004, traslocati all’Adriatic Arena, per Matilde di Shabran, o sia Bellezza e cuor di ferro, opera semiseria di Rossini del 1821, che conobbe momenti di gloria fino al 1830 e momenti di oblio e di semi oblio fino al 1859, anno in cui ritornò in auge grazie alla coppia Mario Tiberini-Angiolina Ortolani che la interpretarono al Teatro del Liceo di Barcellona e dal 1863 al 1875 alla Scala di Milano e in molti teatri italiani ed europei per ben venti produzioni.

A Pesaro il lavoro incrociato del regista Mario Martone con  lo scenografo Sergio Tramonti, la costumista Ursula Patzak e il disegnatore luci Pasquale Mari ha prodotto un allestimento originale, che al primo impatto colpiva per lo sviluppo in verticale, la sinuosità delle linee e la mobilità di una doppia scala ferrigna a chiocciola, via d’accesso al castello, al centro di un ambiente oscuro, ma ad un’attenta analisi lasciava capire il perché di certe scelte. Così l’ambiente tetro rispecchiava il clima creato dalla prepotenza  del misogino Corradino, la scala era di ferro come il suo cuore, ma era mobile e mutevole come i suoi sentimenti contrastanti e sinuosa come le grazie di Matilde.
Il regista ha fatto muovere i personaggi, che entravano da ogni parte, ai piedi delle scalinate e sugli scalini, creando diversi piani d’azione e suggestivi tableau, il tutto filtrato col velo dell’ironia.
Nel ruolo del castellano tiranno si è imposto nuovamente il tenore belcantistica Juan Diego Florez per la padronanza della coloratura rossiniana, per la particolare flessibilità dell’organo vocale nelle agilità di forza, nel canto sillabato, negli slanci svettanti e limpidi, negli arabeschi e nelle volatine, per la verve della sua interpretazione, grazie anche al phisyque du role (strepitoso nell’esternare la sua alterigia), e per il piglio determinato nel gestire lo spazio scenico. Nel quartetto Alma rea, nei quintetti, nei sestetti e nei finali si staccavano le lance acutissime di Florez, che ha però dovuto aspettare quasi il Finale dell’opera per esibirsi in un’aria tutta sua. Un vero mattatore, così giovane e da tempo re del belcanto. 

Il soprano Olga Peretyatko nel ruolo dell’astuta Matilde di Shabran ha esordito con un mezzo vocale di poco spessore, ma è cresciuta in corso d’opera. La voce agile e limpida arrivava dappertutto, si addolciva e la gola si è rivelata idonea al canto d’agilità e di coloratura.
Anche lei ha avuto modo di sfoggiare la sua arte solo nel rondò finale gaiamente virtuosistico Son tua…, cantando come un usignolo e sollevando grandi applausi per la padronanza tecnica con cui ha affrontato quello sfarfallio di note e di cadenze.

Attore versatile e regista di se stesso, il basso buffo Paolo Bordogna ha ricoperto con intelligenza ed acume il ruolo del poetastro Isidoro, che si esprime in napoletano ed ha molti recitativi accompagnati dal fortepiano; la voce è agilissima come la musica, ben usata e corre come il personaggio che non sta fermo un momento.

L’ingresso del medico Aliprando era accompagnato da un ritmo cadenzato, come di marcia, la voce era quella ampia e autorevole di Nicola Alaimo, agilissima nei sillabati e nella fitta scrittura.

Nel ruolo en travesti del nobile Edoardo, figlio di Raimondo, il mezzosoprano Anna Goryachova ha dimostrato di padroneggiare il canto di coloratura; nelle due splendide pagine di notevole difficoltà esecutiva, la cavatina del I atto Piange il mio ciglio e la scena e cavatina Sazia tu fossi alfine…Ah! perché, perché la morte del II, con l’accompagnamento virtuoso del corno (favoloso) e l’incalzare dell’orchestra, la Goryachova ha esternato la bellezza, l’ampiezza e la duttilità del suo mezzo vocale, la rotondità, la luminosità e la morbidezza del suono, la buona gestione del fiato in ogni registro e una bella linea di canto.
Il basso Simon Orfila nel ruolo del torriere  Ginardo ha evidenziato voce ampia, con buone arcate e buone progressioni dal grave all’acuto, ma poco ferma nei tempi lenti.
Nelle vesti ridicolizzate della Contessa d’Arco Chiara Chialli ha esibito una voce di  mezzosoprano agile nei sillabati, ma poco fluida nell’emissione, i suoni sono risultati un po’ pompati e poco naturali.
Il tenore Giorgio Misseri ha prestato una voce poco aggraziata a Egoldo, capo dei contadini.
Il vecchio padre Raimondo Lopez è stato interpretato dal basso Marco Filippo Romano  e Rodrigo, capo degli armigeri dal tenore Ugo Rosati.
I coristi, che vestivano i panni degli armigeri, dei villani e delle villanelle e che comparivano in apertura e in chiusura degli atti partecipando ovviamente ai concertati, erano quelli del Coro del Teatro Comunale di Bologna, preparato da Lorenzo Fratini.

In sala si sentiva l’eco, come se le voci fossero amplificate.

Cesellatore della musica rossiniana, che è un continuo ricamo, e con occhio attento sia alla buca che al palcoscenico, il giovane ed esperto direttore Michele Mariotti ha guidato l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna con gesto sicuro fin dalla Sinfonia, tratta da Edoardo e Cristina, che è inizialmente delicata e resta aerea e leggera anche quando si scatena il ritmo rossiniano.

L’opera, ricca di brio e di vivacità, è terminata con tutti i personaggi distribuiti sulla pedana ruotante alla base delle due scale, a mo’ di figurine fisse di un carillon che gira a suon di musica.
Uno spettacolo veramente piacevole.


 






 Crediti fotografici: Amati-Bacciardi per il  R.O.F. di Pesaro





martedì 28 agosto 2012

Rossini Opera Festival 2012 -  XXXIII edizione

CIRO IN BABILONIA

(venerdì 10 agosto – prima)

Una geniale commistione di stili e personaggi tra passato e presente.

Servizio di Giosetta Guerra

 Per l'inaugurazione della XXXIII edizione del Rossini Opera Festival, è giunta per la prima  volta a Pesaro, nell'edizione critica di Daniele Carnini e Ilaria Narici, un’opera inusuale, Ciro in Babilonia, ossia La caduta di Baldassarre, dramma/oratorio con cori di Francesco Aventi, musica di Gioachino Rossini, la sua prima opera seria d’intento spirituale ed edificante rappresentata nella stagione di quaresima (quando i teatri erano chiusi e semmai si aprivano solo per composizioni sacre) del 1812 del Teatro Comunale di Ferrara, ma non la prima composta, prima del Ciro Rossini aveva composto Demetrio e Polibio che venne rappresentata nel maggio dello stesso anno.
I tipici autoimprestiti  rossiniani, tratti da L'Inganno felice,  Demetrio e Polibio e L'Equivoco stravagante, e altri motivi reimpiegati  ne Il Signor Bruschino, Elisabetta regina d’Inghilterra, Tancredi, Mosè in Egitto, fanno apparire l’opera meno sconosciuta.
 

 
 
Il regista Davide Livermore ha presentato l’opera come un film muto dei primi del 900, con la proiezione dei titoli, di luoghi storici, di didascalie riassuntive dentro riquadri, di personaggi in pose divistiche, tutto rigorosamente in bianco e nero come gli elaborati e ricchi costumi d’antica foggia a disegni geometrici (costumista Gianluca Falaschi) dei protagonisti (con strani copricapo, tipo waste-basket e torre di Pisa per Baldassarre, gabbietta per uccelli per Ciro ambasciatore sotto mentite spoglie, piume da diva del muto per Amira), presenti col corpo e con la voce in palcoscenico e spostati con pedane mobili.
Assistevano alla “proiezione – azione” di questo film muto, la cui pellicola era danneggiata dal tempo, spettatori in abiti più comuni (tipo cabaret, donne con cappellini, piume e paillettes, uomini con la barbetta, deambulazione barcollante e gesticolazione un po’ marionettistica), seduti in una sorta di platea a lato del palcoscenico, (i film muti venivano proiettati a teatro), che ogni tanto si mescolavano e interagivano con i protagonisti dell’opera. C’era anche l’operatore del cinema con una pellicola aggrovigliata in mano.
Il regista ha optato giustamente per la staticità nei concertati (il movimento deve essere solo nella musica) e in alcune scene d’insieme, usando il fermo immagine, dando immobilità ai personaggi di contorno per far risaltare la teatralità caricata e la gestualità a volte marionettistica dei protagonisti, ha costruito il teatro nel teatro e il cinema nel teatro. Tutto condotto con eleganza e buon gusto e col filtro dell’ironia. Interessante.




Una curiosità: l'assistente alla regia era il tenore Gianluca Floris

Una cosa da evitare, invece, è l’animazione dell’ouverture. Lo so che è usanza odierna, ma non ci piace, vogliamo ascoltare la Sinfonia senza distrazioni.
Particolarissima la costruzione della prigione avvenuta in diretta con la sovrapposizione veloce di una pietra sull’altra fino alla chiusura totale dell’angusto ambiente. 

Sia benedetto il computer!
Scene e progetto luci di Nicolas Bovey, videodesign di D-Wok.  

Tutto molto gradevole alla vista.
I vari inserti corali sono stati appannaggio del bravo Coro del Comunale di Bologna, preparato egregiamente da Lorenzo Fratini.
 
Il cast di ottimo livello ha riportato finalmente a Pesaro il grande contralto polacco Ewa Podles, interprete di quelle memorabili  Nozze di Teti e Peleo allestite a Villa Caprile nel 2001. Nel ruolo protagonista di Ciro, re di Persia in abito d'ambasciatore, eroe amoroso e grande ruolo per contralto,  la Podles (en travesti, con barbetta e capelli corti riccioluti alla Nerone) ha esternato la sua autorevole potenza vocale, un colore denso e brunito, un’estensione di rilievo, una tecnica ineccepibile per eseguire arie di bravura con agilità di forza come il rondò con le catene nella scena della prigione e per aderire alla prassi esecutiva rossiniana (che prevede canto sbalzato, scale cromatiche, affondi consistenti, acuti lanciati), pur tradendo un po’ di fatica nell’emissione e una certa disomogeneità nelle linea di canto.

 

Il soprano Carmen Romeu ha prestato una voce robusta, sonora e ben impostata ad Argene confidente d'Amira, che ha un’aria scritta su una sola nota, qui cantata con fioriture e variazioni.
Versatile e con buone qualità vocali e tecniche anche il tenore Robert Macpherson nel ruolo di Arbace, capitano degli eserciti di Baldassare.
Al bravo basso Raffaele Costantini è toccata la modesta parte del profeta Daniello.
Poi c’era un figurante bambino, impersonato da Matteo Bernabè, molto a suo agio nella sua parte.

Spettacolo di grande successo con ovazioni anche a scena aperta.


sabato 25 agosto 2012

PREMIO LIRICO INTERNZIONALE MARIO TIBERINI

XXI edizione

14 agosto 2012

Teatro Tiberini San Lorenzo in Campo (PU)
 
Servizio di 

Giuseppina Giacomazzi-Roma


Il premio lirico  internazionale Mario Tiberini si svolge dal 1989 a S. Lorenzo in Campo (PU), promosso e organizzato  dalla  professoressa  Giosetta Guerra, che riesce ad
invitare cantanti e musicisti di fama internazionale e un pubblico, non soltanto italiano, appassionato di lirica, ha come Presidente Onorario il grande basso americano Samuel Ramey, primo Tiberini d'oro nel 1989.
S. Lorenzo in Campo accoglie il visitatore e il partecipante alla serata, soprattutto la prima volta, come nel mio caso, nel dolce paesaggio delle colline marchigiane.
Paesino affascinante, sviluppatosi prima dell’anno mille intorno ad un monastero

benedettino, del quale rimane la bellissima abazia romanico-gotica, con cripta, tre navate, presbiterio sopraelevato e quattro colonne di granito romano, forse provenienti dalla vicina Suasa.  Nella parte alta del paese, chiamata il Castello, si erge  il cinquecentesco Palazzo Pretorio, diventato poi Palazzo dei Della Rovere, che racchiude due musei e il bellissimo teatro a tre ordini di palchetti con disegni neoclassici e liberty, piccolo gioiello dedicato al tenore Mario Tiberini,  che fece carriera soprattutto in America fra il 1854 e il 1858, preferito da Verdi, alla memoria del quale è stato istituito il premio.


Quest’anno, proprio nella notte di ferragosto, la manifestazione si è svolta in concomitanza con il ROF; questa circostanza ha coinvolto un pubblico più vasto e ha consentito di premiare alcuni cantanti impegnati nel festival rossiniano, come il basso Carlo Lepore e il soprano australiano Jessica Pratt.  Insieme a loro è stato premiato anche il controtenore Nicola Marchesini. La serata si è svolta in due parti, la prima si è conclusa con la premiazione, seguita da una pioggia di fiori.
Le arie, accompagnate al pianoforte dalla 

bravissima Mirca Rosciani sono state attinte dal repertorio belcantistico e settecentesco.  Arie di Mozart: Madamina il catalogo è questo (Don Giovanni), cantata da Carlo Lepore, Venga pur minacci e frema (Mitridate re del Ponto), cantata da Marchesini, Ma la sola, ahimé son io (Bellini, Beatrice di Tenda), D’una madre sventurata (Meyerbeer Il crociato in Egitto)  cantate da Jessica Pratt.  Nella seconda parte due arie di Haendel: Lascia ch’io pianga dal Rinaldo e Dove sei amato bene dalla Rodelinda affidate alla voce di Nicola Marchesini. Si sono susseguiti altri brani tratti da Verdi e Donizetti. Le voci dei  tre premiati hanno coinvolto e affascinato: Jessica Pratt, giovanissima, voce cristallina dalla grande estensione, promessa del futuro, Carlo Lepore, affermato basso dalle particolari doti canore e l’indiscutibile capacità interpretativa, Nicola Marchesini,  interprete barocco, voce affascinante  e inquietante per la sua particolarità e rarità.
Il programma di sala non è stato seguito completamente e la serata ha riservato così piacevoli sorprese. Qualche intervento critico, fra cui quello di Davide Oliviero, musicologo, e della scrittrice Giuseppina Giacomazzi, la presentazione accurata delle arie da parte di gentili collaboratrici, fra le quali la giovanissima figlia di Carlo Lepore, la partecipazione del baritenore Michael Spyres, rivelazione nel Ciro in Babilonia al Rof, che ha duettato il Sempre libera e il Brindisi della Traviata con Jessica Pratt, anche lei interprete del Ciro in Babilonia.


Giosetta Guerra ha condotto la serata in modo  brillante e con estrema competenza, coinvolgendo il pubblico in un’atmosfera familiare e accattivante.  La serata  si è rivelata gradevolissima e tutti i partecipanti hanno dimostrato un grande livello di professionalità. Un modo veramente originale e particolare di trascorrere il ferragosto.


Foto di Federica Fanizza-Riva del Garda

domenica 19 agosto 2012

PREMIO LIRICO 

TIBERINI D'ORO 

XXI edizione

Teatro Tiberini San Lorenzo in Campo (PU)

14 agosto 2012





venerdì 3 agosto 2012

La XXI edizione del Premio Lirico Internazionale Mario Tiberini si terrà al Teatro Tiberini di San Lorenzo in Campo la sera del 14 agosto 2012.
Saranno premiati col Tiberini d’oro il soprano australiano Jessica Pratt, il basso Carlo Lepore e il controtenore Nicola Marchesini, che offriranno al pubblico alcuni brani del loro repertorio, accompagnati al pianoforte da Mirca Rosciani (Tiberini d’argento 2011). Vista la particolare versatilità di queste voci il programma comprende arie d’agilità e di coloratura di noti compositori tra il settecento e il primo ottocento, Haendel, Mozart, Rossini, Meyerbeer, con una piccola incursione nel repertorio verdiano, un programma stimolante e di grande impatto anche su un pubblico che non frequenta assiduamente teatri d’opera.
Presidente onorario del Premio è sempre il grande basso americano Samuel Ramey, al quale piacerebbe tanto essere presente (l’ha detto lui), ma le distanze non sono poche. Chissà, forse in un prossimo futuro potrebbe accadere.
Il Comitato artistico del Premio, che ha proposto e/o avvallato le scelte, è così composto:
Samuel Ramey –            basso - Presidente Onorario del Premio (Primo Tiberini d’oro 1989)
Giosetta Guerra –          Ideatrice del Premio, Presidente dell’Associazione Musicale Mario 
                                        Tiberini, critico musicale (Tiberini d’oro 2006)
Dimitra Theodossiou  - soprano (Tiberini d’oro 2007, Tiberini Regina del melodramma 2011, 
                                        Oscar della lirica 2012)
Gabriele Lavia   -           regista (Tiberini d’oro 2008)
Michele Suozzo –          critico musicale, Autore e conduttore de “La Barcaccia” Radio 3 (Tiberini 
                                        d’oro 2009)
Athos Tromboni –         critico musicale, Direttore del giornale “Gli Amici della musica”
Alberto Bazzano –        critico musicale (Musicultura), Pubblico Ministero al Foro di Asti 
Oliviero Davide   -         critico musicale (GBopera)
Federica Fanizza -        Operatore culturale del Comune di Riva del Garda, socia dell’ 
                                       Associazione  Musicale Mario Tiberini

Numerose sono state le richieste di venire alla serata di gala del 14, molti fans dei cantanti o del premio o della musica provenienti da varie parti d’Italia hanno deciso di fermarsi a S. Lorenzo due giorni, per trascorrere un ferragosto diverso, tra musica, natura, arte, buona cucina e buon vino, lontano dalla confusione delle spiagge e della montagna, perché i nostri paesi dell’entroterra hanno tanto da offrire senza lo stress del caos, se poi ci sono manifestazioni doc e note come quella del 14 la scelta non è difficile.

Info: 3333416088
Prenotazioni: 0721776784, 0721774014