sabato 30 giugno 2012

Intervista a Gianfranco Montresor


 
È un gradevole interlocutore Gianfranco Montresor, il baritono veronese che, nonostante la giovane età, ha cantato in tanti teatri del mondo, dai più noti ai meno conosciuti.
Un’ora e mezza di piacevole conversazione, seduti al bar in Piazza della Fortuna a Fano, nel cui teatro Montresor ha cantato la Messa di Gloria di Puccini insieme ad Andrea Bocelli, con la direzione del M° Marcello Rota, mi ha svelato un personaggio molto socievole, acuto nelle osservazioni e consapevole della funzione formativa del canto e della musica.


Sono pochi gli interventi vocali in questo lavoro pucciniano, dice, ma pur sempre intensi e Puccini mi prende molto”.
E si sente. Puccini è nelle sue corde. In questa Messa quando Montresor inizia a cantare si apre una dimensione sonora profonda e luminosa, la vocalità di bel colore scuro è ricca, possente, duttile, l’impostazione e la proiezione del suono sono perfette in ogni registro, il Benedictus qui venit è eseguito con vigore e morbidezza vocale.
“Ricordo con piacere il tuo Marcello nella recente Bohème di Fidenza, un’interpretazione magistrale sia per l’accattivante modo di porgere sia per una fascinosa presenza scenica” (ride).
“Ho saputo di un tuo spettacolo su Falcone...”
 “Sì, lo spettacolo su Falcone è andato in scena a Torino il 16 maggio scorso, su musiche del giovane Alessandro Cadario e libretto dell'attrice palermitana Pietra Selva.
L'idea era quella di raccontare un immaginario dialogo fra Falcone e sua moglie Francesca Morvillo subito dopo lo scoppio della bomba, non essendo essi morti immediatamente, ma solo successivamente il ricovero in ospedale a Palermo.
In scena a Torino i due personaggi erano alternativamente interpretati da me e da un soprano per le parti cantate e nientemeno che dal procuratore Giancarlo Caselli in persona e da un'attrice nelle parti recitate.
Pur non essendo un puro spettacolo lirico, vi ho partecipato lo stesso con grande entusiasmo, perché sono convinto che gli artisti debbano mettere la loro arte a servizio anche dell'impegno civile.”
“Opere inusuali, quindi, ma anche teatri fuori dal giro solito, come quello di Skopje in Macedonia (chi l’avrebbe mai scoperto?) dove proprio quest’anno hai partecipato alla produzione di Aida nel ruolo di Amonasro”.
Mi hanno tinto la faccia di nero”.
“Un nero con gli occhi verdi…wow! Come funzionano le cose là?”
“I teatri dell'est europeo sono stati per tanto tempo preclusi a noi occidentali. Ora finalmente possiamo circolare liberamente e l'impressione che se ne ricava è che tutti coloro che vi lavorano siano animati da grande volontà ed entusiasmo. L'opera viene ancora vissuta in maniera molto tradizionale, forse i loro spettacoli in Italia sarebbero giudicati male perché datati nello stile, ma il livello di orchestra e coro è decisamente buono”.
“A Londra invece siamo su un’altra sfera”.
Sono meravigliato e soddisfatto dell’ambiente del Covent Garden, dove c’è una gentilezza  non solo formale”.
“Il tuo repertorio comprende anche opere in inglese, tedesco o russo?”
Sì, ho cantato anche opere in tedesco (Fidelio a Pisa nel 2000, diretto dal M°Piero Bellugi, credo di essere uno dei pochissimi baritoni italiani ad aver cantato Don Pizarro in tedesco. Molte volte ho cantato in francese e una volta anche in russo. Cantare nelle altre lingue è molto stimolante.”
“Ti senti più portato per i ruoli seri o per quelli buffi, per i ruoli drammatici o per quelli 
romantici?
Preferisco i ruoli drammatici, di gran lunga! Anche se il mio carattere non lo è. Forse proprio per questo cerco attraverso il canto di provare ad essere un altro...Infatti tra i ruoli che ho cantato un posto speciale lo riservo a Jago, così ricco di sfumature, una scoperta ogni volta che riprendi in mano lo spartito! Certo la mia personalità non è così. Se devo indicare un personaggio più simile a me, dico Sharpless o Marcello. Tra i compositori comunque adoro Verdi, come tutti i baritoni!”
“C’è qualche altro personaggio verdiano al quale sei particolarmente legato?”
Oh sì, Paolo Albiani nel Simon Boccanegra interpretato al Festival Verdi di Parma nel 2004 e poi a Macerata. Due grandi produzioni e due buonissime prestazioni da parte mia.
Senza dimenticare il mio primo Verdi che fu Rodrigo Marchese di Posa nel Don Carlo a Pisa nel 2001. Niente male iniziare dai uno dei più grandi ruoli del caro Beppino!

Il timbro scuro e morbido della sua voce è avvolgente anche nella versione parlata e il sorriso che illumina il suo bel volto ti fa dimenticare che sei di fronte ad una star della lirica, lo sguardo è penetrante e il riverbero del sole dà trasparenza ai suoi occhi verdi.

“Quanto è importante le physique du rôle?”
Le phisique du role? Beato chi ce l'ha!”
“Se ti lamenti tu….. Raccontami cosa ti è successo in quella Cavalleria  al Politeama Greco di Lecce.
“(sorride divertito) Beh, io ero Alfio, naturalmente, e, siccome Turiddu era di molto più basso del mio metro e novanta, ho dovuto mettermi seduto per farmi mordere l’orecchio.”
“Oltre ad essere un bravo cantante sei anche un magnifico attore e riesci ad esprimerti anche 
 col gesto e con la maschera, quanto il personaggio ti coinvolge emotivamente, quanto ci metti
 di tuo e quanto segui le indicazioni registiche?”
Di solito ho un buon rapporto con i registi. Mentre studio la parte a casa cerco sempre d'immaginarmi qualche soluzione registica. Qualche volta le mie idee combaciano con quelle dei registi, altre volte meno. L'importante è che i registi sappiano darmi stimoli per far crescere il personaggio.”
“Fai una lista decrescente dei sentimenti che riesci ad esprimere meglio: amore, passione,
 dolcezza, forza, baldanza, violenza, eroismo, disperazione, vendetta, rabbia.”
Mi piace esprimere la rabbia ma anche la dolcezza. Due sentimenti contrastanti. Qui viene fuori il mio carattere, amo le situazioni contrastanti! Quindi di seguito la disperazione e la passione. L'amore? A quanto pare i baritoni non sanno amare in maniera sana, almeno a giudicare dai personaggi delle opere (Rance, Scarpia, Conte di Luna ecc.).”
“È vero, poveri baritoni, nessuno li vuole, eppure ci sono certi baritoni molto più belli e stimolanti di certi tenori di cui si innamorano i soprani…E tu in amore sei un baritono o……sei animato da …sana follia….? E come ti salvi …(o non ti salvi?)…dalle tue fans?” 

"No, non sono un baritono, ho i miei affetti e preferisco le situazioni non conflittuali. Con le  mie fans sono gentile e non mi spingo oltre il dovuto, meglio la tranquillità, no?
Il tuo primo debutto, dove è stato e in quale ruolo?”
Ho debuttato in un piccolo ruolo nel 1993 al teatro Filarmonico di Verona, un'opera in prima esecuzione assoluta di Paolo Arcà, attuale direttore artistico di Firenze.”
“Come è nata la tua decisione di essere cantante lirico?”
Ho deciso di studiare canto perché la lirica è da sempre una passione della mia famiglia, soprattutto di mio padre. Andavamo in Arena regolarmente, godendoci il clima del pre-recita, sempre così elettrizzante.”
“Ti sei cimentato anche in altri generi musicali?”
Ho suonato per otto anni in gruppo rock, suonavo il basso elettrico. In precedenza da bambino ho studiato pianoforte.”
“La tua attività si svolge più in Italia o più all’estero?”
Negli ultimi anni i miei impegni sono sicuramente di più all'estero."
“In quale stato del mondo trovi una miglior organizzazione?”
Ho trovato grande organizzazione al Covent Garden, al New Israeli Opera di Tel Aviv e al New National di Tokio.”
“E il pubblico più caloroso?”
Pubblico caloroso? Gli orientali, insuperabili!
“Hai partecipato anche ad un’opera in tv, vero?”
Sì, ero Monterone in quel famoso Rigoletto tv nel settembre 2010 con Placido Domingo nei panni del gobbo, Zubin Metha direttore e Bellocchio regista.”
 “Quali sono i tuoi prossimi impegni, dopo Verona?”
 “Dopo l'Arena andrò a Monte Carlo e a Praga.”
“È dura la vita del cantante lirico? Sempre con la valigia pronta, lunghe assenze da casa e  dalla famiglia, momenti di solitudine…, ma forse anche piacevole…. Conoscere genti e paesi,  direttori, registi, cantanti”
  “La vita del cantante è molto irregolare, le abitudini quasi non esistono. Esiste molto la solitudine ma allo stesso tempo anche la gioia di poter conoscere molte persone nel mondo. Il fatto poi di dover viaggiare mi ha consentito di vedere posti come la Nuova Zelanda, l'Australia o il Brasile, che forse io non sarei mai andato a visitare.”
“Noi Italiani ti ringraziamo molto per farci onore nel mondo. Io personalmente sono affascinata dal suono della tua voce e dalla naturalezza con cui la porgi, quanto è frutto di natura e quanto di studio?”
Spesso mi sento dire che ho un bel colore, morbido ecc.. Mi sono sempre impegnato affinché fosse questo il risultato e credo di poter dire che queste qualità siano soprattutto frutto dello studio.”

E Gianfranco Montresor ci è riuscito alla grande; la sua arte si esprime egregiamente sia sul versante vocale che su quello scenico, il cantante ti dà il piacere dell’ascolto, l’attore il piacere della vista. 
Bravo Gianfranco, continua così!












domenica 10 giugno 2012

Fano (PU) Teatro della Fortuna

Concerto lirico sinfonico con musiche giovanili 

di Giacomo Puccini.

(mercoledì 6 giugno 2012)

Servizio di Giosetta Guerra
 Nella prima parte del concerto per coro e orchestra il M° Marcello Rota ha voluto presentare due bellissime composizioni giovanili di Puccini di rara esecuzione: Crisantemi elegia per orchestra d’archi, Andante mesto e Preludio sinfonico in la maggiore per orchestra, op. 1, Andante mosso.
Puccini compose Crisantemi per quartetto d’archi, tra gennaio e febbraio del 1890, in una sola notte di lavoro, alla notizia della morte di Amedeo di Savoia, duca d’Aosta e riutilizzò i due temi del quartetto nell’ultimo atto di Manon Lescaut. La sezione archi dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini diretta dal M° Rota esegue questo andante mesto con grande sensibilità. Denso e struggente il suono dei violini,  bellissimo nella tessitura acuta, intenso quello degli archi dalla voce più scura.
 Il Preludio sinfonico in la maggiore fu composto ed eseguito nel luglio 1882 per l'esame finale dell'anno accademico presso il Conservatorio di Milano. È un andante mosso con echi wagneriani, che alterna momenti impetuosi a momenti distesi, il tono cupo si addolcisce nel finale che si chiude con due pizzicati degli archi.




Nella seconda parte si è eseguita la Messa per orchestra e coro a quattro voci, con tenore e baritono solisti, composta nel 1880 (il Credo era già stato composto ed eseguito nel 1878 e inizialmente concepito come una composizione autonoma) come esercizio per il diploma all'Istituto Musicale di Lucca il 12 luglio 1880, oggi conosciuta con il nome di Messa di Gloria. Puccini ne riusò alcuni temi in altri lavori, come ad esempio l'Agnus Dei nella Manon Lescaut e il Kyrie nell’Edgar.
È  un episodio isolato per Puccini, che non comporrà più musica sacra.
Opera corale per coro e orchestra con pochissimi interventi delle voci soliste in assolo e in duetto, resta comunque un punto importante nella sua produzione, perché già emerge la personalità rigorosa del ventiduenne compositore  per la padronanza tecnica e l’equilibrio delle parti..


L’espressività musicale, il ritmo incisivo, il clima di mistero, l’austera gioia, presenti nella partitura, vengono comunicati attraverso le voci del bravo Coro del Teatro della Fortuna “M. Agostini” preparato e diretto dal M° Lorenzo Bizzarri, e attraverso la sensibile lettura del M°  Marcello Rota, alla guida dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini, formata da eccellenti musicisti attenti  esecutori ed interpreti della partitura.
Andrea Bocelli, in veste di tenore, esibisce una vocalità leggera e musicale, esegue con facilità il Gratias agimus tibi, pagina che privilegia il registro centrale con appoggi gravi e qualche slancio acuto, chiude il brano Et incarnatus est con una bella messa di voce e suoni sostenuti. Bocelli ha una tenuta del fiato strepitosa (fedele all’etimologia del nome "tenore" che deriva dal verbo latino "teneo", che significa "mantenere, far durare"), una buona impostazione e luminosità di timbro nella tessitura acuta, ma i suoni del registro centrale avrebbero un timbro e una proiezione migliori se fossero portati nella maschera.
Una curiosità: Bocelli ha cantato sotto voce tutte le parti del coro.
Quando inizia a cantare il baritono Gianfranco Montresor si apre un’altra dimensione sonora, la vocalità di bel colore scuro è ricca, possente, duttile, l’impostazione e la proiezione del suono sono  perfette in ogni registro, il Benedictus qui venit è eseguito con vigore e morbidezza vocale.
Bello l’Agnus dei eseguito insieme dai due cantanti, che lo hanno poi riproposto come bis, dopo il duetto “Au fond du temple sainte” da Les pecheurs de perles di Bizet, cantato come primo bis.
Grazie a Bocelli ho visto in teatro, esaurito in ogni parte, persone estranee al mondo dell’opera, e questa è un’operazione culturale di grande rispetto, poi chi s’è lamentato di aver speso 150 euro per averlo ascoltato solo pochi minuti si vede che conosceva lui ma non la Messa di Gloria.
Informatevi gente…

 
Notizia fresca fresca: Sembra che la Fondazione del teatro voglia organizzare dal prossimo anno un Fortuna Fano Festival, buona l’iniziativa, ma speriamo cambi nome, altrimenti un F.O.F. farebbe solo ridere e farebbe pensare ad una sigla dei fumetti. R.O.F, B.O.F., S.O.F. bastano e avanzano, ha fatto bene il nuovo direttore artistico Francesco Micheli a cambiare nome alla stagione lirica di Macerata, lasciamo a Pesaro il privilegio della sua sigla che ha inventato per primo e che fra l’altro suona anche bene.

giovedì 7 giugno 2012

Coro Jubilate
Corale Nuova Speranza
Teatro Tiberini San Lorenzo in Campo (PU)

Rassegna corale laurentina - VI edizione

(19 maggio 2012)

Di Giosetta Guerra



 
Coro Polifonico di Arcevia

In apertura di serata è stato richiesto un minuto di silenzio per l’attentato di Brindisi (oggi si dovrebbe chiedere un’ora di silenzio per il disastro del terremoto). Poi il Coro Jubilate di San Lorenzo in Campo, ottimamente preparato e diretto dal M° Olinto Petrucci, col supporto di Andrea Barbadoro alla chitarra, Ettore Molteni al pianoforte e della voce solista Boguslawa Pietruszewska, ha presentato le sue credenziali con brani del repertorio folkloristico di diversi paesi: “La montanara” di T. Ortelli e L. Pigarelli,  “Montagnes Valdotaines” di A. Roland nella elaborazione di E. Casagrande, “Tutte li funtanelle”  (forse in omaggio al nostro Sindaco d’origine abruzzese) nella trascrizione ed elaborazione di E. Vetuschi, “Evenu shalom alejem” e “Hava nagila”, due brani della tradizione ebraica. E che credenziali!!! Le voci risultano ben impostate, il suono è pulito, i fiati tenuti, l’emissione è sempre morbida fin dagli attacchi, l’amalgama sonoro è compatto e la linea di canto si libra su un piano di levità e di sfumature di grande piacevolezza uditiva.
La Corale A.N.S.P.I. “Nuova Speranza” di Monte San Vito (AN), diretta dal M° Carla Cordella,  con Matteo Patrignani al pianoforte, il soprano Nicoletta D’Oria e il tenore Luigi Mengoni come voci soliste, ha presentato brani di musica sacra e spirituals (questi ultimi poco adatti all’esiguo numero – sei uomini e nove donne - e alle peculiarità vocali dei coristi, comunque vocalmente ben impostati). La D’Oria  ha voce pulita di timbro interessante soprattutto in zona acuta, dove la melodiosità si sposa con la sonorità.
Il Coro Polifonico “Città di Arcevia” diretto dal M° Giorgia Pesaresi, al pianoforte Alessia Mortaloni, ha attinto al repertorio di musica leggera del secolo scorso, invero poco adatto ad una formazione corale, e al musical. Poco amalgamato e con una preparazione approssimativa, il coro ha scelto canzoni con testi adatti agli uomini (“Ma le gambe”, “Come facette mammeta”), pur avendo solo quattro uomini e con voci piuttosto modeste.
Ma il coro è fatto anche per ritrovarsi e familiarizzare in nome della musica, se poi la fase amatoriale si solleva verso la professionalità tanto meglio.
Il Coro Jubilate c’è riuscito.