martedì 23 agosto 2016

Spoleto, chiostro di San Nicolò


Un surreale Orfeo di Savinio apre la stagione del lirico-sperimentale di Spoleto.

  Recensione di Giuseppina Giacomazzi  


La stagione lirico-sperimentale di Spoleto 2016 si è aperta  nei giorni 12-13 agosto nel chiostro di San Nicolò con la messa in scena dell’atto unico  per quattro voci di Savinio Orfeo vedovo”, composta  ed eseguita a Roma nel 1950 (prima di 4 opere in musica: Agenzia Fix, Vita dell’uomo, Cristoforo Colombo), presentata nell’allestimento per canto e pianoforte di Daniele Lombardi, ricercatore, musicologo, pianista, il quale ha assecondato la chiave interpretativa surreale propria dell’autore. Le voci sono state quelle di giovani cantanti del lirico-sperimentale che hanno alternato efficacemente  canto e recitazione: Salvatore Grigoli (Orfeo), Federica Livi (Euridice), Amedeo Di Furia (Maurizio)  e Alessandro Abis (agente), accompagnati al pianoforte dal bravo  Luca Spinosa. Il figlio di Savinio, Ruggero,  ha introdotto la seconda serata, offrendo una chiave interpretativa del testo nel suo rapporto con l’opera del padre, genio poliedrico, pittore, scrittore, musicista, purtroppo ancora meno conosciuto del fratello Giorgio De Chirico.
La trama è quella della storia classica di Orfeo ed Euridice: Orfeo piange la donna amata morta, ma  il testo di Savinio è altro: Orfeo è sul punto di suicidarsi per questa perdita, ma viene interrotto dall’entrata di un agente dell’IRD (Istituto Ricostruzione  Defunti), il quale lo convince, attraverso le tecniche persuasive  del mercato, a comprare una macchina, la cinecronoplastica, che gli consentirà di rivedere Euridice. La donna riappare, anche se in una dimensione temporale diversa, ma non si cura di Orfeo. Si dimostra annoiata e felice di incontrare l’amante Maurizio Mezzetti, segretario del marito.  Euridice asserisce di amare tutti e due e Orfeo sembrerebbe   disposto  ad accettare il triangolo, dopo aver più volte gridato “In questi casi cosa si deve fare?”,  poi tenta di sparare agli amanti,  ma  si accorge che i due si trovano in un‘altra dimensione temporale e allora non gli resta che il suicidio.
Savinio, in una conversazione radiofonica, affermò l’importanza della figura di Orfeo nella sua opera: “Orfeo è l’uomo. L’uomo superiore. L’uomo completo….. Orphée c’est moi.” E Orfeo non può fingere, non può velarsi. Parola prolungata nella musica, il monologo di Orfeo è la voce dell’anima di Savinio e l’ironia importante arma di difesa. Orfeo è il poeta, ma è anche l’uomo, l’intellettuale e l’artista che sa mettere a nudo le contraddizioni del mondo borghese: il matrimonio, la fedeltà, la capacità di persuasione consumistica esercitata dall’agente dell’IRD. La sceneggiatura sottolinea l’atmosfera di morte, sullo sfondo scorrono in bianco e nero i quadri di Savinio ed Euridice è avvolta in un velo bianco  che  le copre anche il volto e che racchiude il mistero di una donna scissa fra due sentimenti, forse mistero a se stessa.
Le serate sono state introdotte da due concerti di musica del ‘900 in due sale  in contemporanea, con musiche di Pizzetti, Casella, Malipiero, Respighi e Savinio,  interpretate dai cantanti del lirico sperimentale (Maria Bagalà, Nadina Calistru, Chiara Mugini, soprani, Beatrice Mezzanotte mezzosoprano nella sala inferiore, accompagnate da Luca Spinosa al pianoforte e per la sonatina di Malipiero dal violoncello di Matteo Maria Zurletti, nella sala superiore Sara Intagliata, Sabrina CorteseGiulia Mazzola soprani, Annapaola Pinna mezzosoprano, Enrico Cicconofri al pianoforte).  Daniele Lombardi ha eseguito il brano “Risonanze” di Malipiero e gli “Chants de la mi-mort” di Savinio, rivelandosi pianista d’eccezione nell’affrontare le grandi difficoltà tecniche e interpretative dello spartito. Al maestro Lombardi si deve riconoscere il grande merito di avere offerto l’occasione per  avvicinare il pubblico alla musica del ‘900 e alla conoscenza di un autore significativo quale Savinio, con il recupero di un testo di grande interesse musicale e culturale.