martedì 23 settembre 2014

R.O.F. 2014 - Armida




Pesaro - Rossini Opera Festival 2014


Recensione di Giosetta Guerra


Ho assistito soltanto a due opere quest’anno al R.O.F.: Armida di cui ho apprezzato soprattutto l’allestimento e Aureliano in Palmira che mi è piaciuta maggiormente per la musica e le voci.


Armida

Grande opera seria di Rossini su libretto di Giovanni Schmidt, ispirata al personaggio e alle vicende della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso.


 L’Armida dei pupi

(Adriatic Arena, 10 agosto 2014 première e apertura del festival)


In Armida l’idea registica di Luca Ronconi, volta, secondo me, a far emergere il contrasto tra la contemplazione estatica del “magico” e la lotta tra i poteri del male e del bene, si è magnificamente attuata nelle accattivanti scene di Margherita Palli, nel contrasto cromatico e stilistico dei ricchi e fantasiosi costumi di Giovanna Buzzi e delle luci di A. J. Weissbard, nella particolarità dei movimenti coreografici curati da Michele Abbondanza, in contrasto con l’immobilità dei personaggi presentati come figurine di album di favole dentro delle teche o su pedane mobili. Il lavoro d’équipe ha creato uno spettacolo fantasioso e molto suggestivo.
Scena in piena luce con paladini in carne ed ossa accanto a due alte teche con pupi guerrieri appesi, tipo pupi siciliani, tutti con scudo, elmo piumato,  corazza e abbigliati in rosso, oro e argento, per il campo cristiano vicino a Gerusalemme.
Scena ferrigna per “l’inospite lito” dell’orrida selva su un’isola del regno di Armida abitata da una nera orda di diavoli pipistrelli, tra cui un inquietante Astarotte presentato dentro una teca scorrevole, seguita da una seconda teca con una visione aerea incantevole, perché la maga ha trasformato la selva in un magnifico palazzo. 
Introdotti da una musica melodiosa, Rinaldo con benda trasparente agli occhi e Armida amoreggiano estasiati su una nuvoletta sospesa a forma di divano dalle rotondità barocche, finché la scena non si movimenta con l’arrivo di paladini che emergono dal pavimento, di scintillanti ninfe biancovestite (sempre coi demoni in agguato) per una danza sensuale e ancora danzatori a dorso nudo e danzatrici luccicanti con abiti dorati trasparenti che lasciano intravedere il tanga. Immagini e scene di battaglia in controluce su uno schermo trasparente disegnano magnifiche figure dalle linee morbide, che poi, lacerando lo schermo, irrompono in palcoscenico per le danze su una musica bucolica addolcita dalle voci della viola, del corno e dell’arpa, corpi che si allineano e s’intrecciano in una danza sfrenata di stile moderno dentro una luce dorata. La boscaglia è un ramoscello d’oro dentro una teca. Cupido, impersonato da un bambino, esce dal pavimento e alla fine ad Armida spuntano le ali per uscire di scena.
 
Sul piano musicale e vocale condivido l’idea di stravaganza che si fecero gli ascoltatori dell’11 novembre !817, quando l’opera debuttò al Teatro San Carlo di Napoli, per la presenza di un solo ruolo femminile, uno di basso e di ben quattro tenori con tessitura uniforme (all’inizio erano sette, ma poi tre si sono accollati il doppio ruolo ed erano baritenori), e per l’ampio terzetto dei tre tenori (Rinaldo-Carlo-Ubaldo) alla fine dell’atto terzo, un unicum nella storia del melodramma. Anche l’architettura dell’opera è particolare perché è costituita di molte parti d’insieme (duetti, terzetti, quartetti, cori, concertati, danze), un solo pezzo chiuso riservato a Gernando nel primo atto “Non soffrirò l’offesa”, Rinaldo non ha neanche un’aria, Armida ha una grande aria con variazioni del secondo atto “D’amore al dolce impero” con coro e danze, inoltre la musica non è particolarmente accattivante.
Nell’Adriatic arena, non stracolma e luogo non ideale per l’opera, si spande la variegata ouverture di Armida che si apre con un maestoso tema di marcia funebre scandita dal lungo disegno cadenzato e morbido del corno, il clima lugubre si dissolve nel frizzo del tutto orchestrale, rischiarato dai pizzicati dei violini e dalla voce argentina del flauto; sopra le note fitte e ribattute del corno si sviluppa un tema musicale leggiadro in crescendo nei tempi e nelle sonorità e con i guizzi dell’ottavino.
Costante la presenza solista del corno in corso d’opera, provvidenziale contro la noia l’esplosione dei tipici concertati in crescendo con gli archi velocissimi che ci riportano al clima rossiniano.

L’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna guidata da Carlo Rizzi, non sempre rispettosa delle voci, ha subito coperto il tenore Randall Bills al suo ingresso, è stata fracassona nei finali costringendo i cantanti a gridare nei concertati, ma ha ben accompagnato le danze e disegnato gli umori dei personaggi e il clima delle situazioni.


Randall Bills vestito da paladino con gonnellino, corazza, cimiero con piume, nel duplice ruolo di Goffredo di Buglione, capo dei crociati, e Ubaldo guerriero cristiano, è un tenore chiaro contraltino, abile nel canto sbalzato, è migliorato in corso d’opera, evidenziando buona gestione del fiato in ogni registro, buoni gravi, facilità a salire ai sovracuti, a parte una stecchina iniziale, emissione sicura con qualche oscillazione del suono, accento incisivo.


La poderosa e cavernosa voce di basso, ampia e sonora, di Carlo Lepore è quel che ci vuole per Idraote, re di Damasco dotato di poteri magici, e per il demone Astarotte, nere figure inquietanti con gigantesche ali di pipistrello. In mezzo alle voci chiare dei tenori Lepore ci porta in un’altra dimensione di spessore e di densità cromatica.

 

 

 

 

 

Armida è una maga seducente che tiene prigioniero Rinaldo nel palazzo incantato. 

 

Il soprano Carmen Romeu (con un magnifico abito nero con sbuffo posteriore azzurro, poi abito rosso) ha avuto coraggio ad affrontare un ruolo così lungo e difficile, che richiede grande spessore vocale e agilità mostruose, Rossini l’aveva composto per la Colbran. La Romeu, pur avendo una bella apertura vocale, voce estesa e colore denso nel registro medio, non ha tanto spessore specialmente nella tessitura grave, sfoga in acuto e si trova a suo agio nel canto di furore, esegue abbastanza bene il canto di coloratura anche se con qualche imprecisione nelle agilità. Nel complesso è stata brava ed ha saputo modulare la voce nei duetti d’amore; deve maturare, è vero, ma non meritava la contestazione del pubblico.

Il tenore contraltino Antonino Siragusa interpreta il paladino italiano Rinaldo che diventa capo dei paladini dopo la morte di Dudone, suscitando l’invidia di  Gernando, paladino franco che cadrà trafitto da Rinaldo al termine del primo atto. Siragusa canta molto bene, con dizione chiara e fraseggio appropriato, la voce tendenzialmente un po’ aspra si addolcisce nel canto morbido e a mezza voce dei duetti con Armida, estesissima e sicura, piena anche nella zona acutissima, svetta in acuti solidi e sovracuti siderali, emergendo nel terzetto dei tenori, l’emissione è sempre curata anche nelle fitte agilità del canto di coloratura.

Il tenore Dmitry Korchak, nel duplice ruolo di Gernando e del guerriero cristiano Carlo nel terzo atto, ha voce aspra estesa e poco ferma (Non soffrirò l’offesa).

Vassilis Kavayas (Eustazio, fratello di Goffredo) è un tenore leggerino.

 

Importante la presenza del Coro del Teatro Comunale di Bologna, che ha dato prova di buone capacità attoriali e vocali, ben preparato da Andrea Faidutti e delle danze eseguite dall’Ensemble di danza Compagnia Abbondanza/Bertoni.


 



foto amati bacciardi


giovedì 4 settembre 2014

Premio lirico Tiberini d'oro 2014

 

San Lorenzo in Campo (PU) – Teatro Tiberini
 

PREMIO LIRICO INTERNAZIONALE MARIO TIBERINI  

23.a edizione


Cronaca della Serata di gala  (19 agosto 2014)
a cura di Giosetta Guerra



Il teatro Tiberini, uno dei più belli delle Marche nel suo genere, era adornato di piante e di composizioni floreali per la manifestazione più qualificante di questo piccolo paese dell’entroterra pesarese, che ha dato i natali al tenore ottocentesco Mario Tiberini (1826-1880).  Qui si è svolta il 19 agosto 2014 la serata di gala del PREMIO LIRICO INTERNAZIONALE MARIO TIBERINI, giunto alla 23.a edizione, promosso e organizzato dall’Associazione Musicale Mario Tiberini, con l’attiva collaborazione della nuova amministrazione comunale e il sostegno del Comune, del Consiglio Regionale, della locale Banca di credito cooperativo, della Ditta Alluflon di Mondavio e di alcuni fans.
La presenza di nomi di spicco del mondo della lirica ha attirato persone da varie parti d’Italia e d’Europa per un tuffo nell’arte del belcanto, che i due artisti premiati hanno snocciolato con perfezione tecnica ed interpretativa e con una comunicativa carismatica.
Il Premio Tiberini d’oro 2014 è stato conferito al contralto Sonia Prina, una delle migliori interpreti dell’opera barocca, per il felice connubio di notevoli doti vocali, applicate al canto di coloratura e di sbalzo, credibilità scenica anche nei ruoli en travesti, sensibilità artistica e perizia tecnica nell’aderire con rigore stilistico alla prassi esecutiva barocca, qualità che la rendono eccellente interprete d’imperatori e guerrieri dell’opera sei-settecentesca,   
e al tenore americano Michael Spyres, più volte ospite del Rossini Opera Festival, per l’eccellente qualità della voce, estesissima e robusta, che, unita alla generosità del suono, alla lucentezza dello squillo, all’ottima tecnica di canto e all’accuratissimo modo di porgere, gli permette di eseguire con spavalderia il canto di coloratura rossiniana e di rendere l’espressività lirica dei grandi temi affettivi dell’eroe romantico.
I premi sono stati consegnati al termine di un ricco concerto dal Presidente della BCC di Pergola Dario Bruschi e dal sindaco di San Lorenzo Davide Dellonti, che hanno pubblicamente espresso il loro compiacimento per l’alto livello degli artisti e della manifestazione, che si è conclusa con una fantasmagorica pioggia di fiori a sorpresa. 
 
 

L’allure salottiera della serata ha reso fruibile a tutti un programma abbastanza tosto, che spaziava da Haendel a Verdi, passando attraverso Rossini e Bellini e lo stesso Tiberini, autore di una splendida Salve Regina, cantata e variata con la complicità della pianista Mirca Rosciani dal tenore Michael Spyres.
Per far chiarezza sul repertorio barocco, Federica Fanizza, dirigente della biblioteca del Comune di Riva del Garda, ha ricordato al pubblico il fascino esercitato dagli evirati cantori nel ’700, sostituiti poi dalla voce di contralto.
Il contralto Sonia Prina, che con incredibile facilità esegue il turbinio di note e i forti sbalzi di registro e ammorbidisce la voce nel canto levigato, ha infatti eseguito con piglio virile arie di protagonisti maschili delle opere di Haendel: Furibondo spira il vento (aria di furore di Arsace dalla Partenope), Se fiera belva ha cinto (aria di bravura di Bertarido da Rodelinda), Empio dirò, tu sei (aria di furore di Cesare da Giulio Cesare), Pena tiranna (aria di dolore di Dardano da Amadigi), determinando un forte impatto sul pubblico. Magnifica la voce, anche nella morbidezza del canto, superba l’interpretazione.
Il tenore/baritenore Michael Spyres con solare comunicativa e accattivante timbro vocale è entrato in empatia col pubblico ed ha mostrato la poliedricità della sua voce passando dalla brillante coloratura dell’aria di Lindoro Ecco ridente in cielo da Il Barbiere di Siviglia di Rossini alla drammatica aria di Riccardo Ma se m’è forza perderti da Un ballo in maschera di Verdi, giungendo al do finale dell’aria con cabaletta di Manrico Ah sì, ben mio coll’ essere…Di quella pira! da Il Trovatore di Giuseppe Verdi. A lui si è unita la moglie, il soprano Tara Stafford per il duetto d’amore Son geloso del zeffiro amante da La sonnambula di Bellini, eseguito con complice dolcezza e terminato con un bacio sulla bocca.  Spettatori in brodo di giuggiole.

 



Il coro locale Jubilate, diretto dal M° Olinto Petrucci e accompagnato al pianoforte da Daniele Rossi, ha dato il benvenuto con due note pagine corali, Va pensiero dal Nabucco, cantato al buio con la fioca luce di candeline tenute in mano e Il Carnevale di Venezia di Rossini col teatro totalmente illuminato.
Alla pianista e al soprano è stato fatto dono di orecchini pendenti di filo argentato fatti con il chiacchierino da Anna Bevilacqua, a tutti gli artisti è stato donato il libro sul tenore Mario Tiberini 
insieme ad una rosa e io stessa sono rimasta piacevolmente sorpresa dal magnifico bouquet di rose rosse e bianche offertomi dal Sindaco
 per l’ organizzazione della serata, che è scorsa senza intoppi anche grazie alla pianificazione e alla coordinazione di Andrea Gamurrini.
Al momento dei saluti i coniugi Spyres hanno portato in palcoscenico il figlioletto poco più che neonato e la festa è stata completa.
 L’evento, organizzato nel periodo del R.O.F., oltre a registrare numerose presenze dalle città della costa e dai paesi del nostro entroterra, ha portato al teatro Tiberini melomani e fans già a Pesaro per il festival rossiniano, perfino artisti impegnati nel festival, come il soprano Jessica Pratt che è tornata con piacere come spettatrice nel teatro dove due anni fa si è esibita come premiata col Tiberini d’oro e il M° Sagripanti, direttore d’orchestra ne Il Barbiere di Siviglia a Pesaro.
Il dopo teatro ha riunito cantanti e spettatori al Ristorante Giardino di San Lorenzo in Campo per la cena di mezzanotte.