Fano Teatro della Fortuna
Don Chisciotte
20
dicembre 2019
Visto da Giosetta
Guerra
«La
follia è tanto superiore alla sapienza in quanto la prima viene dagli dei, la
seconda dagli uomini» (Platone)
Sempre
più frequentemente si mettono in scena non opere scritte per il teatro, ma sceneggiature
tratte da film o da romanzi, forse per dare un’impronta più personale e più
attuale ai testi o per far conoscere opere letterarie anche a chi non legge.
Per
l’adattamento
teatrale di questo Don Chisciotte Francesco
Niccolini si ispira ovviamente al romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra, ma
focalizza la sua lettura sul carattere dei personaggi, dalla follia del
visionario sognatore Don Chisciotte alla concretezza di Sancho Panza, un
contadino ignorante attaccato al denaro ma capace di sognare. Don Chisciotte è
un uomo colto sulla cinquantina che, leggendo romanzi cavallereschi e poemi
eroici, si è costruito un suo mondo distante dalla sua contemporaneità, con la convinzione e la
determinazione di poter resuscitare il passato glorioso della cavalleria errante.
In questo suo bizzarro progetto non può essere solo, perciò convince un
contadino del posto, Sancho Panza, a diventare suo scudiero con la promessa di nominarlo
governatore di un’isola.

La recitazione è per tutti piuttosto tesa a volte gutturale e di tono alto, per esprimere la rabbia, la forza, la determinazione.
Un’eclettica Serra Yilmaz, attrice turca, interpreta il fedele e fiducioso scudiero Sancho Panza, umilmente vestito con pinocchietti larghi, casaccone scuro, pesante gilè e un cappellaccio a larghe falde sopra capelli blu cortissimi, che trascina camminando un asino di stoffa dentro cui è infilata.
Bassotta,
grassotta, teatralmente fotogenica, ha accento straniero e usa verbi
all’infinito, è una donna che dà credibilità e comicità a questo personaggio
maschile al di fuori degli schemi.
Due
donne affiancano idealmente o realmente i due girovaghi, la fantomatica nobildonna
Dulcinea del Toboso, alias la contadina Aldonza Lorenzo, alla quale Don
Chisciotte dedica le sue imprese e l’irosa moglie di Sancho che sbuca ogni
tanto da dietro le quinte, come l’uccellino dell’orologio a cucù, ringhiando e
latrando, come Cerbero, in dialetto calabrese.
Il
terzo magnifico protagonista è Ronzinante, il cavallo di
cartapesta dalle sembianze naturali, manovrato dal coraggioso Nicolò Diana, nascosto sotto la pancia,
ma con le gambe ben visibili, che si porta sul groppone Don Chisciotte (sali, scendi,
cammina) per tutto lo spettacolo.
Una
trovata magistrale.
Con
la drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer e dello
stesso Francesco Niccolini, il cavaliere errante da quasi un anno è in giro per
i teatri d’Italia con una compagnia di specialisti, formata da Alessio Boni,
Serra Ylmaz, Marcello Prayer, Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari,
Elena Nico, Nicolò Diana.
La regia, condivisa tra
Alessio Boni, Roberto Aldorasi e Marcello Prayer, opta per una presentazione a quadri
narrativi con
cambi a vista o con abbassamento delle luci. Pennellate di sarcasmo e d’ironia,
ma anche presenze inquietanti come la classica morte con la falce, il malato
agonizzante sul letto e voci fuori campo che recitano le litanie fanno da
zoccolo duro della consapevolezza, dalla quale si stacca la geniale follia di
Don Chisciotte.
Trovate
sceniche geniali come il chiarore rossastro della pira dei libri visibile da
uno squarcio del sipario semichiuso, o la grande pala di un mulino che compare
davvero in palcoscenico nella lotta contro i mulini a vento, voci fuori campo,
effetti scenici, tagli di luce, l’uso del controluce arricchiscono la scenografia minimalista di Massimo Troncanetti.
La scena più illuminata avrebbe permesso una miglior visibilità delle espressioni dei visi.
La scena più illuminata avrebbe permesso una miglior visibilità delle espressioni dei visi.
Costumi
maschili e femminili d’epoca con copricapo a cuffia di Francesco
Esposito, luci di Davide
Scognamiglio, musiche di
Francesco Forni.
Un lavoro d’équipe ben condiviso che ha
prodotto uno spettacolo interessante e coinvolgente.
Nel
programma sarebbe opportuno scrivere il nome del personaggio a fianco dell’interprete,
come si fa per l’opera lirica.
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