venerdì 16 marzo 2012




Trieste Teatro Verdi

LA BATTAGLIA DI LEGNANO di Giuseppe Verdi

Coproduzione di Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, Fondazione Teatro dell’Opera di Roma e Gran Teatro del Liceu di Barcellona.

(29 febbraio e 2 marzo 2012, primo cast)

!!! Viva Italia tra follia e risorgimento !!!

Di Giosetta Guerra

Follia di libertà agitava il popolo dell’ottocento, follia pura spinge gli odierni uomini di potere (novelli Barbarossa) a distruggere le ricchezze culturali del proprio paese. Questo ha voluto significare il regista Ruggero Cappuccio ambientando La Battaglia di Legnano, opera risorgimentale di Verdi, in un deposito di oggetti d’arte abbandonati. In questo ambiente polveroso e buio, attraversato a tratti da fasci di luce, con un sali-scendi di velatini, impalcature d’acciaio anche a forma di croce, palizzate di lance sul fondale e manichini con abiti di scena, c’è comunque una luce di speranza: sono i restauratori assiduamente presenti con un pennello in mano in atto di ritoccare i bellissimi quadri che si susseguono sulla scena (scenografo e costumista Carlo Savi, luci di Nino Napoletano). E alla fine “per la salvata Italia” coro e cantanti vengono circondati da una grande cornice dorata a mo’ di quadro restaurato.
Ma chi sarà il restauratore del nostr
o patrimonio culturale?
Purtroppo la preoccupazione di rendere questa metafora credibile distoglie il regista dallo spirito risorgimentale dell’opera, ne risulta una regia statica e lontana dalla tinta della partitura.
Tutto è cantato frontalmente: il coro è quasi sempre allineato, perfino Barbarossa (fermo ed immobile come una statua) sollecita alla guerra il
pubblico e non il popolo che ha alle spalle, le esternazioni d’amore tra Arrigo e Lida non strabordano di passione e sì che il materiale a disposizione c’era: Dimitra Theodossiou e Andrew Richards sono una coppia eroica e amorosa sia nella voce che nell’aspetto. Ci pensa il costumista a focalizzare l’attenzione sui due, vestendo lei con colori sgargianti oltre che in nero e facendo indossare ad Arrigo, che è il prototipo dell’eroe risorgimentale, una camicia di un bianco sparato visibilissimo anche nelle scene più scure.
Un altro elemento presente ne La Battaglia di Legnano doveva suggerire al regista una lettura più viscerale e più intensa: la follia d’amore: quella di Lida che, sposa di Rolando, si strugge per il ritrovato Arrigo, quella di Marcovaldo che non ricambiato da Lida si comporta come Jago, quella di Rolando che si sente doppiamente tradito dal suo amico Arrigo, quella di Arrigo che non potendo riavere Lida vuol morire; quella follia d’amore insomma che più o meno latente si annida in ognuno di noi.
Sul piano vocale il soprano greco Dimitra Theodossiou, al debutto del ruolo, delinea una Lida dolente e rassegnata, con una linea di ca
nto purissima e melodiosa, intrisa di sensibili pianissimi e filati penetranti nelle pagine di raccolta dolcezza e di alto lirismo, che hanno la loro sublimazione nella preghiera, di grande impatto drammatico, cantata sul fil di voce anche nelle note acutissime, ma disegna anche una Lida appassionata e ardente, esibendo suoni densi e rotondi nei centri e nei gravi, una voce sicura e ricca di armonici sempre librata sul fiato, acuti fulminanti, trilli, cadenze e agilità di forza nelle pagine virtuosistiche. Una vera eroina del melodramma italiano.

Il tenore americano Andrew Richards, che ha preparato in sole tre
settimane il suo debutto di Arrigo, affronta con empito trascinante questa parte ardita e spinta, la voce è robusta e di bella pasta, coinvolgente è il passaggio al registro acuto che squilla radioso, il tenore riesce a portare la voce agli acuti estremi nelle esplosioni di sdegno e di ardore, ma anche ad alleggerire e levigare il suono nei fascinosi abbandoni melodici; la parola scenica è scandita con accento eroico e vigoroso, la dizione è chiara.

Scenicamente ha il portamento f
iero, il piglio sicuro
e ma
schio dell’eroe romantico; l’interpretazione è intensa, perfino lo sguardo e il gesto contribuiscono a comunicare il dramma ; elegiaco e toccante nella scena finale della morte.

Leonardo Lopez Linares
(che debu
tta Rolando, marito di Lida e amico di Arrigo) è un baritono generoso con un magnifico modo di porgere una voce importante, estesissima e di grande volume, il fraseggio è appropriato, l’accento ben scandito, il canto, sempre in maschera, è per lo più spinto, a volte furente, ma il baritono sa cantare e usa la voce con morbidezza nelle pagine cariche di pathos.

Imponente la figura di Barbarossa delineata dal basso Enrico Giuseppe Iori con voce potente, enorme, screziata e di bel timbro e con accento deciso e vigoroso.
Particolarmente insinuante il Marcovaldo del baritono Giovanni Guagliardo, l’amico spione di Rolando, novello Jago. Il
mezzosoprano Sharon Pierfederici (Imelda) ha voce insicura e tremolante, debole l’Araldo del tenore Alessandro De Angelis.
Ben timbrati i bassi Francesco Musinu (Primo Console di Milano), Federico Benetti (Secondo Console di Milano), Nicola Pascoli (Scudiero di Arrigo) e Gabriele Sagona (Podestà di Como).
Ben eseguite le solenni pagine corali dal Coro del teatro preparato dal Maestro Paolo Vero.
L’Orchestra del teatro Verdi guidata da Boris Brott alterna momenti vigorosi a momenti assorti ad altri di puro accompagnamento delle voci. Bellissima e ben eseguita l’Ouverture.


I costumi sono di varie fogge e di epoche diverse: impermeabili e ca
ppotti per il popolo, abiti lunghi per Lida, costumi d’epoche passate per gli uomini, tranne per Arrigo che indossa aderenti pantaloni neri dentro alti stivali al ginocchio (...he can...) e una sfolgorante camicia bianca che si macchia di sangue nel finale.

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