domenica 18 settembre 2016



XVI Festival Pergolesi – Spontini (anno 2016)

Jesi, Teatro Pergolesi

Li prodigi della divina grazia nella conversione 

e morte di San Guglielmo duca d’Aquitania

dramma sacro di Pergolesi.

(9 e 11 settembre  2016)
Il secondo fine settimana del XVI Festival Pergolesi-Spontini ha offerto al pubblico importanti e inedite novità. Nelle sere del 9 e dell’11 settembre  al teatro Pergolesi  è stato eseguito in forma scenica Li prodigi della divina grazia nella conversione e morte di San Guglielmo duca d’Aquitania, dramma sacro di Pergolesi su testo di Ignazio Maria Mancini, nella revisione critica di Livio Aragona, rappresentato per la prima volta a Napoli nel 1731, lavoro d’esordio del giovane Pergolesi come compositore, dramma sacro, secondo quanto stabilito nei conservatori napoletani  e  circolato presso i circoli filippini nella prima metà del ‘700, del quale ci rimane una copia non autografa.
L’opera presenta una grande teatralità e affascina gli spettatori con la sua componente seria e sacra e  con una vena profonda e ironica che le consente di essere  inserita  in buona parte nello stile buffo. La trama è complessa: la figura del protagonista, Guglielmo duca d’Aquitania, è  ricostruita, secondo una tradizione agiografica medievale, attraverso  tre sovrapposte biografie: quella di Guglielmo X duca d’Aquitania e conte di Poitiers, quelle di Guglielmo di Gellone e di Guglielmo di Malavalle. Soprattutto il primo è legato alla figura di Bernardo di Chiaravalle, che gli rimprovera come grave peccato l’appoggio all’antipapa Anacleto. Le tre biografie  costruiscono un unico personaggio  nel suo percorso verso la santità.  Conflitto fra anima e corpo, spiritualità e peccato, lotta così presente nella musica e nei testi dei primi oratori (come non ricordare il conflitto fra anima e corpo di Cavalieri o la disputa fra il demonio e l’angelo nella contesa fra angelo e demonio nel purgatorio dantesco dell’anima di Buonconte?). In questa lotta fra bene e male si alternano le figure che li rappresentano: San Bernardo e l’eremita, l’angelo e il demonio, pronti a travestirsi, mimetizzarsi, ingannare, assumere identità diverse. La musica, caratterizzata da magnifiche arie,  da-capo e i recitativi che le precedono, presenta  questioni non sempre risolte: una sinfonia condivisa con l’Olimpiade e un’aria e un duetto cantate dall’angelo  che ritroviamo con altri versi sempre nell’Olimpiade.  Le  stesse voci dai toni alti richiamano  il cielo e le forze del bene (San Bernardo, l’eremita, l’angelo e lo stesso Guglielmo  nel suo percorso verso la morte che lo santificherà) e quelle dai toni bassi  il male o la terrestrità (il demonio, baritono). Il basso-buffo, il capitano Cuosemo, al servizio del duca, nelle sue confusioni e contraddizioni sarà destinato a riscattarsi e a conquistare con il suo signore, la santità. Questo personaggio, eliminato in successive versioni  presso le confraternite dei filippini, delle quali ci restano quattro copie  manoscritte e un libretto a stampa, conferisce un tono a volte comico e comunque un registro ironico a tutto il contesto.

I giovani cantanti hanno rivelato, oltre a voci adeguate ad affrontare il repertorio barocco, capacità espressive e di recitazione: Raffaella Milanesi (Guglielmo), Sofia Soloviy (San Bernardo e l’eremita), Arianna Vendittelli (angelo), Maharram Huseynov (demonio), Clemente Antonio Daliotti (Cuosemo). Quest’ultimo, erede della commedia dell’arte, ma anche dell’uso diffuso di tali ruoli nell’ambiente napoletano del ‘700, si è espresso in un dialetto colorito e vivace, conferendo un tono di comicità  e d’ironia. 
Il direttore Cristophe Rousset ha diretto  Les talents liriques accompagnando l’orchestra  al  clavicembalo in funzione di basso continuo. L’orchestra e i cantanti hanno offerto uno spettacolo di sublime bellezza, attraverso le arie, i duetti, i recitativi. La scenografia, essenziale, ha sottolineato gli stati d’animo, il movimento dei pannelli   ha creato varietà di toni,  e i colori hanno differenziato l’appartenenza al mondo del male o del bene: un gruppo di giovani vestiti di bianco, figure angeliche, in una scena sollevano e trasportano nel palcoscenico l’angelo, figure vestite di nero  circondano  in un’altra  il demonio. Un elogio meritano, oltre agli interpreti, la regia di Francesco Nappa, la scenografia di Benito Leonori, il lavoro della costumista Giusi Giustino.  Non possiamo che augurarci che tale spettacolo possa essere rappresentato  anche altrove e che prosegua il lavoro di ricerca e di  diffusione del repertorio barocco, anche se questa singolare e splendida realizzazione non è riuscita a fare nel teatro il “tutto esaurito”. Un convegno di musicologia filologia e storia del ‘700  napoletano protratto nella giornata di sabato 10 in ricordo di Francesco Degrada, ha offerto un notevole contributo alla conoscenza degli studi sul periodo  e sul contesto nel quale Pergolesi ha vissuto e si è formato.
                                                                                            
Majolati, cappella della casa di riposo “Gaspare Spontini”
Il salotto Agnese

(11 settembre pom.)
(11 settembre pom.)
Le pagine tratte dall’Agnese di Hohenstaufen di Gaspare Spontini dovevano essere eseguite nel pomeriggio dell’11 settembre nel giardino del museo, ma  a causa di un tempo poco clemente il concerto è stato eseguito nella cappella della casa di riposo, luogo altrettanto suggestivo, davanti alla tomba del musicista, del quale si è così sentita la presenza spirituale.
La grande opera  storico-romantica in tre atti, composta in tedesco su libretto di Ernest Raupach e in versione italiana di Mario Bertoncini (1970), fu eseguita, per opera di Francesco Siciliani, al ricordo del quale questo “salotto” è dedicato, al Maggio musicale fiorentino del 1954. Il maestro Dario Della Porta ha ripercorso la storia dell’opera e il lavoro di Francesco Siciliani,  intervenendo fra  i gruppi di esecuzioni musicali, offrendo una lettura interessante e coinvolgente del lavoro di Spontini.  Si tratta di un’opera difficile, anche se dalle pagine bellissime, scritta fra il 1827 e il 1829, eseguita per la prima volta a Berlino nel 1829 al teatro dell’opera reale. Lo stesso argomento, pur se incentrato su una storia d’amore, simile per alcuni aspetti, alla storia shakespeariana di Giulietta e Romeo, dalla quale si differenzia per il lieto fine, presentò nel risorgimento problemi di esecuzione: in tale epoca non si poteva accettare una conclusione positiva ottenuta attraverso un compromesso politico inaccettabile, la spedizione contro l’Italia.
Le varie arie, scelte dal primo, secondo e terzo atto, sono state eseguite dai giovani dell’Accademia d’arte lirica di Osimo, accompagnati al pianoforte dal maestro Alessandro Benigni.  I vari ruoli sono stati interpretati da Miriam Perlashvili soprano (Agnese),  Martina Rinaldi soprano (Ermengarda),  Giorgi Tsintsadze tenore (Enrico), Daniele Adriani tenore (Filippo), TaKahiro Shimotsuka (il duca), Akaki Ioseliani baritono (Imperatore /arcivescovo), Raffaella Fernandes, Magdalena Krystoforska, Tsisana Giorgadze (il coro di dame e monache). Tutti hanno rivelato voci promettenti, risultato di grande impegno nello studio del canto lirico; coinvolgenti le splendide arie romantiche e  di particolare fascino i concertati.

Ci auguriamo che per merito del festival pergolesiano tale opera possa essere ripresa ed eseguita, anche nella versione originale in tedesco, consentendo una più vasta  conoscenza di Gaspare Spontini in Italia e nel mondo.

Loreto, Santa Casa
Mater Misericordiae concerto mariano
(10 settembre)
Singolare attenzione  merita il concerto offerto  ai partecipanti al festival, ma aperto a tutti, la sera del 10 settembre nella splendida basilica della Santa Casa di Loreto, “Mater Misericordiae”, concerto mariano  diretto da Christophe Rousset e la sua orchestra Les talents lyriques, che hanno eseguito il Salve Regina di Pergolesi e quello di Leo, e infine lo Stabat mater di Pergolesi. Le voci  sono state quelle del contralto Benedetta Mazzuccato e del soprano Francesca Aspromonte, quest’ultima dalla voce cristallina e luminosa, perfetta nelle agilità.   Opere musicalmente note, ma  spiritualmente ricche soprattutto se eseguite in questo luogo dell’anima. Nell’ultima parte dell’esecuzione dello Stabat mater un guasto elettrico ha spento improvvisamente le luci della basilica. Gli spettatori hanno immaginato motivazioni diverse, qualcuno ha pensato ad un effetto di “regia”, indubbiamente di grandissima suggestione! L’orchestra ha continuato a suonare e le cantanti hanno portato egregiamente a conclusione la straordinaria composizione nel buio illuminato da luci improvvisate: torce, telefonini, altro…. Anche un banale incidente può contribuire ad illuminare lo spirito!

Giuseppina Giacomazzi

foto Binci










Nessun commento:

Posta un commento