giovedì 8 dicembre 2011


Cremona-Teatro Ponchielli

Roméo et Juliette di Gounod

(18 nov. 2011)

Dieci e lode alla Juliette di Serena Gamberoni.

Di Giosetta Guerra

A una giovane donna dalla pelle diafana, occhi azzurri, lunghi capelli neri e dalla voce d’angelo certamente chiedereste: “Ma tu sei Giulietta?” E lei vi risponderebbe: “Oui, je suis Juliette”.

Al Teatro Ponchielli di Cremona Juliette, figlia di Capuleti, è Serena Gamberoni, sempre vestita di bianco. L’artista unisce “le physique du rôle” a un mezzo vocale limpido, luminoso, fresco, esteso, duttile nei trilli, scintillante negli acuti, il suono è melodiosissimo nelle mezze voci e nel canto a fior di labbra, fulminante negli slanci acutissimi (“Amour, rianime mon courage”); nella nota arietta “Je veux vivre” la voce si apre e si amplia nelle strepitose progressioni acute, poi si alleggerisce fino al sussurro; dopo aver baciato Romeo il canto s’arricchisce di sfumature. Il soprano porge bene, conosce l’arte del canto sul fiato e la tecnica dell’emissione morbida e vive l’amore e il dramma con intenso trasporto emotivo.

Un suggestivo il fil di voce emesso in posizione supina la rende sublime nella scena della morte accompagnata da una musica straziante.

Roméo, figlio di Montecchi, è Jean-François Borras

che, naturellement, ha una buona pronuncia francese. Il tenore ha voce chiara, estesa, con vibrato, una voce resistente che si spiega luminosa in zona acuta dove raggiunge alte tessiture (“Je veux la revoir”), anche se si sente il passaggio di registro, padroneggia il canto spiegato di forza con squillo eroico e voce tesa, sa ammorbidire e tenere lunghi suoni, ma a volte la voce non regge il canto a fior di labbra; deve perfezionare la linea di canto e l’emissione.

Park Taiwan (Capulet, padre di Giulietta)

ha voce cupa di basso, estesa, poco ferma e poco gradevole, senza gravi e senza spessore.

Mihail Dogotari (Mercutio amico di Romeo ) è un bravo baritono con voce timbrata e sonora e Saverio Fiore (Tybalt nipote di Capuleti) è un tenore deciso con voce di bel timbro. Il basso Abramo Rosalen (Frère Laurent) ha voce ampia e timbrata con buoni gravi. Il mezzosoprano en travesti Silvia Regazzo (Stéphano, paggio di Romeo) gestisce bene una voce estesa e di bel timbro. Carlo Di Cristoforo (le Duc de Vérone) è un basso dal bel colore vocale.

Il mezzosoprano Nadiya Petrenko è Gertrude, balia di Giulietta, il baritono Francesco Masinu è Paris, il baritono Romano Dalzovo è Gregorio, servitore dei Capuleti, il tenore Marco Voleri è Benvolio, amico di Romeo.

L’allestimento del regista-scenografo Andrea Cigni è atemporale perché una storia d’amore non ha età, infatti noi l’abbiamo sentita molto vicina anche grazie agli atteggiamenti e alle effusioni degli artisti molto più consoni alla fisicità dei nostri tempi, ma anche grazie ai costumi contemporanei di Massimo Poli. La scena fissa è costituita di uno spazio che si modifica col gioco delle luci prevalentemente blu (light designer Fiammetta Baldisserri), i rari arredi sono simbolici, come il letto insanguinato sospeso in aria all’inizio, calato a terra nelle scene d’amore e di morte, circondato di candele quando diventa il letto funebre di Juliette.

Pagine liriche di infinita dolcezza, romantiche e melodiose, trovano la loro espressione nella brava Orchestra Lirica I Pomeriggi Musicali diretta da Michael Balke, che conferisce densità e drammaticità al tessuto sonoro nelle scene più forti.

I Capuleti vestiti di bianco e i Montecchi di nero sono impersonati dal fantastico Coro del Circuito Lirico Lombardo, inizialmente disposto su una balconata e poi portato in scena alla West Side Story per la lotta tra le due fazioni; i coristi, preparati da Antonio Greco cantano con espressività e hanno un bel modo di porgere e di amalgamare il suono.

Il pubblico ha risposto con calorosi applausi.

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