R.O.F. 2017
Auditorium Pedrotti Conservatorio Rossini
di Pesaro
di Pesaro
15 agosto
2017
Recital del basso/baritono
Luca Pisaroni
Luca Pisaroni
Giulio Zappa al pianoforte
A cura di Giosetta Guerra
Ascolto
imbarazzante
Scegliere di impostare un programma sulla morbidezza del
canto a mezzavoce e sulle finezze del ricamo musicale è un po’ azzardato se non
si possiede duttilità vocale, assoluto dominio del fiato e capacità di dare
sonorità al fil di voce. (Devia docet).
La prima parte del recital è dedicata a F.
Schubert. Il lieder d’apertura, Der Schiffer D
536, un tempo cavallo di battaglia di Samuel Ramey, è affrontato con mezzevoci
deboli, senza la grinta necessaria e i tempi scanditi. La morbidezza del canto
in Memnon D541 fa
sortire una vocalità di bel colore ma di poco spessore, in Auf der Donau D553 i
pianissimo sono quasi silenzi, come in Ganymed
D 544 e in Grenzen der
Menschheit D 716, dove i suoni risultano appena accennati per
mancanza di sonorità nei pianissimo. La voce di medio volume del cantante esce invece
in tutta la sua pienezza in An
Schwager Kronos
D 369 di F. Schubert. Il gioco musicale è realizzato dal tocco sapiente del
pianista, ora delicato, ora mosso, ora colorato.
Non cambia la tecnica d’emissione del Pisaroni nella parte
dedicata a F. Liszt. Sopra i tocchi lenti e delicati del pianoforte in Über allen Gipfeln R 610 aleggiano
i suoni flebilissimi della voce che si sbianca e scompare, per ricomparire un
po’ aspra in Vergiftet sind
meine lieder R 608; il canto si fa difficoltoso nella soave melodia
di O lieb’ R 589
che richiede suoni dolci e morbidi e non mezzi suoni. A conclusione della prima
parte la Rapsodia Ungherese
N. 5 R 106 per pianoforte solo eseguita da Giulio Zappa risolleva l’umore, a
tocco deciso risponde tocco morbido sia nei gravi che negli acuti con
conseguente espansione sonora.
La seconda parte, dedicata al Rossini da camera, si apre
col suono brillante e solare del pianoforte ne La promessa da Soirées
Musicales a sostegno di una voce aspra e
di scarso spessore, che non si piega neppure alla linea melodica de
La lontananza dai Péchés de vieillesse (Vol. I
Album italiano). La maestria del ricamo sonoro emerge
nell’accompagnamento pianistico de L’esule
(Vol. III Morceaux réservés dei Péchés),
cui non rispondono la parola chiara e i suoni pieni della voce del cantante. Fino
a questo punto l’esibizione di Luca Pisaroni purtroppo non produce un piacevole
ascolto sia per il timbro piuttosto aspro, sia per lo scarso spessore, sia per
la dizione poco chiara, sia per l’impreciso uso del fiato che rende
indefinibile la linea di canto. Poi all’improvviso la voce si fa più sonora ne L’ultimo ricordo dai Péchés de vieillesse (Vol.
I Album italiano) e Il rimprovero da Soirées Musicales, cantati bene in tutti
i registri, con emissione precisa, giusto dosaggio del fiato anche nella morbidezza
del canto, progressioni corrette e tenuta del suono. Cantando in voce le cose
migliorano, escono volume, estensione, ampiezza, lunghi fiati e grinta, ma
l’emissione va comunque rifinita e la dizione pure.
Nei bis il cantante avrebbe dovuto tenere un atteggiamento
meno serio nell’arietta L’orgia dalle
Soirées Musicales di Rossini, un
brano mosso e vivace ben sottolineato dal pianoforte, e ne La calunnia da Il Barbiere di
Siviglia del pesarese, dove ritornano i problemi delle mezze voci (troppi
pianissimo), del dosaggio del fiato, sillabato impreciso, ma finisce in
bellezza con un bell’acuto tenuto e voluminoso.
Auditorium Pedrotti
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