martedì 27 novembre 2018

S. Benedetto T. Concordia: dr.gam e Vessicchio


San Benedetto del Tronto (AP) - Teatro Concordia

dr.gam ospite del 

M° Peppe Vessicchio 

Venerdi 30 Novembre 2018



dr.gam, al secolo Andrea Gamurrini, l'artista marchigiano considerato dalla critica
nazionale uno degli artisti più completi attualmente in circolazione, sarà ospite del M°
Peppe Vessicchio con il suo ensemble denominato "I solisti del sesto armonico",
venerdì 30 Novembre presso il Teatro Concordia di San Benedetto del Tronto alle ore
19.30.
Anche il noto musicista, arrangiatore e direttore d'orchestra, che ha collaborato con i
nomi più altisonanti della musica nazionale (Edoardo Bennato, Gino Paoli, Avion
Travel, Roberto Vecchioni, Zucchero, Andrea Bocelli, Max Gazzè, Mario Biondi, Fred
Bongusto, Ornella Vanoni...per citarne alcuni..) si è accorto di dr.gam, tanto da
volerlo come ospite nella data di chiusura del tour nazionale che lo ha visto
impegnato con il suo ensemble per tutto il 2018.
"Essere chiamato ad esibirmi sul palco dal M° Vessicchio è per me un grande onore
e un enorme stimolo per proseguire in questo mio percorso musicale, che tanto mi
ha dato finora e che spero tanto continui a darmi in futuro". Queste le parole del
poliedrico artista marchigiano dr.gam, il quale, dopo il successo dell'album "Another
Family" (Universal), ristampato ultimamente in Spagna e Portogallo, è di nuovo in
studio per lavorare al suo prossimo album in uscita nel 2019.



venerdì 23 novembre 2018

Pesaro Teatro Rossini-Stabat mater




 150Rossini

PESARO TEATRO ROSSINI

STABAT MATER
di Rossini












13 novembre 2018


 Recensione di Giosetta Guerra


Nella triste ricorrenza della scomparsa di Rossini il 13 novembre 2018 Pesaro ricorda il grande compositore con un concerto commemorativo, su iniziativa del Comune di Pesaro con Regione Marche, MiBAC e AMAT e le tre istituzioni rossiniane della città: Conservatorio Rossini, Rossini Opera Festival e Fondazione Rossini.
Nel centocinquantesimo anniversario dalla morte del Cigno, al Teatro Rossini viene dunque presentato lo Stabat Mater, capolavoro sacro di Rossini su testo di Jacopone da Todi, che descrive la sofferenza della Vergine ai piedi della croce e che debuttò a Parigi nel 1832.
Il sindaco stesso Matteo Ricci introduce l’evento, presentando Rossini come testimonial della bellezza e della cultura italiana. E ben lo sappiamo noi che da quarant’anni seguiamo il ROF, che è nato grazie alla lungimiranza e alla dedizione del dott. Gianfranco Mariotti, ex Sovrintendente del ROF ed ora presidente dei festeggiamenti rossiniani, che ha preso la parola per illustrare lo Stabat Mater di Rossini.
Più di cento coristi del Conservatorio Rossini e dell'Università di Astana del Kazakhstan preparati da Aldo Cicconofri e la grande orchestra del Conservatorio Rossini diretta da Umberto Benedetti Michelangeli creano un’atmosfera di alta spiritualità e di grande impatto scenografico. L’intensa lettura del direttore viene comunicata alla brava orchestra con gesto sicuro e a volte plateale coinvolgendo anche il corpo. L’attacco cupo dei violoncelli, seguito dal pizzicato degli archi, sfocia in un veemente tutto orchestrale e Coro e orchestra esprimono lo strazio di Mater dolorosa in un poderoso amalgama sonoro. Vigorosi crescendo si alternano a distesi momenti di toccante tristezza, a volte il maestro dà troppa libertà al flusso sonoro e l’orchestra tende ad emergere sulle voci con alte sonorità coinvolgendo anche il coro, a discapito dell’ascolto.
I quattro solisti provengono dall'Accademia Rossiniana del ROF, ma Davide Giusti ha già alle spalle una notevole e bella carriera.


















Il tenore marchigiano Davide Giusti, che da vari anni calca le scene di importanti teatri italiani e stranieri, si distingue per la bellezza del timbro vocale, la pienezza e la pulizia del suono e un’accurata tecnica d’emissione; il canto sgorga fluido con suoni morbidi, rotondi e rinforzati con l’uso della messa di voce, gli acuti sono decisi e i sovracuti svettanti mantengono la robustezza del suono, niente acuti sbiancati.


Il soprano russo Aleksandra Sennikova esibisce voce corposa ed estesa, acuta e duttile, che si esprime con accento incisivo.
Il mezzosoprano russo Maria Barakova ha voce robusta sonora e corposa e buoni affondi; al ROF di quest’anno ha ricoperto il ruolo della marchesa Melibea ne Il viaggio a Reims dei giovani.
Il basso Nicolò Donini ha una bella voce e una buona tecnica, il colore scuro e il sostegno del fiato gli consentono una sonorità consistente anche negli affondi molto gravi, il canto sul fiato gli permette di usare una vocalità ampia ed estesa a fini interpretativi con suoni rotondi e suggestive mezze voci.
Voci di gradevole ascolto, ma a volte in lotta con un’orchestra dirompente.
In “Santa Mater” il tenore affronta slanci e ascese con grande sicurezza, il soprano fa acuti taglienti, il basso è corposo morbido e deciso, il mezzosoprano esibisce una gran voce estesa, gestita con sicurezza sia nella morbidezza che nell’irruenza, il direttore ipercinetico gesticola, si piega sulle ginocchia, salta rumorosamente sulla pedana.
Il coro attacca con morbidezza, canta bene sia a mezza voce sia a suono spiegato, e sortisce un perfetto amalgama sonoro nei crescendo.
Nel finale gioioso e solare la voce del Coro si dissolve e ritorna la cupezza iniziale con la voce dei violoncelli per finire col furore di coro e orchestra.


 


martedì 13 novembre 2018

fano Teatro Fortuna. Il Trovatore





Fano - Teatro della Fortuna

Il trovatore partigiano

13 ottobre 2018



A cura di Giosetta Guerra

Se Verdi tornasse non darebbe ai registi la facoltà di creare e, se avessi potere, non gliela darei neanche io.
Valentina Carrasco, responsabile di regia (proprio responsabile) e luci, prende spunto da Il Trovatore di Giuseppe Verdi, per narrare l’amore di due giovani partigiani, Manrico e Leonora, durante il fascismo. Manrico dirige il giornale clandestino “La voce della libertà” e Leonora è una sorta di informatore esterno. E gli altri, a dire il vero, non si capisce che ruolo abbiano, a meno che non si chieda alla regista.
Le scene di Giada Abienti e i costumi di Elena Cicorella seguono le direttive registiche.
Quindi c’è la redazione clandestina del giornale, che giganteggia sul fondale, ci sono militari fascisti atti a censurare gli articoli, non manca la proiezione della ormai inflazionata deportazione degli ebrei e del taglio dei capelli, tutti girano con le armi in mano, c’è la bruciatura delle copie del giornale, sono presenti anche le suore figlie della carità di San Vincenzo, dette le cappellone per quel grande copricapo bianco che indossano, atte a servire i pasti ai soldati nel loro convento, che ci rammentano le mense dei poveri.


I fascisti hanno la tipica divisa compreso il fez in testa, i soldati del Conte son travestiti da mendicanti, di taglio maschile gli abiti femminili, c’è un cambio d’abito di Leonora in scena.
Quindi non perdiamoci nella ricerca di un nesso tra quel che è scritto e quel che si vede, sappiamo che i registi oggi hanno bisogno di reinventare, di filosofeggiare, di analizzare la società presente, soprattutto per criticare e per condannare, tutte cose che il cultore d’opera non vuole.
Comunque, gusti a parte, lo spettacolo è ben fatto, coerente, con belle scene d’insieme e atmosfera cupa, colori tetri, luce per lo più proiettata dall’alto.
In un’ambientazione più vicina ai nostri giorni, dunque, ma estranea al libretto di Salvatore Cammarano la musica è fortunatamente quella de Il Trovatore di Giuseppe Verdi. E il cast è buono.
Carlo Malinverno nel ruolo di Ferrando esibisce voce poderosa di basso, di bel colore, duttile ed estesa, ma a volte un po’ berciante (“Abbietta zingara”)
Il difficile ruolo di Leonora è ben sostenuto da Marta Torbidoni. Fin dalla sua prima aria “Tacea la notte placida” il soprano lirico mette in luce un bel corpo vocale, dal colore magnifico, suoni rotondi, acuti sostenuti, perfette scale discendenti, accattivante modo di porgere, e la voce possente si lancia nelle agilità di forza, nei trilli e picchettati dei tratti belcantistici e si piega a sensibili modulazioni nei passi lirici. “D’amor sull’ali rosee” è una lezione di tecnica vocale con suoni morbidi, filati e uso della messa di voce.
Il bel colore vocale del baritono Simone Alberghini ben si adatta al Conte di Luna, che non è un ruolo facile, mi piaceva molto Zancanaro. Alberghini ha una bella gettata di voce, estesa, “Il balen del suo sorriso”, con attacco morbido, è cantata benissimo tutta sul fiato.
Gli zingari, che qui non sono zingari, entrano in scena dentro un rimorchio e con la pagina corale “Vedi! Le fosche notturne spoglie invitano a martellare, lo fanno a voce piena, cantando anche troppo forte, ma qui non c’è l’incudine.



Seduta su un carretto Silvia Beltrami, scenicamente perfetta nel ruolo di Azucena, esibisce voce estesa, sonora, vibrante, dal colore denso, buoni affondi e un bel modo di porgere. In “Stride la vampa” c’è il dramma nella sua voce, mentre uno dietro stampa i giornali. Nel duetto con Manrico le voci sono portate all’estremo anche per emergere dal suono deflagrante dell’orchestra sotto la narrazione della zingara.


Ivan Defabiani è vocalmente un vigoroso e irruento Manrico. Il tenore canta per lo più di forza, ma è in grado di alleggerire il suono nei passi lirici e di padroneggiare il canto nelle pagine belcantistiche. Il timbro è bello e lo squillo per lo più sicuro. Dovrebbe migliorare la gestione del fiato, perché la voce è migliore quando non spinge, mentre quando la tende perde in fermezza (“Ah sì ben mio”). “Di quella pira” è cantata con i dovuti chiaro-scuri, mentre dietro bruciano i libri. (Ma la pira verdiana aveva odore di carne e non di carta). Intenso il duetto finale con Azucena, tutto cantato sul fiato.
Il soprano Susanna Wolff è una delicata Ines, il tenore Alexander Vorona è un buon Ruiz, il basso Davide Filipponi è il vecchio zingaro.
Sebastiano Rolli dirige senza spartito con gesto sciolto e deciso la brava Orchestra Filarmonica Marchigiana, a volte un po’ prorompente.
Il coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, diretto da Giovanni Farina, conferma la sua buona preparazione e la sua professionalità.