domenica 19 novembre 2017

Teatro Tiberini week end in music

COMUNICATO STAMPA



WEEK END IN MUSIC

2 e 3 dicembre 2017

L’associazione musicale “Mario Tiberini”, presieduta da Giosetta Guerra, con il sostegno dell’Amministrazione comunale di San Lorenzo in Campo (PU), dell’Assemblea legislativa delle Marche e della BCC di Pergola, organizza un week end musicale il 2 e 3 dicembre 2017 nella splendida cornice del teatro comunale “Mario Tiberini”.
A San Lorenzo in Campo la musica ha sempre avuto molti adepti, nell’800 vi nacque il tenore Mario Tiberini, geniale e apprezzato artista noto al di là e al di qua dell’oceano, al presente con un altro genere musicale sta circolando al di qua e al di là dell’oceano la voce di dr.gam.
E proprio a questi due generi musicali saranno dedicate le due serate del primo week end di dicembre: sabato 2 alle ore 21, dr.gam, di ritorno dalla Spagna dove ha concluso il suo tour estivo, presenterà il suo album "Another Family", e domenica 3 alle ore 17 ci sarà il gala della lirica per la XXVI edizione del Premio Lirico Internazionale “Mario Tiberini”.
Another Family, distribuito da UNIVERSAL, disponibile in tutti i negozi e su tutte le piattaforme di digital download e streaming e in attesa di ristampa negli USA e in Canada, è considerato dalla critica nazionale un album che "Suona da Dio, è limpido e potente fin dalla prima nota e accompagna gli ascoltatori su una nave solida a superare scogli grossi come pietre" (QN: Il Resto del Carlino, la Nazione, Il Giorno).
Dal 1° dicembre prossimo, il singolo "dr.gam is in da house" sarà proprio in SPAGNA, in TUTTE le radio, a fare da apripista al percorso latino di dr.gam.
La serata, condotta da Raffaella Lattanzi, sarà integralmente trasmessa in diretta su Radio Arancia Network e Radio Velluto.
Nel salotto musicale del 3 dicembre all’insegna del belcantismo, si alterneranno in palcoscenico due notissimi cantanti lirici di grande spessore, il basso Mirco Palazzi e il baritono Paolo Bordogna, più volte presenti al Rossini Opera Festival, ai quali verrà conferito il Premio Tiberini d’oro, e il giovanissimo soprano in carriera Giuliana Gianfaldoni, a cui verrà conferito il Premio Tiberini d’argento. I tre artisti, accompagnati al pianoforte da Donatella Dorsi, canteranno arie e duetti di grande presa, conosciuti anche a chi non segue abitualmente l’opera.
Questi grandi personaggi, che calcano i migliori teatri del mondo, si sono sentiti onorati di essere stati scelti per il premio Tiberini del 2017 e, dopo il Covent Garden di Londra dove Mirco sta cantando, lo Staatsoper di Monaco di Baviera dove canta ora Paolo e il teatro di Wexford in Irlanda dove si sta esibendo Giuliana, approderanno anche nel piccolo teatro bomboniera di San Lorenzo in Campo, diventato famoso per i numerosi grandi artisti che qui si sono esibiti per il ‘Premio Tiberini’.
Al termine del pomeriggio lirico è previsto un incontro conviviale al ristorante Giardino che riunirà artisti, fans e autorità, al quale tutti possono partecipare previa prenotazione.
Questa manifestazione culturale, l’unica di alto livello nell’entroterra pesarese, per aver ospitato il fior fiore dei cantanti lirici di fama mondiale, basti pensare che il primo premiato, il famosissimo basso americano Samuel Ramey, ha accettato di essere il Presidente Onorario del Premio, è giunta alla ventiseiesima edizione, nonostante difficoltà di vario genere. Per rendersi conto del livello degli artisti che hanno calcato questo delizioso teatrino, basta guardare la lista dei premiati in questi 26 anni.
E quest’anno le è stata affiancata una speciale serata pop, per offrire musica per tutti i gusti alla gente del luogo e alle persone forestiere che, passando due giorni a San Lorenzo in Campo, avranno l’opportunità di conoscere anche le bellezze artistiche e naturali del luogo e le delizie culinarie.
Per prenotare i posti e per informazioni telefonare ai numeri 0721774014, 0721776784 e 3333416088.
 Premio lirico internazionale "Mario Tiberini"
Ideato e organizzato per la prima volta nel 1989 dalla Prof.ssa Giosetta Guerra di San Lorenzo in Campo, il Premio lirico internazionale “Mario Tiberini” nasce per riportare alla luce il tenore laurentino Mario Tiberini, al quale sono intitolati il Teatro Comunale di San Lorenzo in Campo e la via retrostante.
Il primo artista premiato è stato il grande basso americano Samuel Ramey, che è diventato in seguito Presidente Onorario del Premio. Il Premio “Tiberini d'oro”, noto ed apprezzato nel panorama lirico internazionale, è conferito ad artisti famosi del teatro d'opera, il Premio “Tiberini d'argento” a giovani artisti in carriera, gli artisti ringraziano offrendo al pubblico un recital di altissimo livello.
La lista dei premiati è una chiara dimostrazione del livello artistico e culturale della manifestazione.
Tiberini d'oro
Tiberini d'argento



venerdì 17 novembre 2017

Senigallia, Recital Torbidoni

Senigallia, Auditorium San Rocco

CONCERTO LIRICO PER ALEXANDRA


5 novembre 2017

Analisi di Giosetta Guerra

Marta Torbidoni, soprano marchigiano applaudito in vari teatri del mondo, è stata protagonista di un magnifico recital in ricordo della giovane modella e scrittrice senigalliese Alexandra Maich, prematuramente scomparsa l’anno scorso.
Davanti a un folto pubblico che gremiva l’Auditorium San Rocco di Senigallia, domenica 5 novembre 2017, il soprano ha fatto sfoggio di un mezzo vocale possente e robusto in grado di alleggerirsi, suoni pieni e rotondi in tutta la gamma nell’aria “Sì, mi chiamano Mimì” da La Bohème di Puccini; di voce estesissima con suoni densi e morbidi in zona media e grave e una bella scala discendente nell’aria “Tu del mio Carlo al seno” da I Masnadieri di Verdi, e voce fortissima per la cabaletta “Carlo vive” cantata prevalentemente di forza; il soprano ha attaccato forte l’aria di Liù “Tu che di gel sei cinta” dalla Turandot di Puccini, perché ha una valanga di voce che usa con generosità e talvolta ammorbidisce.


Più delicata nell’aria “O mio babbino caro” da Gianni Schicchi di Puccini, dove il soprano ha fatto uso della messa di voce e di suggestivi filati; voce sempre robusta ma carezzevole nell’aria “Addio del passato” da “La Traviata” di Verdi, attaccata a mezza voce e conclusa con un filato rinforzato.






Suo partner di scena il giovane tenore Giovanni Maria Palmia, che canta di fibra anche quando qualche frase andrebbe alleggerita (“La donna è mobile” da Rigoletto di Verdi), ha voce robusta con qualche imprecisione nell’emissione, tenuta del suono nei finali per l’aria “Di ladroni attorniato” da I Masnadieri di Verdi; bello il colore vocale nell’aria “Ah la paterna mano” da I Masnadieri di Verdi, con generosità del suono emesso di forza e scarso uso della maschera; un canto in maschera e sfumato sarebbe necessario per l’aria di Cavaradossi “E lucevan le stelle” da Tosca di Puccini, per esprimere il dolore lancinante del pittore e la struggente nostalgia dei dolci baci, non la sua rabbia che esce da un canto urlato.

Insieme i due cantati si sono esibiti in noti duetti: “Scena e duetto III atto, Amalia e Carlo” 
da I Masnadieri di Verdi, troppo gridato da entrambi; “Un dì felice eterea” da La Traviata di Verdi con duttilità vocale del soprano e fluidità della sua linea di canto, mentre quella del tenore andrebbe raffinata; attacco e finale morbidi di entrambi nel duetto “Parigi, o cara” da La Traviata di Verdi, cantata a piena voce.
Al pianoforte la giovane Silvia Ercolani, esperta accompagnatrice di cantanti.





Ha presentato gli artisti e introdotto i brani la presentatrice Anna Annibali.



Il pubblico ha gradito molto la performance, addirittura ha fatto una standing ovation per i notissimi bis “Amami Alfredo” e “Libiam ne’ lieti calici” da La Traviata di Verdi.

La manifestazione è la prima di una serie di incontri che la neo nata Associazione culturale Alexandra Maich, fondata da Eleonora Carbonari, ha intenzione di organizzare investendo vari campi della cultura. Iniziativa lodevole e buona risposta del pubblico.










giovedì 2 novembre 2017

Fano, Teatro della Fortuna
Stagione di prosa 2017-18

L’ORA DI RICEVIMENTO (banlieue)
di Stefano Massini










(11 ottobre 2017)
Recensione di Giosetta Guerra


“Viviamo in tempi infami”
 diceva Verlaine…
…E oggi?...




Vocio e musica invadono un’aula scolastica tramite un altoparlante. Una scenografia minimalista colloca solo una vecchia cattedra al centro di un’aula grigia e squallida dalle pareti fatiscenti. Un cinismo intriso di tristezza pervade l’anima di Ardeche, professore di materie letterarie di una scuola media francese, sita nella multietnica banlieue di Les Izards, ai margini dell’area metropolitana di Tolosa in Francia. Lui tenta invano di parlare agli alunni dei suoi poeti, ma si rende conto che deve affrontare problemi esistenziali ben più gravi; la speranza di migliorare la situazione è ormai perduta, ma non l’acume e l’ironia.
Fabrizio Bentivoglio, un bell’uomo di mezza età coi capelli bianchi e abbigliamento casual, ha l’aspetto del professore di provincia ed è proprio lui che impersona il professor Ardeche con naturalezza e fluidità d’eloquio.
 Solo, accanto alla cattedra, fa un’anamnesi accurata ed ironica delle peculiarità caratteriali dei suoi tredici alunni extracomunitari, che lui chiama con soprannomi ad hoc basandosi sul loro comportamento: il “raffreddato”, o l’eterno freddoloso, che sceglie il banco vicino al termosifone, “panorama”, il romantico con lo sguardo lontano che si siede  accanto alla finestra “con vista sul mondo”, il “boss”, sostenuto dal “bodyguard”, la “missionaria” a difesa dei più deboli, l’“invisibile”, che rimane silenzioso in disparte per non farsi notare e via dicendo. Questa prima parte un po’ monotona è recitata con toni bassi e pacati, sì da rendere difficile l’ascolto da lontano. Comunque la presentazione è così ricca di dettagli che noi ce li vediamo tutti davanti, anche se in realtà gli alunni non compaiono mai in scena.
Entrano in scena invece i loro genitori, appartenenti ad etnie diverse, nell’ora di ricevimento con gl’insegnanti. Giusta quindi la scelta registica di Michele Placido di passare dal grigiore e dal silenzio iniziali al cromatismo dei costumi e alla movimentazione della scena.
Purtroppo i quadri con gli ingressi dei vari genitori sono costantemente separati dal buio in palcoscenico, che interrompe la continuità dell’azione. Curate invece le dinamiche interpersonali, appropriata la differenziazione della gestualità e del modo di parlare e di porsi dei diversi personaggi. Gli attori che interpretano i genitori sono talmente presi dal loro ruolo da sembrare autentici. In realtà alcuni sono veri extracomunitari, che fanno parte della Compagnia dei giovani del Teatro Stabile dell’Umbria, produttore della pièce, agiscono e si vestono secondo i loro usi e costumi e parlano anche la loro lingua d’origine.





Giordano Agrusta è un padre rozzo e maleducato che mangia un panino mentre interloquisce col professore, Arianna Ancarani è una mamma araba col burka nero, Carolina Balucani parla spagnolo, Rabii Brahim è un focoso padre tunisino e parla arabo, Vittoria Corallo è la mamma araba,
Andrea Iarlori è il rabbino, Balkissa Maiga fa la duplice parte della mamma nera e della mamma araba e il bellissimo Marouane Zotti che purtroppo recita in penombra perché è l’invisibile, l’unico alunno che s’intravede in scena.
Poi c’è il professore di matematica di un candore disarmante, interpretato alla
grande da Francesco Bolo Rossini.
Il tema di questa commedia a sfondo drammatico è la denuncia dello scontro sociale, culturale e religioso tra famiglie straniere e istituzioni pubbliche, che dimostra l’utopia dell’integrazione.
Culture e religioni differenti non possono convivere se non col rispetto reciproco e con l’accettazione da parte degli immigrati dei principi basilari di convivenza, quali la lingua ufficiale e le regole scolastiche. Il tunisino che si rifiuta di parlare francese, ma parla arabo e si fa tradurre dalla moglie, crea un muro invalicabile, le richieste assurde di tredici menù diversi per i tredici alunni della classe rende impossibile qualsiasi tipo di integrazione, anzi diventa una pretesa inaccettabile e quindi motivo di scontro.
Se ci aggiungiamo le problematiche tipiche dei ragazzi “difficili”, che hanno bisogno di metodi scolastici personalizzati, con alle spalle famiglie difficili, che annullano il lavoro dell’insegnante, si capisce che l’integrazione resta e sempre sarà un’utopia. A questa conclusione giunge il professore che nasconde la sua frustrazione dietro l’ironia e la rassegnata accettazione della realtà.

 Regia di Michele Placido, scene di Marco Rossi, costumi di Andrea Cavalletto, musiche originali di Luca D’Alberto, voce cantante Federica Vincenti, luci di Simone De Angelis.