sabato 14 settembre 2019

Vicenza La diavolessa


Vicenza Teatro Olimpico

 Festival Vicenza in Lirica 2019

La diavolessa
Commedia giocosa in tre atti del 1755

Goldoni in musica per opera di Galuppi
(5 settembre 2019 prima)

By Giosetta Guerra

La poetica goldoniana applicata agli spettacoli operistici è garanzia di umorismo, la musica briosa di Baldassare Galuppi con tempi a volte tempestosi garantisce la godibilità. Il dinamico gioco d’intrecci e il tratteggio del personaggio, tipici di Carlo Goldoni, si ritrovano nelle raffinatezze di stile e nella mescolanza di serio e faceto della composizione musicale. L’incontro della scrittura colta e dell’invenzione del libretto (Goldoni scrive un vero libretto d’opera) con la varietà di forme musicali crea meccanismi teatralmente efficaci.


La Sinfonia d’inizio è festosa con alcuni passaggi morbidi e altri in crescendo, la tinta malinconia degli archi diffonde delicatezza ma è presto fugata dall’esplosione di gioia di tutta l’orchestra, la musica è coinvolgente e il maestro direttore e concertatore Francesco Erle dirige l’Orchestra barocca del Festival Vicenza in Lirica con gesto preciso e senza bacchetta. Del resto lui conosce bene l’opera perché è lui che l’ha revisionata insieme al Maestro Franco Rossi.
Qualche sentore della musica di Haydn e di Mozart in corso d’opera e la varietà di forme nelle arie aumentano la piacevolezza dell’ascolto.
La giovane compagnia di canto, selezionata con apposite audizioni e supportata da un corso di perfezionamento, giunge al debutto ben preparata e tutti hanno buone doti vocali.
Al conte e alla contessa, coinvolti loro malgrado nel tentativo di truffare il ricco ed ingenuo don Poppone, è riservata la forma seria, cioè l’aria col da capo, spolverata di sarcasmo.
Nella scrittura vocale virtuosa e brillante della contessa, una copia sfocata della regina della notte, Ligia Ishitani Silva si destreggia bene con voce aggraziata e agile di soprano leggero di agilità tra acuti, sovracuti, trilli, salti.
Il conte, per lingua e vocalità eroe del barocco, è interpretato dal bravo controtenore sopranista Ettore Agati, esperto della prassi esecutiva settecentesca e dotato di un mezzo vocale limpido e flessibile; l’emissione naturale produce belle sonorità omogene nel timbro, l’uso della messa di voce, la soavità dei filati, la precisione della linea di canto rendono questo artista molto interessante.
Due giovani squattrinati Dorina e Giannino, ruoli di mezzo carattere, sperano di  guadagnare denaro aderendo a questo intrigo: nel ruolo dell’avventuriera Dorina, vestita da moschettiera con parrucca bianca, Arlene Miatto Albeldas, mezzosoprano deciso con voce particolare (è armoniosa ma non sempre ha impostazione lirica), canta bene e si muove con grande disinvoltura; Giannino, giovane amante di Dorina, è il bravo baritono Omar Cepparolli che usa in modo brillante una bella voce timbrata, ampia, sonora e di buon peso e calca il palcoscenico con padronanza e spigliatezza.
Il gentiluomo Don Poppone Corbelli, come Pantalone maestro delle contraddizioni, è il versatile basso buffo Stepan Polishchuk, dotato di voce rotonda e risonante, con maggior sostegno nei registri medio e alto.


Il locandiere Falco, novello Figaro che ordisce il tranello, è Lucas Lopes Pereira, un tenorino intonato che ha cantato soprattutto sottovoce a causa di una indisposizione purtroppo non annunciata all’inizio dell’opera.

La cameriera Ghiandina, che salverà don Poppone dalla rovina, è il soprano leggero Lucia Conte; teatralmente versatile, ha pose provocanti, dotata di voce scintillante e cristallina, canta bene, ha buone mezze voci rinforzate e si lancia in acuti sicuri e tenuti. 







Lo splendido elemento architettonico del teatro olimpico ha fatto da prezioso scenario ad un allestimento minimalista (solo tavoli, panche e panchetti in palcoscenico).
La briosa regia di Bepi Morassi è attenta alla vivacità dell’azione: gli artisti corrono avanti indietro per il palcoscenico col rischio di cadere in un’inquietante botola sempre aperta sul pavimento, salgono sugli sgabelli, entrano ed escono da ogni parte, girano tra il pubblico, due mimi (Luca Rossi e Francesco Motta) son sempre affaccendati, il servitore Gabrino si dà da fare ma non parla; purtroppo le luci di Andrea Grussu e Matteo Bianchi, quasi sempre basse anche se adattate alle situazioni, non hanno badato alla visibilità dei protagonisti, quindi anche i bei costumi settecenteschi di Carlos Tieppo, responsabile dell’Atelier de La Fenice di Venezia, sono rimasti un po’ nell’ombra quando invece con l’architettura palladiana dell’Olimpico avrebbero completato lo stile del secolo dei lumi.


Una scena più illuminata dunque e una dizione più chiara dei cantanti avrebbero favorito la comprensione del testo e aumentato la godibilità dello spettacolo.


Il pubblico ha gradito questa novità e applaudito con vigore anche il grande lavoro degli organizzatori, guidati dall’infaticabile Andrea Castello.

foto Beatrice Milocco



Vicenza
Teatro Olimpico
giovedì 5 settembre 2019 ore 21.00
domenica 8 settembre 2019 ore 21.00
La Diavolessa
commedia giocosa in tre atti di
Carlo Goldoni
musica di
Baldassare Galuppi
prima rappresentazione assoluta:
Venezia, Teatro di S. Samuele, novembre 1755
edizione di
Franco Rossi e Francesco Erle
personaggi e interpreti
Il Conte Nastri Ettore Agati
La Contessa, sua moglie Ligia Ishitani Silva
Dorina, avventuriera Arlene Miatto Albeldas
Giannino, giovane amante di Dorina Omar Cepparolli
Don Poppone Corbelli, gentiluomo Stepan Polishchuk
Ghiandina, cameriera Lucia Conte
Falco, locandiere Lucas Lopes Pereira
Gabrino, servitore che non parla
maestro direttore e concertatore Francesco Erle

regia Bepi Morassi
costumi ideati da Carlos Tieppo e
realizzati da
Sartoria Daniela e Sartoria Paola Girardi
light designer Andrea Grussu
maestro alle luci
Matteo Bianchi
trucco Riccardo De Agostini
acconciature
Sonia Castegnaro (Salone Capelli d’Autore, Brendola),
Alessia Manzardo (Salone Elodì, Schio),
Elena Paolini (Salone Elena, Lonigo),
Doriana Zarpellon (Capelli d’Oro, Zanè),
fotografia Beatrice Milocco.
Orchestra barocca del Festival Vicenza in Lirica
primo violino di spalla Enrico Parizzi
traversieri
Alberto Crivelletto, Massimo Crivelletto
oboi
Arrigo Pietrobon, Nicolò Dotti
corni
Enrico Barchetta, Davide Saturno
violino I
Pietro Battistoni, Isobel Cordone
violino II
Matteo Zanatto (concertino), Stefano Favretto, Alessandra Scatola
viole
Simone Siviero (concertino), Elena Gelmi
violoncello
Simone Tieppo (continuo), Matylda Adamus
violone
Michele Gallo
cembalo e continuo
Alberto Maron
produzione Vicenza in Lirica 2019 | Concetto Armonico
direttore artistico Andrea Castello



 




domenica 1 settembre 2019

Rof 2019 La Riconoscenza


ROF 2019
Pesaro, Teatro Rossini

La riconoscenza

Cantata pastorale per quattro voci, coro e orchestra

 (14 agosto ore 16)



      A cura di Giosetta Guerra   


Rossini compose la cantata pastorale La Riconoscenza per la principessa di Lucca Maria Luisa Giuseppina di Borbone, sul dotto testo di Giulio Genoino.
Formata da sette numeri musicali intercalati da recitativi accompagnati, la cantata è stata eseguita a Pesaro dall’Orchestra Filarmonica G. Rossini, diretta dal bravo Donato Renzetti, dal Coro del Teatro della Fortuna M. Agostini, preparato dall’esperta musicista Mirca Rosciani e da quattro voci soliste: il soprano Carmela Remigio (la pastorella Argene), il mezzosoprano Victoria Yarovaya (la pastorella Melania), il tenore Ruzil Gatin (Fileno) e il basso Riccardo Fassi (Elpino).


















L’Orchestra Filarmonica G. Rossini entra con delicatezza nel ritmo danzante dell’Introduzione con la leggerezza degli archi. Il tocco gentile del M° Renzetti, che dirige con maestria, sensibilità e rispetto delle voci, si avverte per tutto il concerto. C’è infatti un netto contrasto tra la cantabilità e la morbidezza dell’orchestra e il tecnicismo delle voci.
Il soprano Carmela Remigio presenta poco spessore vocale nell’Aria di Argene, ma acuti sicuri e buona linea di canto nel duetto Argene/Melania con Victoria Yarovaya, mezzosoprano dalla voce corposa e di bel colore. Nel terzetto Argene/Melania/Fileno, lungo e sbalzato, la Remigio ha una bella grinta, raggiunge vette acute e affronta con precisione tecnica la coloratura, la delicatezza d’emissione affiora quando ammorbidisce il canto, ma la voce rimane fredda; la Yarovaya ha suono pieno e zona acuta sicura, ma perde spessore nei gravi. La dizione è carente in entrambe. Gatin, introdotto da arpa, corno e flauto, presenta una vocalità chiara e tagliente da tenore contraltino, sicura negli attacchi acuti, svettante nel registro sovracuto, morbida nel canto a mezzevoce, e un buon sostegno del fiato, tuttavia per una parte così impervia la voce è da perfezionare. Nonostante la sua brevità, l’aria di Fileno permette a Fassi di mettere in mostra la sua preziosa voce di basso cantante, dal bel colore scuro, ricca di armonici, suoni rotondi e pieni, zona grave accattivante ed una dizione comprensibile.
Il Coro, che interviene solo nell’Introduzione e nel Finale, esibisce pienezza del suono e buon amalgama sonoro.

Edizione critica della Fondazione Rossini in collaborazione con Casa Ricordi e a cura di Patricia B. Brauner.

Fotografie Studio Amati Bacciardi