Fano,
Teatro della Fortuna
(12 marzo 2016)
IL
BARBIERE DI SIVIGLIA
opera
buffa di Gioachino Rossini su libretto
di Cesare Sterbini, tratto dalla commedia
omonima di Beaumarchais.
di Cesare Sterbini, tratto dalla commedia
omonima di Beaumarchais.
recensione
di Giosetta Guerra
Troppa
roba per Rossini già ricco di suo.
Distrazioni
visive e privazioni uditive.
In
coproduzione col Teatro dell'Aquila di Fermo e il Teatro Ventidio
Basso di Ascoli Piceno, il Teatro della Fortuna di Fano entra nei
festeggiamenti dell'anno rossiniano mettendo in scena Il
Barbiere di Siviglia.
Rodion
Pogossov è un Figaro mobilissimo e versatile con
l'ironia e l'aspetto del comico televisivo Ficarra, è un barbiere
atletico che tiene la scena con grande padronanza del palcoscenico e
gestisce in modo appropriato una voce baritonale estesa e flessibile,
la dizione nei recitativi non è sempre chiara.
Il
tenore Giulio Pelligra non ha le qualità né fisiche
né vocali per impersonare il conte d'Almaviva: ha
il timbro chiaro ma non è un tenore contraltino né un tenore di
grazia, mette una certa cura nel porgere, ma spesso canta di fibra e
di gola e non tiene gli acuti se non in qualche raro caso, fa le
mezze voci ma non ha la fluidità rossiniana, la dizione è carente e
la voce a volte non supera l'orchestra. Prova schiacciante di tale
inadeguatezza: ha tagliato l'aria finale "Cessa di più
resistere".
Bruno
Praticò è una vera icona nel ruolo di Don Bartolo;
la spontaneità del gesto e la padronanza del palcoscenico si
affiancano ad una voce di baritono ferma e robusta, che si espande
con sicurezza e si flette con facilità nel sillabato fitto, dove
però la parola è incomprensibile.
Il
basso Alessandro
Spina è
uno spilungone che
veste bene la tonaca di Don Basilio, possiede voce estesa di bel colore scuro, ampia in acuto e morbida
nella coloratura, ma "la
Calunnia" richiede
maggior spessore vocale ed incisività d'accento.
Josè
Maria Lo Monaco è una Rosina
malvestita e monacale, ha voce pastosa di mezzosoprano, di bel
colore brunito e di normale spessore, suoni pieni e densi in zona
medio grave e belle espansioni in acuto, conosce
la prassi esecutiva del canto di coloratura, riesce ad
eseguire il canto veloce, ma nel farlo la voce diminuisce di volume.
Felicia
Bongiovanni è una Berta vamp che giunge a cavallo, il
soprano ha un buon mezzo vocale con note gravi dense, acuti lanciati,
fa variazioni in sovracuto, ma deve imparare a pronunciare il
trigramma "gli" (moglie, non moje)
Daniele
Terenzi (Fiorello, poi ufficiale) ha voce
baritonale un po' impastata.
Alberto
Pancrazi, noto giornalista marchigiano si è prestato per calarsi nei panni di un immobile e caratteristico Ambrogio dalla
capigliatura schizzata.
Brava
e rispettosa della scrittura rossiniana la FORM Orchestra
Filarmonica Marchigiana diretta da Matteo Beltrami, che dà
giusti attacchi alle sezioni orchestrali, corretti gl'interventi del
corno tanto amato da Rossini e da...me.
Fantastica
per la levigatezza e la levità del suono nella Sinfonia e per la frizzante
leggerezza nei concertati. Al
fortepiano Elisa Cerri.
Il
Coro del Teatro della
Fortuna "M. Agostini"
diretto da Mirca Rosciani,
contribuisce alla resa sonora delle parti d'insieme ed è impegnato
anche scenicamente.
Elementi
scenici infantili e a volte inappropriati, video e proiezioni
originali ma eccessive, costumi moderni, tutto progettato e
realizzato dagli allievi dell'Accademia delle Belle Arti di Urbino
per l'allestimento del ROF di qualche anno fa.
La
regia di Francesco Calcagnini è
cervellotica e sovrabbondante con qualche illuminazione. Davide
Riboli è l'assistente regista.
Quasi
tutti entrano dalla platea dove si dilata l'azione scenica, Fiorello
si mette a cantare tra la gente, addirittura tutta la prima scena coi
cantori mascherati è schiacciata nel piccolo spazio tra la prima
fila di platea e l'orchestra in semioscurità, Lindoro
canta le due prime arie in piedi su uno sgabello a un palmo dalla
faccia degli spettatori e poi sulla scaletta laterale, il balcone di
Rosina è un palco di loggione da dove viene calato e tirato su un
pallone, Figaro è seduto in platea, poi sale in palcoscenico e canta
davanti ad un velatino opaco dove s'illuminano due porte per far
comparire Rosina e Bartolo, mentre un foglietto sale e scende
attaccato ad un filo, e dove vengono proiettati gli oggetti della
bottega di Figaro;
quando, dopo un insopportabile lungo periodo di chiusura, il velatino si alza, compaiono dei modellini raffiguranti sezioni di palchetti in miniatura, tipo costruzioni col lego, messi in ordine sparso (soluzione piuttosto infantile) e un maggiordomo strano costantemente seduto in silenzio,
i protagonisti spesso si esibiscono su una passerella laterale che collega la platea al palcoscenico, on stage c'è un interminabile andirivieni di personaggi mascherati e camerieri che apparecchiano e sparecchiano (forse eravamo a casa di Don Pasquale?), portano perfino una testa mozza di un cavallo (boh!), la "forza" è in abiti civili,
durante l'aria di Bartolo and company "Freddo ed immobile" son tutti attorno ad un tavolo che infilzano spilloni su un cervello messo al centro, il finto maestro di musica sbuca da uno sportellino che si alza sulla piana del tavolo dove è seduto Bartolo e
imbocca il vecchio,
Bartolo disinfetta tutti, anche il pubblico, con la pompetta del ddt prima di fare la barba, Berta biondissima entra come una star in groppa ad un cavallo, mentre Rosina indossa sempre un misero e castigatissimo vestitino nero sì da sembrar lei la serva, confusione e azioni di disturbo. UFFA! Non se ne può più di queste regie arzigogolate e cervellotiche, che cercano i cavilli e non badano all'essenziale, ingigantiscono i particolari e mettono in scena troppe cose. Rossini non ha bisogno di essere arricchito, lui è già ricco di suo e di tanta bella musica che non va assolutamente disturbata. Sono invece originali le trovate per la lezione di musica col vecchio addormentato, l'ingresso dalla platea di Don Basilio in portantina a forma di confessionale, il passaggio in platea e in palcoscenico di gente con l'ombrello e con la scala in una mezzaluce blu durante il temporale
e la proiezione sui palchi di scritte e disegni in tema (un po' troppe a dire il vero) per il trionfo della tecnologia.
quando, dopo un insopportabile lungo periodo di chiusura, il velatino si alza, compaiono dei modellini raffiguranti sezioni di palchetti in miniatura, tipo costruzioni col lego, messi in ordine sparso (soluzione piuttosto infantile) e un maggiordomo strano costantemente seduto in silenzio,
i protagonisti spesso si esibiscono su una passerella laterale che collega la platea al palcoscenico, on stage c'è un interminabile andirivieni di personaggi mascherati e camerieri che apparecchiano e sparecchiano (forse eravamo a casa di Don Pasquale?), portano perfino una testa mozza di un cavallo (boh!), la "forza" è in abiti civili,
durante l'aria di Bartolo and company "Freddo ed immobile" son tutti attorno ad un tavolo che infilzano spilloni su un cervello messo al centro, il finto maestro di musica sbuca da uno sportellino che si alza sulla piana del tavolo dove è seduto Bartolo e
imbocca il vecchio,
Bartolo disinfetta tutti, anche il pubblico, con la pompetta del ddt prima di fare la barba, Berta biondissima entra come una star in groppa ad un cavallo, mentre Rosina indossa sempre un misero e castigatissimo vestitino nero sì da sembrar lei la serva, confusione e azioni di disturbo. UFFA! Non se ne può più di queste regie arzigogolate e cervellotiche, che cercano i cavilli e non badano all'essenziale, ingigantiscono i particolari e mettono in scena troppe cose. Rossini non ha bisogno di essere arricchito, lui è già ricco di suo e di tanta bella musica che non va assolutamente disturbata. Sono invece originali le trovate per la lezione di musica col vecchio addormentato, l'ingresso dalla platea di Don Basilio in portantina a forma di confessionale, il passaggio in platea e in palcoscenico di gente con l'ombrello e con la scala in una mezzaluce blu durante il temporale
e la proiezione sui palchi di scritte e disegni in tema (un po' troppe a dire il vero) per il trionfo della tecnologia.
Il pubblico si è divertito, ma Rossini è Rossini
e Il Barbiere è particolarmente accattivante.
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