Esteban von Mecher
Il secondo concerto a cui abbiamo assistito, sempre nella stupenda cornice della Chiesa di S. Stefano al Ponte Vecchio, comprendeva un programma interamente vivaldiano, con Le Quattro Stagioni nella prima parte e il Gloria nella seconda, sempre colla partecipazione del Coro Harmonia Cantata, e delle due buone voci soliste del soprano Giulia Peri e del contralto Patrizia Scivoletto. Tamsin Waley-Cohen, violino solista delle stagioni, che sembra essere ormai di casa a Firenze (per nostra fortuna), ci ha travolto con una lettura incalzante e partecipata delle partiture vivaldiane: i mille colori e fraseggi richiesti al violino solista, ora elegiaci, ora virtuosistici, ora tempestosi, ora popolareschi, sembravano far naturalmente parte del codice genetico dalla giovane artista inglese e del suo superlativo strumento, perfettamente assecondata e supportata da Andrea Fornaciari e dalla giovane orchestra polacca. La tempesta, che incombe sempre sull’afosa Estate, affiorando in piccoli interventi che rompono la monotonia della calura e del ronzio delle mosche, diventa alla fine l’Uragano Tamsin, assolutamente sconvolgente per i tempi scelti e per le diverse espressioni della Waley-Cohen. E il dolcissimo movimento centrale de l’Inverno è stato uno dei momenti più commoventi di queste Stagioni, dove la Grazia sembrava essersi posata prima di ripartire per altre mete. Nel Gloria abbiamo apprezzato, come per il Requiem di Mozart, il buon coro, e, in più, l’intensa partecipazione e virtuosità della Peri e della Scivoletto, sottolineando l’intensità di quest’ultima nella sua affascinante aria col coro. Anche qui la Polska Iuventus Orchestra e Fornaciari hanno offerto una notevole esecuzione, sentita e piena di sottigliezze. Grandi applausi per tutti in entrambi i concerti, con un pubblico che non voleva partire perché forse attendeva un bis che non c’è stato.
Il secondo concerto a cui abbiamo assistito, sempre nella stupenda cornice della Chiesa di S. Stefano al Ponte Vecchio, comprendeva un programma interamente vivaldiano, con Le Quattro Stagioni nella prima parte e il Gloria nella seconda, sempre colla partecipazione del Coro Harmonia Cantata, e delle due buone voci soliste del soprano Giulia Peri e del contralto Patrizia Scivoletto. Tamsin Waley-Cohen, violino solista delle stagioni, che sembra essere ormai di casa a Firenze (per nostra fortuna), ci ha travolto con una lettura incalzante e partecipata delle partiture vivaldiane: i mille colori e fraseggi richiesti al violino solista, ora elegiaci, ora virtuosistici, ora tempestosi, ora popolareschi, sembravano far naturalmente parte del codice genetico dalla giovane artista inglese e del suo superlativo strumento, perfettamente assecondata e supportata da Andrea Fornaciari e dalla giovane orchestra polacca. La tempesta, che incombe sempre sull’afosa Estate, affiorando in piccoli interventi che rompono la monotonia della calura e del ronzio delle mosche, diventa alla fine l’Uragano Tamsin, assolutamente sconvolgente per i tempi scelti e per le diverse espressioni della Waley-Cohen. E il dolcissimo movimento centrale de l’Inverno è stato uno dei momenti più commoventi di queste Stagioni, dove la Grazia sembrava essersi posata prima di ripartire per altre mete. Nel Gloria abbiamo apprezzato, come per il Requiem di Mozart, il buon coro, e, in più, l’intensa partecipazione e virtuosità della Peri e della Scivoletto, sottolineando l’intensità di quest’ultima nella sua affascinante aria col coro. Anche qui la Polska Iuventus Orchestra e Fornaciari hanno offerto una notevole esecuzione, sentita e piena di sottigliezze. Grandi applausi per tutti in entrambi i concerti, con un pubblico che non voleva partire perché forse attendeva un bis che non c’è stato.
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