GALATEO di e con MARIA CASSI, ovvero l’arte del racconto e del trasformismo.
(5 febbraio 2010)
Di Giosetta Guerra
Non ha bisogno di cambiarsi d’abito come Brachetti per trasformarsi in vari personaggi e non ha bisogno di sceneggiatori per riempire due ore di comicità toscana più densa e serrata di quella di Panariello, perché è lei che scrive i testi, li recita e li arricchisce ogni volta di gags estemporanee, per cui una serata non è mai uguale alla successiva.
Sola in palcoscenico, con pochissimi arredi (due sedie, un tavolino, tre libri, una brocca d’acqua e un bicchiere mezzo pieno che ogni tanto porta alle labbra dicendo di bere grappa), MARIA CASSI, vestita da uomo (scarpe nere, pantaloni neri gessati con bretelle, camicia bianca), esordisce farfugliando e gesticolando, simulando una conversazione nonsense con interlocutori inesistenti, poi commenta le norme di comportamento scritte dal 1500 ad oggi, intervallandole con critiche sul carattere, i vizi e le abitudini dei Fiorentini e con racconti di episodi di vita toscana.
Lo spettacolo, da lei scritto, recitato e improvvisato, s’intitola GALATEO. Da non perdere.
L’attrice legge e commenta a modo suo pagine dal “Galateo” di Monsignor Della Casa del secolo XVI soffermandosi su cose stomachevoli, il baciamano descritto nel “Galateo Moderno” di Lea Schiavi (finito di stampare il 15 luglio 1937, Milano – Sonzogno, 70€), il decalogo della fidanzata da “Nuove usanze per tutti” (Ed. 1939, 15€) di Vanna Piccini e il comportamento della zitella tratto da “Come si vive nella buona società” scritto nel 1895 da Camilla Buffoni Zappa.
E non sono nomi inventati come qualcuno ha scritto, ma autori veri e libri ancora esistenti e in vendita.
Esilaranti e sarcastici sono i commenti e le situazioni create (e l’accento toscano l’aiuta molto), sottolineati da una mimica facciale e del corpo indescrivibili (a volte fanno impressione, come quando si mangia la lingua che non vuole stare al suo posto) e guidati da una tecnica teatrale che buca lo schermo, come si dice abitualmente, anche se la fiorentina Maria Cassi non è un volto televisivo.
È una vera mattatrice della scena, una maestra della clownerie, un’impressionante trasformista (il viso e il corpo non sembrano mai gli stessi), dotata di una verve inesauribile e di una comicità godibile, immediata, intelligente e un po’ osée.
Lo spettacolo fa parte della mini stagione teatrale del Teatro Tiberini di San Lorenzo in Campo, inserito nella Rete Teatrale del Teatro Stabile delle Marche, diretto da Lucia Ferrati, che opera nei dodici teatri della Provincia di Pesaro e Urbino col sostegno della Provincia (assessore alle politiche culturali è il vicepresidente della Provincia Davide Rossi) e dei comuni coinvolti.
Sola in palcoscenico, con pochissimi arredi (due sedie, un tavolino, tre libri, una brocca d’acqua e un bicchiere mezzo pieno che ogni tanto porta alle labbra dicendo di bere grappa), MARIA CASSI, vestita da uomo (scarpe nere, pantaloni neri gessati con bretelle, camicia bianca), esordisce farfugliando e gesticolando, simulando una conversazione nonsense con interlocutori inesistenti, poi commenta le norme di comportamento scritte dal 1500 ad oggi, intervallandole con critiche sul carattere, i vizi e le abitudini dei Fiorentini e con racconti di episodi di vita toscana.
Lo spettacolo, da lei scritto, recitato e improvvisato, s’intitola GALATEO. Da non perdere.
L’attrice legge e commenta a modo suo pagine dal “Galateo” di Monsignor Della Casa del secolo XVI soffermandosi su cose stomachevoli, il baciamano descritto nel “Galateo Moderno” di Lea Schiavi (finito di stampare il 15 luglio 1937, Milano – Sonzogno, 70€), il decalogo della fidanzata da “Nuove usanze per tutti” (Ed. 1939, 15€) di Vanna Piccini e il comportamento della zitella tratto da “Come si vive nella buona società” scritto nel 1895 da Camilla Buffoni Zappa.
E non sono nomi inventati come qualcuno ha scritto, ma autori veri e libri ancora esistenti e in vendita.
Esilaranti e sarcastici sono i commenti e le situazioni create (e l’accento toscano l’aiuta molto), sottolineati da una mimica facciale e del corpo indescrivibili (a volte fanno impressione, come quando si mangia la lingua che non vuole stare al suo posto) e guidati da una tecnica teatrale che buca lo schermo, come si dice abitualmente, anche se la fiorentina Maria Cassi non è un volto televisivo.
È una vera mattatrice della scena, una maestra della clownerie, un’impressionante trasformista (il viso e il corpo non sembrano mai gli stessi), dotata di una verve inesauribile e di una comicità godibile, immediata, intelligente e un po’ osée.
Lo spettacolo fa parte della mini stagione teatrale del Teatro Tiberini di San Lorenzo in Campo, inserito nella Rete Teatrale del Teatro Stabile delle Marche, diretto da Lucia Ferrati, che opera nei dodici teatri della Provincia di Pesaro e Urbino col sostegno della Provincia (assessore alle politiche culturali è il vicepresidente della Provincia Davide Rossi) e dei comuni coinvolti.
Nessun commento:
Posta un commento