XVI
Festival Pergolesi – Spontini
(anno
2016)
Jesi,
Teatro Pergolesi
Li
prodigi della divina grazia nella
conversione
e morte di San Guglielmo duca d’Aquitania,
e morte di San Guglielmo duca d’Aquitania,
dramma sacro di Pergolesi.
(9
e 11 settembre 2016)
Il
secondo fine settimana del XVI Festival Pergolesi-Spontini ha offerto
al pubblico importanti e inedite novità. Nelle sere del 9 e dell’11
settembre al teatro Pergolesi è stato eseguito in forma
scenica Li prodigi della
divina grazia nella
conversione e morte di San Guglielmo duca d’Aquitania,
dramma sacro di Pergolesi su testo di Ignazio Maria Mancini, nella
revisione critica di Livio Aragona, rappresentato per la prima volta
a Napoli nel 1731, lavoro d’esordio del giovane Pergolesi come
compositore, dramma sacro, secondo quanto stabilito nei conservatori
napoletani e circolato presso i circoli filippini nella
prima metà del ‘700, del quale ci rimane una copia non autografa.
L’opera
presenta una grande teatralità e affascina gli spettatori con la sua
componente seria e sacra e con una vena profonda e ironica che
le consente di essere inserita in buona parte nello stile
buffo. La trama è complessa: la figura del protagonista, Guglielmo
duca d’Aquitania, è ricostruita, secondo una tradizione
agiografica medievale, attraverso tre sovrapposte biografie:
quella di Guglielmo X duca d’Aquitania e conte di Poitiers, quelle
di Guglielmo di Gellone e di Guglielmo di Malavalle. Soprattutto il
primo è legato alla figura di Bernardo di Chiaravalle, che gli
rimprovera come grave peccato l’appoggio all’antipapa Anacleto.
Le tre biografie costruiscono un unico personaggio nel
suo percorso verso la santità. Conflitto fra anima e corpo,
spiritualità e peccato, lotta così presente nella musica e nei
testi dei primi oratori (come non ricordare il conflitto fra anima e
corpo di Cavalieri o la disputa fra il demonio e l’angelo nella
contesa fra angelo e demonio nel purgatorio dantesco dell’anima di
Buonconte?). In questa lotta fra bene e male si alternano le figure
che li rappresentano: San Bernardo e l’eremita, l’angelo e il
demonio, pronti a travestirsi, mimetizzarsi, ingannare, assumere
identità diverse. La musica, caratterizzata da magnifiche arie,
da-capo e i recitativi che le precedono, presenta questioni non
sempre risolte: una sinfonia condivisa con l’Olimpiade
e un’aria e un duetto cantate dall’angelo che ritroviamo
con altri versi sempre nell’Olimpiade.
Le stesse voci dai toni alti richiamano il cielo e le
forze del bene (San Bernardo, l’eremita, l’angelo e lo stesso
Guglielmo nel suo percorso verso la morte che lo santificherà)
e quelle dai toni bassi il male o la terrestrità (il demonio,
baritono). Il basso-buffo, il capitano Cuosemo, al servizio del duca,
nelle sue confusioni e contraddizioni sarà destinato a riscattarsi e
a conquistare con il suo signore, la santità. Questo personaggio,
eliminato in successive versioni presso le confraternite dei
filippini, delle quali ci restano quattro copie manoscritte e
un libretto a stampa, conferisce un tono a volte comico e comunque un
registro ironico a tutto il contesto.
I
giovani cantanti hanno rivelato, oltre a voci adeguate ad affrontare
il repertorio barocco, capacità espressive e di recitazione:
Raffaella Milanesi
(Guglielmo), Sofia Soloviy
(San Bernardo e l’eremita), Arianna
Vendittelli (angelo), Maharram
Huseynov (demonio), Clemente
Antonio Daliotti (Cuosemo).
Quest’ultimo, erede della commedia dell’arte, ma anche dell’uso
diffuso di tali ruoli nell’ambiente napoletano del ‘700, si è
espresso in un dialetto colorito e vivace, conferendo un tono di
comicità e d’ironia.
Il direttore Cristophe
Rousset ha diretto Les
talents liriques accompagnando
l’orchestra al clavicembalo in funzione di basso
continuo. L’orchestra e i cantanti hanno offerto uno spettacolo di
sublime bellezza, attraverso le arie, i duetti, i recitativi. La
scenografia, essenziale, ha sottolineato gli stati d’animo, il
movimento dei pannelli ha creato varietà di toni, e
i colori hanno differenziato l’appartenenza al mondo del male o del
bene: un gruppo di giovani vestiti di bianco, figure angeliche, in
una scena sollevano e trasportano nel palcoscenico l’angelo, figure
vestite di nero circondano in un’altra il
demonio. Un elogio meritano, oltre agli interpreti, la regia di
Francesco Nappa,
la scenografia di Benito Leonori,
il lavoro della costumista Giusi
Giustino. Non possiamo che
augurarci che tale spettacolo possa essere rappresentato anche
altrove e che prosegua il lavoro di ricerca e di diffusione del
repertorio barocco, anche se questa singolare e splendida
realizzazione non è riuscita a fare nel teatro il “tutto
esaurito”. Un convegno di musicologia filologia e storia del ‘700
napoletano protratto nella giornata di sabato 10 in ricordo di
Francesco Degrada, ha offerto un notevole contributo alla conoscenza
degli studi sul periodo e sul contesto nel quale Pergolesi ha
vissuto e si è formato.
Majolati,
cappella della casa di riposo “Gaspare Spontini”
Il
salotto Agnese
(11
settembre pom.)
(11
settembre pom.)
Le
pagine tratte dall’Agnese di Hohenstaufen di Gaspare Spontini
dovevano essere eseguite nel pomeriggio dell’11 settembre nel
giardino del museo, ma a causa di un tempo poco clemente il
concerto è stato eseguito nella cappella della casa di riposo, luogo
altrettanto suggestivo, davanti alla tomba del musicista, del quale
si è così sentita la presenza spirituale.
La
grande opera storico-romantica in tre atti, composta in tedesco
su libretto di Ernest Raupach e in versione italiana di Mario
Bertoncini (1970), fu eseguita, per opera di Francesco Siciliani, al
ricordo del quale questo “salotto” è dedicato, al Maggio
musicale fiorentino del 1954. Il maestro Dario Della Porta ha
ripercorso la storia dell’opera e il lavoro di Francesco
Siciliani, intervenendo fra i gruppi di esecuzioni
musicali, offrendo una lettura interessante e coinvolgente del lavoro
di Spontini. Si tratta di un’opera difficile, anche se dalle
pagine bellissime, scritta fra
il 1827 e il 1829,
eseguita per la prima volta a Berlino nel 1829 al teatro dell’opera
reale. Lo stesso argomento, pur se incentrato su una storia d’amore,
simile per alcuni aspetti, alla storia shakespeariana di Giulietta e
Romeo, dalla quale si differenzia per il lieto fine, presentò nel
risorgimento problemi di esecuzione: in tale epoca non si poteva
accettare una conclusione positiva ottenuta attraverso un compromesso
politico inaccettabile, la spedizione contro l’Italia.
Le
varie arie, scelte dal primo, secondo e terzo atto, sono state
eseguite dai giovani dell’Accademia d’arte lirica di Osimo,
accompagnati al pianoforte dal maestro Alessandro
Benigni. I vari ruoli sono
stati interpretati da Miriam
Perlashvili
soprano (Agnese), Martina
Rinaldi
soprano (Ermengarda), Giorgi Tsintsadze
tenore (Enrico), Daniele
Adriani
tenore (Filippo), TaKahiro
Shimotsuka
(il duca), Akaki
Ioseliani
baritono (Imperatore /arcivescovo), Raffaella
Fernandes,
Magdalena
Krystoforska,
Tsisana
Giorgadze
(il coro di dame e monache). Tutti hanno rivelato voci promettenti,
risultato di grande impegno nello studio del canto lirico;
coinvolgenti le splendide arie romantiche e di particolare
fascino i concertati.
Ci
auguriamo che per merito del festival pergolesiano tale opera possa
essere ripresa ed eseguita, anche nella versione originale in
tedesco, consentendo una più vasta conoscenza di Gaspare
Spontini in Italia e nel mondo.
Loreto,
Santa Casa
Mater
Misericordiae concerto
mariano
(10
settembre)
Singolare
attenzione merita il concerto offerto ai partecipanti al
festival, ma aperto a tutti, la sera del 10 settembre nella splendida
basilica della Santa Casa di Loreto, “Mater Misericordiae”,
concerto mariano diretto da Christophe
Rousset e la sua orchestra Les
talents lyriques, che hanno eseguito
il Salve Regina di
Pergolesi e quello di Leo, e infine lo Stabat
mater di Pergolesi. Le
voci sono state quelle del contralto Benedetta
Mazzuccato e del soprano Francesca
Aspromonte, quest’ultima dalla
voce cristallina e luminosa, perfetta nelle agilità. Opere
musicalmente note, ma spiritualmente ricche soprattutto se
eseguite in questo luogo dell’anima. Nell’ultima parte
dell’esecuzione dello Stabat
mater un guasto elettrico ha
spento improvvisamente le luci della basilica. Gli spettatori hanno
immaginato motivazioni diverse, qualcuno ha pensato ad un effetto di
“regia”, indubbiamente di grandissima suggestione! L’orchestra
ha continuato a suonare e le cantanti hanno portato egregiamente a
conclusione la straordinaria composizione nel buio illuminato da luci
improvvisate: torce, telefonini, altro…. Anche un banale incidente
può contribuire ad illuminare lo spirito!
Giuseppina
Giacomazzi
foto Binci
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