Spoleto, chiostro di San Nicolò
Un
surreale
Orfeo
di Savinio apre la stagione del lirico-sperimentale di Spoleto.
Recensione
di Giuseppina Giacomazzi
La
stagione lirico-sperimentale di Spoleto 2016 si è aperta nei
giorni 12-13 agosto nel chiostro di San Nicolò con la messa in scena
dell’atto unico per quattro voci di Savinio “Orfeo
vedovo”,
composta ed eseguita a Roma nel 1950 (prima di 4 opere in
musica: Agenzia
Fix, Vita dell’uomo, Cristoforo Colombo), presentata nell’allestimento per canto e pianoforte di Daniele
Lombardi, ricercatore, musicologo, pianista, il quale ha
assecondato la chiave interpretativa surreale propria dell’autore.
Le voci sono state quelle di giovani cantanti del lirico-sperimentale
che hanno alternato efficacemente canto e recitazione:
Salvatore Grigoli (Orfeo), Federica Livi (Euridice), Amedeo Di Furia
(Maurizio) e Alessandro Abis (agente), accompagnati al
pianoforte dal bravo Luca Spinosa. Il figlio di Savinio,
Ruggero, ha introdotto la seconda serata, offrendo una chiave
interpretativa del testo nel suo rapporto con l’opera del padre, genio poliedrico, pittore, scrittore, musicista, purtroppo
ancora meno conosciuto del fratello Giorgio De Chirico.
La
trama è quella della storia classica di Orfeo ed Euridice:
Orfeo piange la donna amata morta, ma il testo di Savinio è
altro: Orfeo è sul punto di suicidarsi per questa perdita, ma viene
interrotto dall’entrata di un agente dell’IRD (Istituto
Ricostruzione Defunti), il quale lo convince, attraverso le
tecniche persuasive del mercato, a comprare una macchina, la
cinecronoplastica, che gli consentirà di rivedere Euridice. La donna
riappare, anche se in una dimensione temporale diversa, ma non si
cura di Orfeo. Si dimostra annoiata e felice di incontrare l’amante
Maurizio Mezzetti, segretario del marito. Euridice asserisce di
amare tutti e due e Orfeo sembrerebbe disposto ad
accettare il triangolo, dopo aver più volte gridato “In
questi casi cosa si deve fare?”, poi tenta di
sparare agli amanti, ma si accorge che i due si trovano
in un‘altra dimensione temporale e allora non gli resta che il
suicidio.Savinio, in una conversazione radiofonica, affermò l’importanza della figura di Orfeo nella sua opera: “Orfeo è l’uomo. L’uomo superiore. L’uomo completo….. Orphée c’est moi.” E Orfeo non può fingere, non può velarsi. Parola prolungata nella musica, il monologo di Orfeo è la voce dell’anima di Savinio e l’ironia importante arma di difesa. Orfeo è il poeta, ma è anche l’uomo, l’intellettuale e l’artista che sa mettere a nudo le contraddizioni del mondo borghese: il matrimonio, la fedeltà, la capacità di persuasione consumistica esercitata dall’agente dell’IRD. La sceneggiatura sottolinea l’atmosfera di morte, sullo sfondo scorrono in bianco e nero i quadri di Savinio ed Euridice è avvolta in un velo bianco che le copre anche il volto e che racchiude il mistero di una donna scissa fra due sentimenti, forse mistero a se stessa.
Le serate sono state introdotte da due concerti di musica del ‘900 in due sale in contemporanea, con musiche di Pizzetti, Casella, Malipiero, Respighi e Savinio, interpretate dai cantanti del lirico sperimentale (Maria Bagalà, Nadina Calistru, Chiara Mugini, soprani, Beatrice Mezzanotte mezzosoprano nella sala inferiore, accompagnate da Luca Spinosa al pianoforte e per la sonatina di Malipiero dal violoncello di Matteo Maria Zurletti, nella sala superiore Sara Intagliata, Sabrina Cortese, Giulia Mazzola soprani, Annapaola Pinna mezzosoprano, Enrico Cicconofri al pianoforte). Daniele Lombardi ha eseguito il brano “Risonanze” di Malipiero e gli “Chants de la mi-mort” di Savinio, rivelandosi pianista d’eccezione nell’affrontare le grandi difficoltà tecniche e interpretative dello spartito. Al maestro Lombardi si deve riconoscere il grande merito di avere offerto l’occasione per avvicinare il pubblico alla musica del ‘900 e alla conoscenza di un autore significativo quale Savinio, con il recupero di un testo di grande interesse musicale e culturale.
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