Pesaro,
Teatro Rossini
Requiem in re min per soli,
coro e orchestra K. 626
di Wolfgang Amadeus Mozart
(1756-1791)
(1756-1791)
(02-05-2016)
di
Andrea
Gamurrini
Quando
si ascolta Mozart, la sensazione, alla fine del concerto, è quella
di essere solo nella pausa tra i due tempi…desideri averne di più;
e neanche il bis del Lux
Aeterna
proposto dalla Filarmonica Toscanini di Parma ed il coro di
Piacenza, lunedì 2 Maggio 2016 al Teatro Rossini di Pesaro, ha
soddisfatto quella voglia.
Ottima
l'esecuzione, perfetta l'impasto sonoro sia nelle sole parti strumentali che
a sostegno del coro, bravi i solisti Mariangela
Sicilia
soprano, José
Maria Lo Monaco
mezzosoprano, Jesus
Garcia
tenore, Michele
Pertusi
basso, anche se a volte non proprio chirurgici nei volumi, insomma
un Requiem interpretato al meglio grazie anche alla precisa
direzione del maestro Rinaldo
Alessandrini
a capo della sensibile orchestra Filarmonica
Toscanini
di Parma e del versatile Maestro Corrado
Casati alla direzione del bravo coro del Teatro Municipale di Piacenza.
Come
sempre la reazione all'ascolto del Requiem in re
minore per soli, coro e orchestra K. 626 del genio di Salisburgo fin
dalle primissime note è: nodo in gola e inondazioni di importanti
quantità di liquido lacrimale che con fatica vengono contenute
nelle cavità oculari, al punto che si ha il dubbio di poter
affrontare un'ora in quello stato di assoluta deriva.
Questa
sensazione viene lievemente placata nel Kyrie per poi acuirsi
esponenzialmente dal Dies irae al Confutatis, ultima
parte conclusa da Mozart prima di morire a soli 35 anni.
Secondo
l'ipotesi avanzata dallo scrittore francese Stendhal, un anonimo
committente (che si presentò alla porta di Mozart nel cuore della
notte con una maschera come quelle di carnevale, un mantello scuro,
aria lugubre e una sacca contenente danari) incaricava Mozart,
malato e caduto in miseria, di comporre in quattro settimane una
messa da requiem,
dietro compenso di cinquanta ducati.
Mozart
tentò di scoprire chi fosse il misterioso committente. Quando le
forze cominciarono a mancargli per il duro lavoro e si rese conto di
non riuscire ad identificare l'uomo, il compositore austriaco si
convinse che il committente fosse un emissario dell'aldilà che lo
incaricava di scrivere la messa da Requiem per se stesso.
Pensate,
il compositore più grande di tutti i tempi che sul punto di morte
scrive l'ultima parte di una messa da requiem per se stesso…questo
è il Confutatis…l'alternanza tra voci tenebrose maschili
sul "confutatis maledictis flamnis acribus addictis"
supportate dalle fughe degli archi più gravi ad allontanare la
possibilità degli inferi, e l'invocazione delle voci angeliche sul
"voca me cum benedicitis" quasi lasciate sole
dall'orchestra a supplica per l'accoglienza tra i benedetti…è la
descrizione del trapasso, delle immani paure, del dubbio, della fede
che in quei momenti si fa forte, è la tragedia con supplica di
liberazione da parte del divino, che, amplificata enormemente dalla
sublime arte del compositore austriaco, ci arriva come colossali
ondate di un maremoto di emozioni difficilmente contenibili.
Il
Confutatis lascia spazio al Lacrimosa che fu solo
abbozzato da Mozart e concluso da Franz Xavier Sussmayr, suo
allievo, il quale terminò anche l'opera nella sua totalità,
aggiungendo le ultime quattro parti…dal Domine Jesu al Lux
Aeterna.
Kyre
Dies irae-Tuba mirum-Rex tremendae-Recordare-Confutatis-Lacrimosa
Domine Jesu-Hostias
Sanctus-Osanna-Benedictus-Osanna
Agnus Dei
Lux aeterna
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