Fano, Teatro della
Fortuna
VENERE IN PELLICCIA ..........
senza pelliccia
Analisi
di Giosetta Guerra
Nel
teatro d'opera se non capisci tutte le parole c'è la musica che
compensa, ma nel teatro di prosa se la parola non è comprensibile è
proprio un dramma o una noia mortale, ancor più se il testo è una
commedia dal ritmo serrato con due soli protagonisti obbligati a
saltellare da un ruolo ad un altro senza interrompere l'azione in un
coinvolgente e a volte assurdo gioco delle parti tra realtà e
finzione. Cioè lui e lei devono essere un attimo se stessi e un
attimo il personaggio teatrale che stanno provando. Stuzzicante, ma
non si può perdere una battuta.
La
trama è semplice, ma in crescendo. Thomas,
un regista teatrale,
intende mettere in
scena questo testo e sta cercando la protagonista. Il ruolo più
sfaccettato è quello della donna, che deve essere una signora quando
entra nella finzione provando la parte di Vanda, ma deve tornare
nella sua realtà quando commenta a voce alta col suo linguaggio
abituale piuttosto scurrile. Ed è proprio l'intercalare, quasi un
commento tra i denti, a sprigionare ironia, ma purtroppo chi era nel
secondo ordine di palchi non ha potuto ridere perché da lassù le
battute più strette non si sentivano, sia per la diminuzione del
volume vocale (ma il sottovoce deve essere comunque udibile a
teatro), sia per la mancanza di scansione della parola, così importante in palcoscenico come i silenzi.
Sabrina
Impacciatore nel
ruolo di Vanda
è una brava interprete, passa agevolmente dal linguaggio volgare e
l'atteggiamento informale della popolana al linguaggio aulico e la
posa del personaggio teatrale, dalla frivolezza all'alterigia, si
muove bene e mostra con nonchalance le sue grazie, anche la
recitazione è azzeccata come inflessione e ritmo, ma gran parte di
ciò che dice a voce bassa e con accento romanesco (almeno mi è
sembrato tale) è incomprensibile, l'attrice si mangia le parole, non
sa cosa siano parola scenica e dizione, solo quando alza il volume e
il tono della voce si capisce il discorso che è purtroppo disturbato
dalla famosa zeppola, ossia la "s" spunta. Quando fa
l'attrice si capisce, quando fa la popolana non si capisce niente. E,
siccome tutta la commedia è una continua altalena tra realtà e
finzione, è una gran fatica seguire senza capire tutte le battute,
si perde l'ironia, il sarcasmo e ci si annoia. Invece Valter
Malosti nel
ruolo di Thomas ha una bella voce timbrata e teatrale, scandisce la
parola con dizione chiara e accento appropriato, recita e si muove
con spontaneità. Nell'insieme non c'è stata una straordinaria prova
attoriale dei due interpreti.
Registicamente
è tutto un po' piatto. Il regista Valter
Malosti avrebbe
dovuto giocare con più arguzia sulle sfumature
psicologiche e sui differenti
linguaggi e atteggiamenti tra realtà e finzione, avrebbe dovuto
accentuare i contrasti
nei mutamenti degli assetti emotivi, nei passaggi d'umore
e negli scambi di ruolo, avrebbe dovuto gonfiare con spirito ironico
la componente sadomaso
nelle scene di seduzione e di domino/sottomissione, visto che lei era
in guepière nera (bella ma non erotica), per rendere il gioco
elettrizzante e soprattutto avrebbe dovuto pretendere una pronuncia
chiara della parola. Ne sarebbe uscita una pièce esilarante con
ritmo narrativo serrato e frizzante. E la pelliccia? Perché non
c'era? Non doveva presentarsi una donna dall'aspetto marmoreo avvolta
in un'enorme pelliccia scura?
Belle
e colorate le semplici scene di Nicolas
Bovey che
ha scelto luci calde, belli i costumi
femminili,
normali quelli maschili, ideati da Massimo
Cantini Parrini.
Suono
G.U.P Alcaro,
aiuto
regia
Elena Serra.
Produzione Pierfrancesco Pisani, Parmaconcerti e Teatro di Dioniso in collaborazione con Infinito srl e Fondazione Teatro della Fortuna / AMAT.
Testo drammaturgico di David
Ives dal romanzo erotico di Leopold
von Sacher-Masoch
del 1870, traduzione Masolino D'Amico.Produzione Pierfrancesco Pisani, Parmaconcerti e Teatro di Dioniso in collaborazione con Infinito srl e Fondazione Teatro della Fortuna / AMAT.
Prima Nazionale senza foto di scena.
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