Concerto degli allievi
della masterclass di canto lirico
tenuta dal tenore José
Carreras
Analisi di Giosetta Guerra
Era ora che il Conservatorio Rossini
ospitasse una masterclass. Ha cominciato con il canto lirico, ma nulla vieta di
ampliare la proposta e dedicare approfondimenti anche agli strumenti.
E ha cominciato alla grande, perché il
maestro di canto era nientemeno che Josè
Carreras, uno dei tenori più conosciuti e amati al mondo.
Bel colpo, grazie al M° Lorenzo Bavaj, professore di pianoforte al Conservatorio di Pesaro
e maestro accompagnatore di Carreras da 27 anni.
Nella suggestiva cornice dell’Auditorium
Pedrotti del Conservatorio Rossini di Pesaro si sono tenuti sia la settimana di
lezioni ad un gruppo di 28 cantanti quasi tutti orientali sia il concerto finale
degli undici allievi selezionati, di cui nove cinesi e due italiani, il tenore
pesarese Enrico Giovagnoli e il soprano Giorgia Paci.
Ascoltando questi artisti si è potuto notare
che provengono da un’ottima scuola, tutti conoscono la tecnica del canto e la
sanno applicare, nonostante le differenti peculiarità vocali e la precaria
dizione degli orientali.
Le lezioni del M° Carreras hanno perfezionato la loro preparazione e il concerto finale ci ha fatto conoscere giovani bravi cantanti di cui sentiremo parlare.
Le lezioni del M° Carreras hanno perfezionato la loro preparazione e il concerto finale ci ha fatto conoscere giovani bravi cantanti di cui sentiremo parlare.
Il più acclamato è stato il tenore Xiqiu Zhang che con “Nessun dorma” da Turandot di Puccini ha
chiuso il concerto e con quella valanga di bellissima voce e quella fluidità e
facilità d’emissione non poteva essere altrimenti.
Altri due tenori si son fatti apprezzare: Enrico Giovagnoli
con una pagina di Bohème di Puccini “Che gelida manina”, evidenziando bel
timbro, buona tecnica vocale, accurato modo di porgere, e Chen Li con l’aria “Ch’ella
mi creda libero e lontano” da La fanciulla del West di Puccini, facendo sfoggio di una grande apertura ed espansione in acuto.
L’altro tenore Yanfeng Li ha cantato con passione “È la solita storia del pastore” da L’Arlesiana di Cilea, con tanta voce e smorzando i suoni, ma ha messo troppa enfasi e a volte i suoni erano distorti.
Tra le voci scure ha fatto ottima impressione
il basso Shuxin Li che ha cantato “La Calunnia” da Il Barbiere di Siviglia”
di Rossini, nientemeno che “in stile Ramey” (perfino il ghigno sulla parola
“meschino”), alto, magro, con un vocione pieno ed esteso, è stato abile nella
scansione delle sillabe e negli appoggi.
Ha
voce poderosa di bel colore anche il basso Yan
Sinan, che ha cantato “Il lacerato
spirito” da Simon Boccanegra di Verdi, l’emissione è morbida, le note gravi
sono piene e tenute anche troppo, ma la dizione è incomprensibile e
l’intonazione non sempre precisa.
Il baritono Denghui Zhao con “Per me
giunto è il dì supremo” da Don Carlo di Verdi ha evidenziato
buona voce, estesa e voluminosa, linea di canto monotona e dizione
incomprensibile.
Tra i soprani mi è piaciuta particolarmente Lei Wang, che con “Io son l’umile ancella" da Adriana Lecouvreur di Cilea ha
rivelato bel corpo vocale con densità del suono nei toni bassi, luminosità
negli acuti, delicatezza nelle mezze voci.
Sa cantare anche il soprano Giorgia Paci, che ha buone qualità
vocali, agilità, leggerezza, estensione, percorre propriamente le scale
cromatiche e conosce l’uso della messa di voce, ha cantato “Regnava nel silenzio” da Lucia
di Lammermoor di Donizetti.
Il soprano Yuan Yuan Zhang, in possesso di vocetta acuta con vibrato,
emissione attenta e suoni medi rotondi, ha cantato “Donde lieta uscì” da La Bohème di Puccini, il soprano Chunxi Hu in “Sì, mi chiamano Mimì” da La Bohème ha evidenziato buona
intonazione e buona dizione, voce piccola fortemente tremolante.
Gli allievi sono stati accompagnati con
maestria al pianoforte da Cecilia
Angelotti, Luisa Majone e Lucia Tosi.
Per terminare un coro di lusso: tutti i 28
allievi, chiamati in palcoscenico per ritirare l’attestato di frequenza, hanno
ringraziato cantando la preghiera “Dal
tuo stellato soglio” da Mosè in Egitto di Rossini,
accompagnati al pianoforte da Lorenzo
Bavaj.
Il M°
Bavaj ha accompagnato anche Josè
Carreras, che ha salutato il pubblico con un classico napoletano del 1934, “Passione”
di Libero Bovio.
Ovviamente standing ovation del pubblico,
emozionato da sì preziosa presenza.
Al M°
Carreras è stata donata una scultura in vetro di Leonardo Nobili
realizzata dalla Fiam.
Ludovico Bramanti direttore del
Conservatorio
e Josè Carreras
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