Bergamo,
Teatro Donizetti
(direttore artistico Francesco Micheli)
(direttore artistico Francesco Micheli)
ANNA
BOLENA
tragedia lirica in due atti, libretto di Felice Romani, musica di Gaetano Donizetti,
prima rappresentazione 26 dicembre 1830 al Teatro Carcano di Milano.
tragedia lirica in due atti, libretto di Felice Romani, musica di Gaetano Donizetti,
prima rappresentazione 26 dicembre 1830 al Teatro Carcano di Milano.
(recita
del 27 novembre 2015)
Analisi
di Giosetta Guerra
Allestimento dark per un'opera d'intrighi
Al
Teatro Donizetti di Bergamo è andata in scena l'edizione
critica di Anna
Bolena
curata
da Paolo
Fabbri,
senza tagli, con i recitativi e le tonalità originali.
I
Virtuosi Italiani, diretti da Corrado Rovaris,
creano belle atmosfere
nell'Ouverture
con il suono frizzante e leggero degli archi e ingigantiscono le
sonorità nei corposi crescendo col tutto orchestrale. Si muovono
bene in questa partitura impegnativa, tenendo un ritmo incalzante e
senza pause, allentando la tensione nelle pagine delicate e melodiche
e sfavillando nei canti d'insieme e nei crescendo di stile rossiniano.
Il
regista Alessandro Talevi riproduce il clima cupo e opprimente dei sentimenti dei personaggi nella corte di Enrico VIII, punta quindi sull'azione e sull'attorialità degli interpreti, più che sulla
definizione degli ambienti che non esistono e si uniformano nel nero
quasi assoluto, saltuariamente spezzato dal bianco e dal rosso degli
abiti di Anna,
fa un uso teatrale del coro che dispone in modo circolare o in gruppi simmetrici o in piedi schierato o in parte seduto, i movimenti sono morbidi e lenti e predomina la staticità, acuita da una pista girevole. Troppo rumore negli spostamenti delle masse.
fa un uso teatrale del coro che dispone in modo circolare o in gruppi simmetrici o in piedi schierato o in parte seduto, i movimenti sono morbidi e lenti e predomina la staticità, acuita da una pista girevole. Troppo rumore negli spostamenti delle masse.
Tema ricorrente è
la maternità, all'inizio una puerpera seminuda con succinta camicia
bianca è distesa su un letto che vien fatto girare da una pedana girevole, a fianco c'è
una culla che alla fine doveva accogliere Anna svenuta, ma invece si
è rotta.
Le
scene realizzate da Madeleine Boyd
sono
nere e scarne, senza distinzione tra giorno e notte e tra interno ed
esterno, i costumi sono in prevalenza neri, le luci disegnate da Matthew Haskins giungono sempre
da fuori scena e illuminano solo i visi.
La vetrage
illuminata dietro nel 2° atto dà sollievo alla vista oppressa dal
buio.
Molto
impegnativo il ruolo di Anna,
addirittura mostruoso nel finale, dove il soprano da solo canta per quasi mezz'ora.
Carmela Remigio è
brava cantante ed interprete diligente e precisa, ma più che
prenderti visceralmente ti sorprende per il suo coraggio a debuttare
questo ruolo; la voce è limpida, il canto è melodioso (cavatina
“Come
innocente e giovane”),
si nota un po' di fatica nell'eseguire i salti di registro e la linea
di canto è poco fluida nei passi belcantistici (“Legger
potessi in me!”).
Determinata
ed incisiva nella maledizione nel duetto al fulmicotone con l'amante
del suo uomo (2° atto), si scioglie in un dolcissimo canto,
sostenuto da una musica impercettibile, nel terzetto con Percy
ed Enrico indignato che viene a conoscenza
delle precedenti nozze di Anna con Percy.
La
lunghissima scena finale del delirio, con aria, cavatina e cabaletta
ripetuta con variazioni e trilli di forza (“Coppia
iniqua”), mette a dura prova una
voce che ha cantato per 4 ore, ma la Remigio regge bene, ha una
perizia sorprendente di gestire bene la voce fino alla fine.
Alex
Esposito (Enrico
VIII)
è una forza della natura sia vocalmente che attorialmente, dotato di
un bellissimo timbro di basso, autorevolezza ed ampiezza vocali,
volume impressionante, morbidezza e flessibilità nei passi
melismatici e nel canto di coloratura (Rossini docet), straordinario
dominio del fiato, salda proiezione del suono, scolpisce un re
sanguigno e spietato e un personaggio temibile,
nell'invettiva
contro la consorte si contorce come un demone, l'accento scandito e
il canto insinuante incutono terrore.
Nello
strabiliante duetto con Giovanna
“Tremate voi?...Sì, tremo”
c'è una sorta di amplesso fra questi due mostri vocali, il re e la
sua nuova amante Giovanna
Seymour interpretata da
Sofia Solovij,
un mezzosoprano dal bel corpo vocale, pieno, ricco di armonici e
suoni penetranti, che fa uso della messa di voce (“Ella
di me, sollecita”),
il timbro vibrante e l'accento incisivo arricchiscono un sensibile
modo di porgere, le espansioni acute sono importanti, le note gravi
gonfiate (“Oh!
Qual parlar fu il suo!”),
la cantante esegue bene i passi d'agilità, fraseggia con
consapevolezza sia musicale che teatrale e risulta toccante nella
scena della confessione.
La
parte di Lord Riccardo Percy,
resa ancor più impervia dall'apertura dei tagli e il ripristino
delle vertiginose tonalità originali, non è una passeggiata per il
tenore Maxim Mironov (viso
e voce d'angelo), che comunque se
la cava, la voce è chiara con suoni pieni e sostenuti anche in zona
grave (“E che temer degg'io?”)
e sensibili mezze voci,
nel lungo duetto con Anna “S'ei
t'aborre, io t'amo ancora” esegue
bene il difficile acuto, ma i sovracuti non sono lanciati.
Arduo è per lui salir a certe sfere di
Floreziana o Blakiana memoria (“Ah
così nei dì ridenti”), comunque
il tenore si destreggia bene in un ruolo acutissimo e di intenso
belcantismo. Delicatissimo è il canto nell'aria “Vivi
tu, te ne scongiuro”, nella
difficilissima cabaletta “Nel veder
la tua costanza” acuti e sovracuti
sono ben eseguiti ma non sfavillano.
Il
basso bergamasco Gabriele Sagona
nel ruolo di Lord Rochefort
fratello di Anna evidenzia voce corposa di bel timbro con bellissime
sonorità.
Manuela
Custer (Smeton
musico di corte) ha bella voce di contralto, nella romanza “deh!
Non voler costringere”, richiesta
dalla regina, canta con movenze di danza e l'accompagnamento
dell'arpa; possiede buona tecnica e il canto è più agevole in zona
acuta.
Alessandro
Viola (Hervey)
è un bel ragazzo e un apprezzabile
tenore acuto.
Il
Coro Donizetti, ora misto ora diviso, è quasi sempre presente
anche in veste di narratore o commentatore dei fatti; diretto da
Fabio Tartari, proietta morbide sonorità e dimostra buona
preparazione, belle le voci maschili.
Nessun commento:
Posta un commento