Festival Verdi 2011
Parma - Teatro Farnese
MESSA DA REQUIEM capolavoro di musica sacra di Giuseppe Verdi
8 ottobre 2011
Di Giosetta Guerra
La recita dei premiati
Francesco Meli salva la replica
Il Coro e l’Orchestra del Teatro Regio di Parma, diretti rispettivamente dal M° Martino Faggiani e dal M° Yuri Temirkanov, e quattro solisti del calibro di Francesco Meli, Dimitra Theodossiou, Sonia Ganassi, Riccardo Zanellato hanno eseguito la Messa da Requiem (meglio dire Messa di Requiem) di Verdi in un teatro splendido di Parma solitamente riservato alle visite turistiche per la sua particolarità, il Teatro Farnese.
Situato al primo piano del Palazzo della Pilotta, il Teatro Farnese nacque nel 1619 per volontà di Ranuccio I, duca di Parma e Piacenza e fu inaugurato nel 1628, in occasione delle nozze tra Margherita de' Medici e il duca Odoardo, con lo spettacolo allegorico-mitologico "Mercurio e Marte" (musiche di Claudio Monteverdi su testo di Claudio Achillini). Progettato dall'architetto ferrarese Giovan Battista Aleotti detto l'Argenta, il teatro fu costruito con materiali leggeri come il legno e lo stucco, che furono poi dipinti, nella vecchia "Sala d'arme", un grande "salone" con pianta ad U, circondata da quattordici gradoni che potevano ospitare oltre tremila spettatori. Dati i costi e la complessità degli allestimenti scenici, il teatro fu utilizzato solo nove volte, l’ultima nel 1732, poi il degrado e l’oblio fino alla semi distruzione delle parti lignee e di gran parte delle statue in stucco a causa dei bombardamenti del 1944. Fu ricostruito nel 1956 secondo il disegno originario, ma le parti lignee, in origine completamente decorate, furono lasciate grezze.
Ma torniamo alla serata.
L’ambiente è molto suggestivo, il colore e il calore della struttura lignea, accarezzati dal dialogo iniziale in pianissimo delle due sezioni del coro (maschile e femminile) sottolineato dalla delicatezza degli archi e di un violoncello in sordina e l’alternarsi delle voci soliste nel Kirie creano un coinvolgimento viscerale che durerà fino alla fine. Poi la polverizzazione del silenzio con l’esplosione del Dier irae, straordinaria e desolante rappresentazione della vita offesa, con un vigore quasi violento martellato dalle percussioni, seguito da un rallentando fino al pianissimo, esplosione che si ripete nel Sanctus e si ritrae nel suono sommesso dell’orchestra e del canto a mezza voce di coro e solisti nell’invocazione dell’Agnus Dei, per approdare nella vetta della grande pagina del Libera me Domine (che Verdi aveva già composto per il finale di quella Messa di Requiem collettiva per la morte di Rossini mai presentata al pubblico), perorazione cantata da un soprano ispirato e sussurrata dal coro sopra un suono orchestrale coinvolgente.
La lettura di Yuri Temirkanov, il maestro di San Pietroburgo, rientra nel calore e nelle linee smussate del teatro con tempi musicali distesi e rigorosi; l’Orchestra di cinquanta elementi e il Coro (37 maschi e 30 femmine preparati da Martino Faggiani, impressionante il suono denso, pieno, cupo dei bassi) del Teatro Regio di Parma rispondono con la nota professionalità.
Per la parte vocale un vivo ringraziamento va rivolto al tenore Francesco Meli che tra due recite di Un ballo in maschera ha sostituito Roberto Aronica indisposto. Ed ha trionfato anche qui. La sua voce si espande con pulizia e lucentezza e le sue soavissime mezze voci sono sonore anche in un teatro che non ha un’acustica ideale, l’accurato modo di porgere ed ovviamente la qualità del mezzo vocale gli danno sicurezza sia nella melodiosità del canto sfumato sia nell’esuberanza del canto a piena voce.
La voce del basso Riccardo Zanellato (che ha ritrovato una forma fisica splendida) è talmente bella che ne vorresti sentire di più: calda, rotonda, ampia, ferma nella tenuta del suono, morbida nell’emissione, note gravi di grande rilievo, ottima la tecnica di canto, ma un pizzico di volume in più non avrebbe guastato.
Sonia Ganassi è musicista raffinata e brava fraseggiatrice, l’eccellente tecnica di canto le consente di gestire bene una vocalità luminosa nei suoni acuti e negli slanci, sensibile nei pianissimi e nelle ottime modulazioni, un po’ cupa nella zona media, ma sicura nei gravi.
Dimitra Theodossiou, eletta quest’anno Regina del Melodramma, si è distinta per la melodiosità del suono, lunghissimi fiati, filati celestiali, delicati pianissimi e possenti acuti a voce piena. A lei il compito di chiudere col “Libera me domine”, tra le ovazioni del pubblico per tutti gli artisti.
Incredibile ma vero: Theodossiou, Ganassi, Meli, Zanellato, Faggiani, Coro hanno avuto il Premio Tiberini.
Foto Studio Vigo
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