Foto: Teatro Pergolesi, Jesi
Ero curiosa di vedere un’altra creazione del trentenne regista veneziano Damiano Michieletto, dopo la fantasiosa Gazza ladra e la splendida Scala di seta viste a Pesaro. Per Il Barbiere di Siviglia la regia e le scene, che Michieletto aveva firmato per il Maggio Musicale Fiorentino quattro anni fa, sono qui riprese dal trentaduenne Matteo Mazzoni, il regista jesino che il 4 gennaio 2010 ha riprodotto la casa di Pergolesi nel trecentesimo del suo genetliaco. Poco spreco di materiale e molte idee.L’azione inizia con la simulazione di un treno che arriva da Siviglia e di tutto ciò che accade in una stazione, rumori e annuncio compresi, i movimenti e la deambulazione dei passeggeri seguono il ritmo della musica, non mancano le gags dei bagagli che si aprono spargendo intorno il contenuto e dei passeggeri che corrono tra i lampi aggrappati a dei parapioggia di vari colori. Bello l’effetto, ma non sulla Sinfonia, vi prego. Tutti i brani strumentali, purtroppo, come l’introduzione alle arie, sono animati e tutto il ritmo della musica rossiniana viene mimato. Questo non va bene. Alcuni ingressi avvengono dalla platea. Durante il temporale molti corrono attraverso la platea con pile accese e ombrelli. Nel duetto All’idea di quel metallo due figuranti disegnano la bottega di Figaro con bombolette spray su un telo giallo. Bell’idea!
Alla fine dell’opera se ne ripartono tutti col treno.
I pochissimi e semplicissimi elementi scenografici (sedie rosse, ombrelli colorati, enormi palloni, cuscini e una scala blu a libro, quella che serve per la fuga finale dei due innamorati, ma che funge anche da balcone nel primo atto), opportunamente gestiti dalla fantasia del regista, sono sufficienti a simulare gli ambienti e a far risparmiare le casse del teatro. Onore al merito. Ottime le luci di Alessandro Carletti, che valorizzano questo gioco fantasioso di colori e d’azione.
La gestualità è forte, caricaturale ma non caricata.
I personaggi, truccati come animali che rispecchiano i loro caratteri, sono vestiti dalla brava Carla Teti. Figaro, bardato da pagliaccio con parrucca cornuta, sembra il grillo parlante o una volpe, Basilio è un orripilante ramarro con lunga coda e tuba in testa, tutto verde anche in viso. Bartolo è un bulldog, un temibile cane da guardia. La “Forza” è composta di poliziotti con in viso la maschera di Paperino e in mano colorate pistole ad acqua, i loro movimenti scenici sono accompagnati da tanti palloni bianchi. Tutti calzano scarpe rosse.
Soddisfacente il cast vocale, formato prevalentemente di giovani cantanti provenienti dall’Accademia Rossiniana 2009 di Pesaro e dalla Scuola dell’Opera Italiana di Bologna che si destreggiano bene anche sul piano scenico.
Il Conte D'Almaviva è interpretato dal giovanissimo tenore siciliano Enea Scala con timbro vocale chiaro alla Florez (gli somiglia anche fisicamente), suono pulito, slancio negli acuti, ma con qualche lieve ingolatura e nasalità nelle agilità (Ecco ridente in cielo, cantata in cima ad una scala, indossando un abito maschile con gilè di raso rosso scuro e ombrello in testa); il tenore canta bene, riesce ad ammorbidire i suoni e sarà un vero belcantista quando con l’esperienza acquisirà maggior fluidità e naturalezza d’emissione.
Come Alonso, maestro di musica, indossa una redingote bianca e una parrucca con corna e una cetra al centro.
Nel finale, nel proclamare la sua identità “Almaviva son io”, doveva mettere più passione.
Bartolo è un “panzone” pelato vestito di bianco e fuma il sigaro. Bravissimo il baritono romano Roberto Abbondanza che ha fisico e timbro vocale alla Praticò, il gesto è caricaturale ma non caricato, la voce possente è usata nelle giuste dinamiche, il sillabato è ben fatto (A un dottor).
Rosina, tutta rossa dalla testa ai piedi, entra dal fondo della platea pavoneggiandosi. Il soprano moscovita ventiquattrenne Victoria Zaytseva ha un bel colore vocale denso ma costruito, ha voce lanciata e scintillante in acuto, flessibile nella coloratura, ma manca di spessore nei gravi, eccede nell’accentare e la dizione è incomprensibile nei recitativi. Deve mettere a posto la tecnica di canto (Dunque son io la fortunata) e affinare l’interpretazione (Oh che colpo inaspettato).
Figaro lo interpreta il baritono chiaro Marcello Rosiello, che ha voce acuta, lanciata, sonora, imponente, estesissima, ma poco incline alle agilità che sono un po’ scivolate (All’idea di quel metallo).
Basilio Alexey Yakimov (basso ventiquattrenne di Mosca) ha una buona voce, importante anche nei gravi, ma le agilità della calunnia (disturbata dai mimi e da sacchi neri volanti) sono “abbaiate”, perché i tempi non sono corretti e c’è uno scollamento tra canto e suono orchestrale.
Jesi - Teatro Pergolesi: Il Barbiere di Siviglia di Rossini con pochi elementi e molte idee, rappresentato come una divertente favola fantasiosa.
Di Giosetta Guerra
Di Giosetta Guerra
Ero curiosa di vedere un’altra creazione del trentenne regista veneziano Damiano Michieletto, dopo la fantasiosa Gazza ladra e la splendida Scala di seta viste a Pesaro. Per Il Barbiere di Siviglia la regia e le scene, che Michieletto aveva firmato per il Maggio Musicale Fiorentino quattro anni fa, sono qui riprese dal trentaduenne Matteo Mazzoni, il regista jesino che il 4 gennaio 2010 ha riprodotto la casa di Pergolesi nel trecentesimo del suo genetliaco. Poco spreco di materiale e molte idee.L’azione inizia con la simulazione di un treno che arriva da Siviglia e di tutto ciò che accade in una stazione, rumori e annuncio compresi, i movimenti e la deambulazione dei passeggeri seguono il ritmo della musica, non mancano le gags dei bagagli che si aprono spargendo intorno il contenuto e dei passeggeri che corrono tra i lampi aggrappati a dei parapioggia di vari colori. Bello l’effetto, ma non sulla Sinfonia, vi prego. Tutti i brani strumentali, purtroppo, come l’introduzione alle arie, sono animati e tutto il ritmo della musica rossiniana viene mimato. Questo non va bene. Alcuni ingressi avvengono dalla platea. Durante il temporale molti corrono attraverso la platea con pile accese e ombrelli. Nel duetto All’idea di quel metallo due figuranti disegnano la bottega di Figaro con bombolette spray su un telo giallo. Bell’idea!
Alla fine dell’opera se ne ripartono tutti col treno.
I pochissimi e semplicissimi elementi scenografici (sedie rosse, ombrelli colorati, enormi palloni, cuscini e una scala blu a libro, quella che serve per la fuga finale dei due innamorati, ma che funge anche da balcone nel primo atto), opportunamente gestiti dalla fantasia del regista, sono sufficienti a simulare gli ambienti e a far risparmiare le casse del teatro. Onore al merito. Ottime le luci di Alessandro Carletti, che valorizzano questo gioco fantasioso di colori e d’azione.
La gestualità è forte, caricaturale ma non caricata.
I personaggi, truccati come animali che rispecchiano i loro caratteri, sono vestiti dalla brava Carla Teti. Figaro, bardato da pagliaccio con parrucca cornuta, sembra il grillo parlante o una volpe, Basilio è un orripilante ramarro con lunga coda e tuba in testa, tutto verde anche in viso. Bartolo è un bulldog, un temibile cane da guardia. La “Forza” è composta di poliziotti con in viso la maschera di Paperino e in mano colorate pistole ad acqua, i loro movimenti scenici sono accompagnati da tanti palloni bianchi. Tutti calzano scarpe rosse.
Soddisfacente il cast vocale, formato prevalentemente di giovani cantanti provenienti dall’Accademia Rossiniana 2009 di Pesaro e dalla Scuola dell’Opera Italiana di Bologna che si destreggiano bene anche sul piano scenico.
Il Conte D'Almaviva è interpretato dal giovanissimo tenore siciliano Enea Scala con timbro vocale chiaro alla Florez (gli somiglia anche fisicamente), suono pulito, slancio negli acuti, ma con qualche lieve ingolatura e nasalità nelle agilità (Ecco ridente in cielo, cantata in cima ad una scala, indossando un abito maschile con gilè di raso rosso scuro e ombrello in testa); il tenore canta bene, riesce ad ammorbidire i suoni e sarà un vero belcantista quando con l’esperienza acquisirà maggior fluidità e naturalezza d’emissione.
Come Alonso, maestro di musica, indossa una redingote bianca e una parrucca con corna e una cetra al centro.
Nel finale, nel proclamare la sua identità “Almaviva son io”, doveva mettere più passione.
Bartolo è un “panzone” pelato vestito di bianco e fuma il sigaro. Bravissimo il baritono romano Roberto Abbondanza che ha fisico e timbro vocale alla Praticò, il gesto è caricaturale ma non caricato, la voce possente è usata nelle giuste dinamiche, il sillabato è ben fatto (A un dottor).
Rosina, tutta rossa dalla testa ai piedi, entra dal fondo della platea pavoneggiandosi. Il soprano moscovita ventiquattrenne Victoria Zaytseva ha un bel colore vocale denso ma costruito, ha voce lanciata e scintillante in acuto, flessibile nella coloratura, ma manca di spessore nei gravi, eccede nell’accentare e la dizione è incomprensibile nei recitativi. Deve mettere a posto la tecnica di canto (Dunque son io la fortunata) e affinare l’interpretazione (Oh che colpo inaspettato).
Figaro lo interpreta il baritono chiaro Marcello Rosiello, che ha voce acuta, lanciata, sonora, imponente, estesissima, ma poco incline alle agilità che sono un po’ scivolate (All’idea di quel metallo).
Basilio Alexey Yakimov (basso ventiquattrenne di Mosca) ha una buona voce, importante anche nei gravi, ma le agilità della calunnia (disturbata dai mimi e da sacchi neri volanti) sono “abbaiate”, perché i tempi non sono corretti e c’è uno scollamento tra canto e suono orchestrale.
Come Berta, la pugliese Anna Maria Sarra, un bel soprano pulito, leggero, brillante di soli 21 anni, emerge nell’esilarante concertato del finale dell’atto primo. Vestita di nero con crestina e grembiulino bianchi, canta “Il vecchiotto cerca moglie” mentre stira col ferro a vapore vero e in preda a bollori erotici. Mattia Olivieri (baritono venticinquenne di Sassuolo) ha una bella voce sonora, possente ed estesa nel duplice ruolo di Fiorello e di un ufficiale. Alla guida della FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana il giovane direttore milanese Giampaolo Maria Bisanti, restituisce la leggerezza e il ritmo serrato della partitura rossiniana, trascinando e coinvolgendo il pubblico in un’esilarante euforia sonora. Molto bravo. Ruolo importante, peraltro ben sostenuto sia scenicamente che vocalmente, quello del Coro Lirico Marchigiano, preparato da David Crescenzi. Il pubblico si è divertito ed ha apprezzato il lavoro degli artisti.
Nessun commento:
Posta un commento