Pesaro Teatro Rossini
L’Italiana in Algeri di Rossini
e la Compagnia marionettistica
Carlo Colla & Figli
(12 luglio 2019)
A
cura di Giosetta Guerra
Novità e originalità nella nuova lettura de L’Italiana
in Algeri di Rossini per le marionette di Carlo Colla & Figli, voluta dal Comune di Pesaro,
dall’Associazione Aido e dal ROF come ampliamento del Festival.
I marionettisti sono nascosti nel piano superiore.
Le bellissime scene sono fedeli ai luoghi e ai tempi della vicenda e cambiano grazie a pannelli, pareti, sipari mobili, quindi si passa da interni riccamente decorati ad esterni esotici con palme, il mare e perfino un’imbarcazione che si muove sulle onde e una bandiera italiana sventolante sul finale.
Tutti i personaggi della nota storia del Bey Mustafà, che vuol cambiare sua moglie con una bella donna italiana, ma che proprio dall’astuzia di lei resta buggerato, sono interpretati scenicamente dalle marionette di Carlo Colla & Figli, un po’ bianche e un po’ nere, con una deambulazione ed una gestualità quasi umane: camminano toccando i piedi per terra, non sospesi come a volte si vede fare, si muovono lentamente o di scatto all’occorrenza, entrano ed escono senza interrompere l’azione, interagiscono tra di loro con naturalezza e precisione esprimendo i sentimenti e i desideri dei personaggi, riproducendo perfino il tremore del corpo e i movimenti del capo del cantante quando fa le agilità e gli acuti, addirittura Mustafà ha, a tratti, il passo felpato e le movenze del migliore interprete di questo ruolo, Samuel Ramey.
Sono tutti così spontanei che solo quando s’intravedono sporadicamente i fasci di fili che le manovrano ci si rende conto che sono marionette. Il lavoro dei marionettisti è enorme e certosino, far corrispondere il movimento di ogni parte del corpo alla parola e alla musica è impresa da maestri sopraffini, e i F.lli Colla lo sono.
I costumi di foggia esotica sono bellissimi, con colori
vivaci e forme ridondanti, e vengono più volte cambiati durante lo spettacolo. Il
Coro è fatto da marionette vestite di bianco con turbante, o con grandi mascheroni e alla fine
indossano abiti italiani.
La parte musicale e vocale è riservata a I Solisti Veneti diretti dal M° Claudio Scimone e ai cantanti Samuel Ramey basso (Mustafà), Marilyn Horne contralto (Isabella l’Italiana), Ernesto Palacio tenore (Lindoro), Katleen Battle soprano (Elvira, moglie di Mustafà), Domenico Trimarchi buffo (Taddeo).
EH????????????????????
No no, non erano presenti…magari…l’opera è in playback e utilizza la
registrazione Warner Classics, ridotta musicalmente da Danilo Lorenzini. La scelta non poteva essere migliore, perché i
cantanti sono tutti belcantisti di riferimento con voci magnifiche nel
colore e magistrali nella coloratura.
La regia di Franco Citterio e Giovanni Schiavolin contribuisce a
realizzare uno spettacolo nuovo, originale ed interessante, adatto a chi
conosce già la storia, perché, come spesso succede nell’opera vera, le parole
cantate non sono ben comprensibili. Inoltre la statura ridotta delle marionette
richiede una visione ravvicinata e anche dalle prime file i lineamenti dei visi
non sono ben definibili. Forse posizionando il teatrino più avanti verso il
boccascena e scegliendo un teatro più piccolo che si riempirebbe più
facilmente, la fruizione sarebbe migliore. Sarebbe anche utile inserire
all’inizio di ogni quadro una voce narrante fuori campo o un tableau con poche
parole esplicative della storia.
Per suscitar la “maraviglia”, i manovratori
dei fasci di fili che muovono le marionette non dovrebbero restare nascosti, ma
dovrebbero essere ben visibili al pubblico, perché quello è il lavoro che deve
emergere e stupire. I piccoli ne sarebbero entusiasti e non si annoierebbero,
gli adulti potrebbero rendersi conto del cesello, della precisione, della
difficoltà di un lavoro all’apparenza leggero. Un tipo di spettacolo così non
deve solo piacere, ma deve stupire, entusiasmare, lasciare il segno. Comunque
bravi bravi.
Produzione Associazione Grupporiani Comune di Milano - Teatro convenzionato
in collaborazione con Human Company Teatro di Recanati.
Foto fornite dal ROF
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