ROF 2017
LA PIETRA DEL PARAGONE
Adriatic Arena 11 agosto 2017, prima
A cura di Giosetta Guerra
Uno spettacolo di giovanile freschezza fatto da un ottantenne:
Le voci sono ben amalgamate nei terzetti, nei quartetti,
nei quintetti, in tutti i canti d’insieme compreso il coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, preparato da Giovanni Farina, che non ha molti
interventi. C’è una buona complicità anche con l’orchestra.
L’Orchestra
Sinfonica Nazionale della RAI, diretta da Daniele
Rustioni, procede nel rispetto delle dinamiche rossiniane. Nella Sinfonia
d’inizio, non disturbata da movimenti scenici, come spesso accade coi registi
moderni, la sezione archi entra nell’atmosfera rossiniana, danzante e leggera,
mentre il tutto orchestrale gonfia ed incalza in un crescendo accattivante. La
rapidità della musica è assecondata dalla dinamicità dell’azione, la morbida
voce del corno sostiene il colloquio di Clarissa con il conte, entrambi sul
balcone. La compagine orchestrale ammorbidisce i suoni nelle pagine delicate e
nostalgiche, che non mancano in questo melodramma giocoso.
Le luci di Vincenzo Raponi mantengono una bella luminosità, gradevole all'occhio, che permette di cogliere anche le espressioni degli artisti, oltre ai colori e le fogge dei costumi. Io non amo le scene scure dove tutto è celato.
Perplessità: i ruoli maschili sono scritti per basso tranne il tenore, i ruoli femminili per contralto (Clarice), mezzosoprano (Fulvia), soprano (Aspasia). Perché si cambiano i registri vocali?
Interpreti:
(Credito: Studio Amati Bacciardi)
A cura di Giosetta Guerra
Uno spettacolo di giovanile freschezza fatto da un ottantenne:
Pizzi val sempre una messa…in scena.
Quattro tuffi in piscina nella villa
del conte Asdrubale.
Un’elegante villa moderna dalle linee geometriche si
sviluppa su due piani collegati da una scala a chiocciola interna; il piano
superiore è circondato da un ampio terrazzo, sul quale si aprono grandi
finestre con tende munite di cordicella per l’apertura/chiusura, il piano
inferiore si affaccia su un ampio giardino con l’angolo conversazione e lo
spazio piscina.
La scenografia è quella che Pier Luigi Pizzi ideò 15 anni fa per la stessa opera al ROF, bella,
elegante, luminosa, riadattata agli spazi più grandi dell’Adriatic Arena, con
l’aggiunta di un po’ di colore e l’uso della passerella attorno alla buca
orchestrale per l’azione scenica.
La villa di vetro del conte Asdrubale, dotata di tutti i
confort, telefono compreso, usato nel primo atto per il duetto di Asdrubale e
Clarice “Conte mio, se l’eco avesse”,
è frequentata da amici di varia estrazione, pertanto all’eleganza dell’ambiente
non sempre si affianca la nobiltà degli ospiti.
L’ambientazione moderna è la giusta scelta per una
divertente satira di una società mai scomparsa di arrivisti e approfittatori, con
intrecci di amori e d’interessi, di escamotage, sotterfugi e travestimenti, che
la regia di Pier Luigi Pizzi rende
frizzante e piacevolissima, con la giusta dose di humor, senso del ridicolo,
ironia, senza mai scadere nella volgarità, potendo fare affidamento anche su un
cast di giovani artisti padroni dell’arte del palcoscenico. Nel primo atto il
regista sfrutta la fisicità di questi giovani tenendoli in costume da bagno o
in tenuta sportiva, nel secondo li veste, con abiti normali gli uomini, con fantasiose
coloratissime "mise" le due amiche/rivali, la baronessa Aspasia e donna
Fulvia, che si muovono come le sorellastre di Cenerentola. I coristi,
inservienti del conte, sono solo maschi vestiti di bianco, ma, per stare al
gioco dell’ilarità, tre di loro sono abbigliati da donna. La marchesa Clarice,
che ama sinceramente il conte, come confermato dalla pietra del paragone, ha
abiti più sobri, belli ed eleganti.
Il conte Asdrubale, oggetto del desiderio delle tre donne,
è un narciso palestrato che fa ginnastica sul balcone col vogatore e gira in
costume da bagno attorno alla piscina, ostentando la sua muscolatura e la sua
lucida "tartaruga" . Gli altri tre uomini, il poeta Pacuvio, il
giornalista Macrobio, il cavalier Giocondo anch’egli poeta, sono gl’immancabili
sfruttatori leccapiedi (molto attuale), che fanno pendant con le due
svampitelle in cerca di marito. Poi c’è Fabrizio, un garbato maestro di casa,
interpretato dal bravo basso/baritono William
Corrò.
Naturalmente con questo caldo quattro tuffi in piscina sono
più che naturali per chiunque, ma nessuno si aspetterebbe di vedere cantanti
lirici che si tuffano e cantano, si fanno una nuotata e cantano, escono tutti
bagnati e cantano. E, come se questo non bastasse, la fantasiosa creatività di Paolo Bordogna carica di comicità le
situazioni, come quella di spogliarsi in diretta e rimanere in body luccicante
per l’”Ombretta sdegnosa” e tuffarsi
in piscina.
Paolo Bordogna, che ricopre il ruolo del ridicolo poeta Pacuvio, è
anche dotato di un bel mezzo vocale, duttile ed esteso, che si piega con
precisione alle esigenze di un brillante ruolo di carattere.
Nella parte del presuntuoso
giornalista Macrobio ben si destreggia il versatile baritono Davide Luciano con voce di bel timbro, ampia,
robusta e sonora, con sostegno del suono nelle grandi arcate e abilità attoriale.
La vocalità del tenore russo Maxim Mironov, che al suo esordio io definii voce d’angelo, è
perfetta per la delicatezza del giovane poeta Cavalier Giocondo, tipica voce
del tenore di grazia di coloratura dal timbro chiaro e pulito, con suoni ben
sostenuti specialmente nel registro acuto e sovracuto, ma anche nel canto
mordido e negli sbalzi tipici della scrittura rossiniana. Applausi scroscianti
per l’aria “Quell’alme pupille” del
secondo atto.
Per il conte Asdrubale si cimenta il basso/baritono Gianluca Margheri, meglio nudo che vestito, rivelando bel colore vocale e
buone agilità per il canto di sbalzo, suono pieno e corretto, uso appropriato
della voce, ma il personaggio non esce scolpito.
Le due donne, che agiscono in coppia, cantano quasi sempre
insieme. La baronessa Aspasia è il mezzosoprano Aurora Faggioli che ha un mezzo vocale di poco spessore,
Nel ruolo contraltile della Marchesa Clarice (che poi si traveste da Lucindo, suo gemello) il mezzosoprano Aya Wakizono esibisce un bel peso vocale, voce flessibile nel canto di coloratura, nelle progressioni in acuto e nei recitativi, dizione chiara anche nel sillabato, suoni densi e appoggi sicuri e pieni, anche se stringe sulla vocale "e" e sbianca i suoni gravi che diventano quasi parlati, del resto questo è un ruolo per contralto che insiste più in zona grave e la Wakizono è più possente in acuto, comunque complessivamente esce un bel personaggio.
Donna Fulvia è Marina Monzò, un soprano brillante poco consistente in zona grave che svetta con facilità in zona acuta e acutissima ed esegue belle scale discendenti.
Nel ruolo contraltile della Marchesa Clarice (che poi si traveste da Lucindo, suo gemello) il mezzosoprano Aya Wakizono esibisce un bel peso vocale, voce flessibile nel canto di coloratura, nelle progressioni in acuto e nei recitativi, dizione chiara anche nel sillabato, suoni densi e appoggi sicuri e pieni, anche se stringe sulla vocale "e" e sbianca i suoni gravi che diventano quasi parlati, del resto questo è un ruolo per contralto che insiste più in zona grave e la Wakizono è più possente in acuto, comunque complessivamente esce un bel personaggio.
Le luci di Vincenzo Raponi mantengono una bella luminosità, gradevole all'occhio, che permette di cogliere anche le espressioni degli artisti, oltre ai colori e le fogge dei costumi. Io non amo le scene scure dove tutto è celato.
Perplessità: i ruoli maschili sono scritti per basso tranne il tenore, i ruoli femminili per contralto (Clarice), mezzosoprano (Fulvia), soprano (Aspasia). Perché si cambiano i registri vocali?
Adriatic
Arena - 11, 14, 17 e 20 agosto, ore 20.00
LA
PIETRA DEL PARAGONE
Melodramma
giocoso di Luigi Romanelli, musica di Gioachino Rossini
Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai
Direttore Daniele
Rustioni
Regia,
Scene e Costumi Pier Luigi Pizzi
Collaboratore
alla Regia Massimo Gasparon
Interpreti:
Marchesa
Clarice Aya Wakizono,
Baronessa
Aspasia Aurora Faggioli,
Donna
Fulvia Marina Monzó,
Conte
Asdrubale Gianluca Margheri,
Cavalier
Giocondo Maxim Mironov,
Macrobio Davide Luciano,
Pacuvio Paolo Bordogna,
Fabrizio William Corrò
Coro
del Teatro Ventidio Basso
Maestro del
Coro Giovanni Farina
Produzione
2002, riallestimento
(Credito: Studio Amati Bacciardi)
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