Ancona
Teatro delle Muse
Le Nozze di Figaro
di Mozart(29 gen. 2012)
Allestimento super splendido per un cast di bravi giovani
Di Giosetta GuerraLa magia di
Così fan tutte e la vitalità del
Don Giovanni tornano nell’allestimento super splendido di
Le Nozze di Figaro alle Muse di Ancona, uno spettacolo fresco e vivace, con tutte le smanie della gioventù, che trapelano, in maniera velata, anche nei personaggi più maturi.
La regia che studia nei dettagli la psicologia dei personaggi per delinearne fisicità, gestualità e abbigliamento (avete notato i grandi bottoni luccicanti della tonaca di Don Basilio?), i colori morbidi dei costumi (magnifici quelli maschili di foggia settecentesca), le scene di legno e specchi, lineari ed essenziali, con un unico elemento caratterizzante per ogni ambiente, ma di forte impatto visivo, sono opera di
Pier Luigi Pizzi, che punta l’accento su una garbata e stuzzicante espressione dell’eros e sulla dinamicità dei giovani protagonisti. Le splendide luci di
Vincenzo Raponi creano atmosfere accattivanti e sospese.
A proposito dell’abbigliamento, i maschi hanno il codino e indossano pantaloni al ginocchio, redingote lunghe o corte, stivali o scarpe d’epoca, le femmine mostrano i loro veri capelli e indossano abiti pastello con grembiule marrone, la contessa camicia da notte bianca con sontuosa vestaglia damascata rossa e beige, poi un sontuoso abito della stessa stoffa del mantello.
Tutti si muovono bene in palcoscenico e sono molto naturali, coinvolgendo lo spettatore nel gioco delle parti.
Vocalmente gli artisti sono ben preparati e realizzano la tinta mozartiana insieme all’
Orchestra Filarmonica Marchigiana diretta da
Guillaume Tourniaire, un’orchestra garbata e discreta nella funzione di semplice commento strumentale, che si colora di delizie nelle pagine musicali più scoperte.
Salta in primo piano, non solo perché è protagonista ma perc
hé è veramente bravo, il Figaro di
Riccardo Novaro, basso versatile e sicuro nell’uso di una bellissima voce, ampia, corposa, sonora e ben timbrata, e nell’abilità ad eseguire con precisione le varie dinamiche vocali, esibendo dizione chiarissima, buone espansioni in ogni registro. Eccellente in “
Non più andrai” dove fa anche delle variazioni. Bravo anche nel canto sillabato (“
Tutto è disposto”).
Carmela Remigio, la Contessa, porge bene una voce bella, estesa e luminosa, tiene a lungo i suoni che talvolta peccano in fermezza, l’accento è incisivo e la proiezione decisa, dolcissima in “Dove sono i bei momenti”, dove sfoggia un bel canto a mezza voce, lunghi filati sospesi e pienezza del suono nelle frasi più veementi.
Alessandro Luongo (un bel Conte di Almaviva che si presenta con completo nero e bellissima redingote bianca lunga) canta bene nonostante una voce fibrosa e di medio spessore.
Adriana Kučerová, Susanna con abitino beige e grembiule marrone, esibisce una melodiosa linea di canto con buoni gravi e acuti robusti.
Elena Belfiore (Cherubino in nero e beige) ha voce modesta nei gravi ma ben modulata nelle progressioni acute, è approssimativa nella
scans
ione delle parole (“
Non so più cosa dico”).
Giacinta Nicotra (Marcellina in abito giallo, cappellino con veletta e guanti neri) ha voce sonora, agile nei i trilli e negli acuti, va bene nei recitativi, ma è un po’ traballante ed insicura nella sua aria.
Luca Dall’Amico (Don Bartolo in nero) è un buon basso con voce ampia ed estesa e poco controllo della tessitura acuta.
Luca Canonici (nel duplice ruolo di Don Basilio in abito nero, lungo pastrano d’un bel viola carico e parrucca bianca, e di Don Curzio balbuziente) è un professionista dai buoni mezzi vocali e dall’accento ben scandito.
Maria Abbate, Barbarina, esibisce una vocalità melodiosa proiettata con delicatezza e proprietà di fraseggio (“
L’ho perduta”) .
William Corrò, un Antonio un po’ caratteriale, ha una buona grana vocale.
Yuliya Poleshchuk,
Tatia Jibladze sono due donne in beige e grembiule viola in rappresentanza del
Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini”, che diretto da
Simone Baiocchi canta fuori scena.
Col nuovo allestimento prodotto dalla Fondazione Teatro delle Muse si chiude il ciclo della trilogia mozartiana, curata da Pier Luigi Pizzi.