lunedì 21 febbraio 2011






S. Lorenzo in Campo (PU) - Teatro Tiberini

Una compagnia di “saltimbanchi” per il SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
(14 gen. 2011)

Di Giosetta Guerra

Le opere teatrali di Shakespeare sono tra le più rappresentate sia integralmente sia rimaneggiate e riadattate e forse le più difficili da mettere in scena sono proprio le commedie.
Il suo teatro si caratterizza per gli intrighi e per il linguaggio, i dialoghi sono così articolati che non si può perdere neanche una battuta. Si può capire, quindi, quanto sia difficile mantenere la tinta shakespeariana quando si affronta un riadattamento. Tanto più se si tratta di una commedia dalla trama così intricata e con ambienti e costumi così differenziati come Sogno di una notte di mezza estate (scritta alla fine del 1500).
Tre mondi si alternano in questo sogno: quello degli elfi e delle fate, quello degli umani e quello dei sovrani. Gli elfi sono mitici personaggi dei boschi guidati dal re Oberon, le fate sono bellissime fanciulle capeggiate dalla regina Titania; gli umani sono rappresentati da un gruppetto di operai-attori, comici improvvisati, capeggiati da Nick Bottom, che devono mettere in scena, a scopo di lucro, uno spettacolo per le nozze dei nobili Teseo ed Ippolita, che sono appunto i sovrani. In questo contesto si muovono due coppie di innamorati (Ermia-Lisandro ed Elena-Demetrio). Su tutti si libra Puck, un folletto dai molteplici aspetti, che, spremendo il succo magico del fiore vermiglio di Cupido sugli occhi delle persone addormentate, determina gli innamoramenti delle coppie e gioca anche uno scherzo a Bottom che lo fa svegliare con la testa d’asino.
Scene, costumi e luci devono contribuire a restituire la visione onirica di questo intreccio serrato, dove talvolta il sogno è più vero della realtà.

Ebbene tutti questi dettagli sono stati sorvolati dalla Compagnia teatrale La Piccionaia – I Carrara, che hanno fatto una sintesi della commedia shakespeariana Sogno di una notte di mezza estate, puntando sulla storia e non sulla caratterizzazione dei personaggi e degli ambienti.
In una scenografia minimalista i giovani attori, molto bravi nella gestualità, nella gestione del palcoscenico, nelle acrobazie quasi da saltimbanco, hanno prediletto l’aspetto giocoso della commedia, sono stati divertenti e convincenti, ma in pratica hanno rappresentato un’altra commedia, eludendo il colore, il magico, il fantastico, ma soprattutto senza la figura di Puck che è il deus-ex-machina di tutto l’intreccio.
Puck era rappresentato da una fiammella che si accendeva sulle mani di Oberon o di qualunque altro e chi non conosceva già la pièce faceva difficoltà a comprendere la storia.

Nel programma di sala sono elencati gli attori, ma, come spesso capita nei programmi di spettacoli di prosa, manca l’attribuzione dei ruoli. Ecco i nomi: Marco Artusi, Evarossella Biolo, Pierangelo Bordignon, Matteo Cremon, Serena De Blasio, Gianluigi (Igi) Meggiorin, Beatrice Niero; regia Carlo Presotto, Ketti Grunchi.

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